20. Tentazione

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Era stata una lunga giornata: le conferenze non erano mai state il suo asso nella manica.
Parlare in pubblico dei progetti dell'azienda, tuttavia, non la creava disagio. Anzi, si scopriva spesso piacevolmente divertita nel constatare quanto potere era riuscita ad acquisire, come donna, in quegli anni.

Era sera ormai, il cielo era bigio.
Era da qualche giorno che Parigi amava scherzare col freddo e col gelo.
Ma era quasi arrivata a casa.
Già si immaginava i bambini a letto, suo marito ad aspettarla come sempre, con la cena e due buoni calici di vino in tavola e la tv sul telegiornale locale.

Tornava tardi dal lavoro per poter portare i bambini a scuola la mattina.
Emma, la più grande, aveva solo cinque anni, Louis tre e Hugo due: erano ancora troppo piccoli per prendere la metropolitana da soli. Poi, anche se fossero stati più grandi, Marinette poco si sarebbe fidata.
Parigi non era più serena come una volta.

Erano passati dieci anni dalla sconfitta di Papillon, ma la sensazione di pericolo non era mai scomparsa del tutto.
Persino Emma aveva cominciato a chiedere di più su di lui, perché probabilmente a scuola qualcuno le aveva messo la pulce nell'orecchio. Marinette non le aveva mai risposto in modo esauriente: spaventare la sua bambina era l'ultima delle sue intenzioni.

A proposito di bambini... ormai era giunta al portone di casa.
Inserì il codice di apertura ed entrò.

Assicuratasi di aver richiuso la porta per bene, preferì prendere l'ascensore.
Fare le scale a quell'ora la disturbava sempre, soprattutto perché molto spesso i piedi le dolevano per i tacchi che indossava.

Giunse al terzo piano.

Le porte dell'ascensore si spalancarono e Marinette attraversò il lungo corridoio.
Si fermò.
Si lasciò scappare un sorriso divertito quando notò il disegno dei bambini sul legno della porta: c'era un gigante rosso che diceva "io non entro dal camino!".

Inserì la chiave nella serratura e la girò.
Aprì la porta.

«Mamma?»
«Mamma!»
Emma le saltò addosso.

Marinette ricambiò la stretta, sorpresa, richiudendo la porta dietro di sé.
«Amore... ma non dovevi essere già a nanna?»
La bambina scosse la testa: «Non ho sonno. E poi voglio vedere Babbo Natale! E i regali!»

A proposito di Babbo... Marinette si guardò attorno: «Dov'è papà?»

Emma abbassò lo sguardo: «Papà è in camera. Ha detto che ha mal di testa.»
Marinette la fissò, stranita: «Mal di testa?»

Si tolse velocemente il cappotto e la sciarpa.
Il tavolo non era apparecchiato.
Si preoccupò per i bambini: si chiese se fossero a letto oppure no.

«Amore, Hugo e Louis hanno mangiato? Tu?»
E intanto si fiondava nella camera dei piccoli per capire se effettivamente dormissero.
Li vide tranquilli, e se ne rasserenò.
Scoccò un bacio sulla fronte di ognuno, poi si volse verso Emma.

«Sì, mamma. Papà ha detto che la cena è da riscaldare.»
Diede un bacio anche a lei, e poi si fiondò in camera.

Non le importava della cena, avrebbe mangiato un'altra volta.
Quando vide la sagoma distesa di suo marito, le si strinse il cuore.

Gli si avvicinò cercando di non fare alcun rumore, perché non voleva disturbarlo.
Gattonò sul letto, poi si distese vicino a lui, sfiorandogli il collo con il naso. Questo doveva essere ancora un po' freddo, perché Adrien parve rabbrividire.
«Scusa amore...»

Adrien si voltò con tutto il corpo e l'abbracciò interamente: appoggiò la faccia sul petto e si beò del profumo familiare della persona che amava.
Teneva gli occhi chiusi.

Marinette gli carezzò i capelli, stringendolo a sé a sua volta.
Gli baciò la fronte e le tempie.
«Amore, hai preso qualche medicina?»
La sua voce era un sussurro.

Il biondo annuì, sbadigliando e bofonchiando: «È stata una giornata molto impegnativa. Domani ti racconterò tutto. Mi dispiace se non-»
Ma Marinette lo interruppe con un dito sulle labbra: «Non ti preoccupare, amore. Piuttosto, dimmi come posso aiutarti adesso. Ti porto qualcosa da mangiare, se vuoi.»
Adrien sorrise, ma scosse la testa. Non se la sentiva di mangiare. Probabilmente il suo disturbo era un principio di influenza.
«Forse hai la febbre... vado a prenderti il termometro.»
Adrien annuì: «È in camera dei bambini.»
Marinette lo baciò un'ultima volta, poi si alzò.

Passò dal soggiorno, ma vide qualcosa di molto strano.

C'era Emma con un pezzo di carta argentata tra le mani: aveva uno sguardo troppo colpevole per passare inosservata.

Marinette le si avvicinò.
La scrutò.
Poi, intuendo il misfatto, si portò una mano sulla fronte.

Quella piccola peste non era riuscita a resistere alla tentazione di aprire i regali.

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