Capitolo 22

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CAPITOLO 22
Non faccio in tempo a girare l'angolo per dirigermi verso la mia classe che mi ritrovo faccia a faccia con Michael che mi guarda arrabbiatissimo. "Che cazzo voleva?!" Era infuriato e stava urlando. Tutti si girarono a guardarci E dato che eravamo sotto gli occhi di tutti non volevo sembrare una stupida che esegue gli ordini come un cagnolino. Così gli risposi a tono. "Che cosa vuoi tu! Ti sei già stancato anche di lei? O te ne vuoi già procurare un'altra?" Sghignazzi e urletti sorpresi si diffusero nel cortile della scuola. Tutto continuavano a parlottare: Si sono lasciati?, Cosa è successo?, Mi sono persa qualcosa?,... Lui mi guardava impietrito. Ne io ne lui sapevamo cosa dire dopo la mia risposta piena di disgusto e rancore. Così presi e mi rimisi a camminare. Ma lui mi bloccò.... e mi paralizzai solo al suo tocco. "Aspetta!" Mi afferrò per il braccio. Mi stringe forte e mi fa un po' male, ma ignoravo il dolore. "È stato un malinteso. Mi dispiace non avrei dovuto farlo..." "Risparmiati le parole ormai è fatta! E poi cosa credevi sarebbe successo? Sai che lo avrei comunque scoperto" Mi volsi e mi misi a correre per le scale centrali della scuola. "E perché!" Lo sentii urlai da di sotto. Mi voltai per ascoltarlo. Volevo sentire cosa aveva da dire dato che finora in ha detto niente. "Perché pensi di essere l'unica. Di essere speciale. Tu sei come tutte le altre non c'è differenza. E poi tranquilla posso farcela anche senza di te non sei così indispensabile per me" disse con un ghigno che anche se ho già visto molto volte è come se lo avessi visto per la prima volta quando gli sono caduta addosso. Sono sul punto di piangere così prendo scendo e gli do uno schiaffo dritto sulla faccia. Non tanto da fargli rimanere il segno ma abbastanza da sorprenderlo. "Sei solo uno stronzo". Ero così infuriata dalle sue parole. Da ciò che ha detto di me... e di noi. Che ero una come tutte le altre un "gioco". Un oggetto usa e getta. Dopotutto quei momenti che a me sono sembrati più che speciali lui mi dice questo. Non ero altro che un passatempo, ma se ora mi perde non mi avrà più. Corro su per le scale piangendo sperando in un miglioramento della giornata. Vado in classe e chiedo a Anna se possiamo scambiarci di posto per un po' di giorni se non definitamente. Lei ovviamente accetta oltre al farmi come minimo una centinaia di domande. Le dico che le risponderò dopo la scuola e lei annuisce preoccupata andandosi a sedere al mio posto. Ormai l'orario scolastico di oggi è finito e Michael, per mia fortuna, non si è presentato.

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