03. Regalo

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«Ecco, milady, sana e salva.»

Chat Noir si sbilanciò, permettendo a Marinette di atterrare sul balcone di casa sua.

Il giorno si stava spegnendo mentre Parigi brillava, e la Torre Eiffel era il sole di quella sera poco stellata.

Quando Marinette tornò a ergersi sulle proprie gambe, per poco non crollò: la pesante stanchezza di quel pomeriggio si stava facendo sentire.
Le girava la testa.
Combattere tre akumizzati di seguito era sempre spossante, soprattutto con la febbre a trentanove e con un mal di testa terrificante.
Per questo, non lasciò la presa di Chat Noir, e anzi la rinvigorì, come sostegno.

Si portò una mano sulla fronte, poi, assicuratasi che il compagno l'avrebbe tenuta in piedi con le sue braccia, si massaggiò le tempie con le dita, chiudendo gli occhi: non aveva mai provato un dolore tanto forte. Sospirò: «Grazie, Chat Noir.»

Il ragazzo, preoccupato, cercò di rendersi utile, aiutandola a entrare nella sua camera e a rimboccarsi le coperte, prendendosi cura dell'amata con infinito amore. Si stese infine di fianco a lei, reggendosi su un gomito per contemplarla, per assicurarsi che non avesse freddo: per illudersi, forse, che sarebbe stata meglio con lui al suo fianco.

Le carezzò la guancia, constatando ancora una volta quanto quella ragazza fosse stata forte prima, nella battaglia contro i tre akumizzati: nonostante le condizioni fisiche, era riuscita a risolvere tutto, come sempre.
Come solo la sua piccola Marinette sa fare.

«Chat...»
Fu solo un sussurro.
«Dimmi, milady
«Prima che tu te ne vada, devo chiederti un favore tanto tanto grande. E mi dispiace — tossì — ma è davvero importante per me. So che sei innamorato di-»
«Dimmi tutto, milady. Qualsiasi cosa, io la farò.»

Marinette si ritrovò a sorridere, e si avvicinò a lui un po' di più. Ancora non riusciva a tenere gli occhi aperti, perché i farmaci non avevano ancora fatto effetto del tutto.

«Mi dovresti consigliare un regalo di Natale per un-un-»
«Un ragazzo?»
La vide assentire, e cercando di ignorare quella sensazione pungente anche lui annuì: «Dovresti dirmi chi è questo ragazzo, sai?» Perché davvero bramava di sapere chi Marinette amasse: se lo chiedeva ormai da anni, da quando aveva scoperto chi era.
«No, gattino, non sarà la febbre a farmi delirare.»

Risero.

«Come posso consigliarti un regalo se non so quello che potrebbe piacergli, scusa?»

La ragazza tossì: «Cosa piace a te, per esempio?»

Chat Noir arrossì: «Non so...»

Marinette gli si avvicinò ancora di più, con un sorriso invitante: «Sicuro?»
Sorrise.
Ora che ci pensava, in realtà sapeva cosa avrebbe voluto per Natale, e anche per tutti i giorni dell'anno a dire il vero.

Contraccambiò lo sguardo della ragazza: «Ora che mi ci fai pensare forse sì, ci sarebbe qualcosa che mi piacerebbe davvero davvero ricevere per questo Natale...»
«Cosa?»

Le sorrise: «Un bel bacio, milady

Marinette rise: «Da parte mia?»

Speranzoso ma consapevole della giocosità della situazione, annuì con vigore: «Da chi se no?»

Marinette si accoccolò ancor di più, sonnecchiando: «Quindi dovrei regalare un bacio a quel ragazzo?»

Ancora con gli occhi chiusi, la ragazza non poté scorgere la smorfia infastidita del giovane eroe, che con immensa mestizia era combattuto tra coerenza e tornaconto personale.

Ma prima che potesse effettivamente rispondere a parole a quella che era, in realtà, una semplice provocazione, Chat Noir si ritrovò le labbra di Marinette sulle proprie.

Solo quando trovarono la forza di staccarsi il ragazzo la scrutò perplesso, in cerca di spiegazioni.

Ma Marinette semplicemente gli sorrise: «Grazie, Adrien.»

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