17. Migliore

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«Mi stai davvero chiedendo quale sia il regalo peggiore che abbia ricevuto?»
L'eroe annuì con un sorriso.

Ladybug si voltò verso di lui, ridendo divertita: «Tutti i regali sono belli.»

Lui sogghignò: «Significa che ti è piaciuta anche la rosa che ti ho regalato...»
Le fu a un palmo dal naso.

La corvina lo respinse: «Non significa nulla.»

Chat Noir si accarezzò la coda: «Se lo dici tu... comunque non hai risposto.»
«A cosa?»
«Alla mia domanda.»
«Ah, scusa, potresti ripeterla.»

Ladybug era strana in quei giorni: si dimenticava ogni cosa, anche la più importante. In quella settimana solo quella sera si era presentata per la pattuglia.
Lui voleva soltanto capire perché si comportasse così, se le fosse accaduto qualcosa.

«Ti ho chiesto qual è il regalo peggiore che hai mai ricevuto... insettina, ma cosa hai ultimamente?»
Ladybug lo guardò stupita: «Io? Niente di strano, perché?»
Esitò: «Hai la memoria più breve del solito...»

Ladybug batté i piedi e serrò i pugni: «Ehi!»

Era così buffa quando si indispettiva.
Lui alzò le mani: «È vero, non puoi negarlo.»

Allora la corvina sospirò, sconsolata: «Sono stanca.»

Chat Noir le posò una mano sulla spalla: «Se hai bisogno, puoi parl-»
«Come posso parlarti di me, Chat Noir? Della vera me? Non possiamo.»
«Ma-»
«No. Non preoccuparti, starò meglio, davvero: mi serve solo tempo.»

Si allontanò e riprese a saltare sui tetti della città, consapevole che l'eroe l'avrebbe seguita.

«Voglio aiutarti», le gridò.
«Non puoi», gli urlò di rimando.
Poi si sentì cadere, avvertendo il pavimento attaccato al petto.

«Io posso aiutarti, milady
Chat Noir era sopra di lei, sopra la sua schiena.

Si rialzarono.

«No. Non posso raccontarti i miei problemi, Chat Noir. Non possiamo conoscere le nostre identità. È troppo pericoloso.»

Chat Noir si avvicinò: «Perché? Perché dovrebbe esserlo? Non ti fidi di me?»

«Non mi fido di Parigi, di Papillon, Chat Noir.»

«Allora lasciati andare. Sii te stessa, per favore. Sarebbe il regalo migliore che potresti farmi.»

Ladybug ridacchiò: «Sarebbe il peggiore, invece. Sia per te che per me.»

Poi gli si avvicinò.
Gli posò una mano sulla guancia e con le dita gli sfiorò il viso mascherato.
Sospirò.
«Non adesso, Chat Noir. Non è ancora il momento.»

Un giorno arriverà, te lo prometto: e allora sarà il regalo più bello.

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