12. Bufera

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Il bianco ricopriva le luci dei lampioni quella sera, mentre il gelo soffiava sulla schiena di case ombrate dalla notte.
I vicoli erano incredibilmente scuri, seppur innevati, e le strade un deserto freddo.
Due figure correvano, mano nella mano, per quelle vie.
Ridevano, a tratti rabbrividivano, un po' per il freddo un po' per il calore dell'amore che provavano l'una per l'altro.
Rallentarono solo quando, all'ombra della notte, trovarono rifugio addossati a un muro di un vicolo cieco.

«Perché?»
Marinette era premuta al suo petto.
Ansimavano.
Ridevano.
«Perché cosa?»
Adrien le si fece più vicino, con un sorriso sghembo sulle labbra. Le sfiorò una guancia.
«Perché non mi ami, amore mio?»
Ma Marinette non poté che ridere ancora più forte, complice l'irrazionalità del vino che poco prima insieme avevano bevuto.

«Perché ridi?»

Gli si avvicinò. Gli sfiorò le labbra.
«Perché sei uno sciocco, amore mio... sei solo uno sciocco.» E quanto le sarebbe piaciuto cedere al richiamo dolce della cruda passione, alla perfetta commistione di suoni e di gemiti che ne sarebbe uscita se solo lei avesse... ma non poteva.
Era ancora troppo pericoloso.

Si allontanò da lui. Abbassò lo sguardo.
Aveva smesso di ridere, ormai. E lui con lei.
Adrien cercò di stringerla ancora.

«Voglio amarti, amore mio. È da troppo tempo ch-»
«Non possiamo, Adrien. È pericoloso per entrambi, te l'ho già spiegato.»
«Sì, ma-»
«Ma adesso dobbiamo tornare a casa. Si sta facendo tardi, e poi il tempo sta peggiorando.»

Ma Adrien proprio non riusciva a capirla.
Come faceva a resistere a quel sentimento? Non lo amava così tanto? Che provassero un amore diverso? Perché lui proprio non riusciva più a vivere con quel peso nel cuore: voleva amarla, solo amarla. Voleva toccarla, sfiorarla, e ritoccarla ancora, fino alla totale perdizione, fino all'infinita conoscenza di ogni suo singolo particolare e dettaglio.
Voleva amarla, solo amarla.

«Non ce la faccio più.»
«Sei stanco?»
«No, sto facendo molta fatica però.»
«Tu sai cosa provo per te, Adrien...»
«Lo so, ma mi sembra che a te non cambi poi molto.»
«Ti sbagli.»
Adrien le rivolse uno sguardo accigliato: «Non credo.»
Marinette strinse gli occhi: «Ti sbagli. Ti amo anch'io, nello stesso identico modo in cui mi ami tu. Ma non è ancora il momento giusto: dobbiamo aspettare.»
«E quanto ancora dobbiamo aspettare? Altri cinque anni?»
Marinette sorrise. Si mise le mani in tasca.
Sentiva il freddo.
Poi si guardò attorno.
«Fino a che la bufera non sarà finita.»
Poi gli si avvicinò. Gli carezzò le labbra con la lingua.
Gli sorrise.
E se ne andò, mentre la bufera si preparava a sconvolgere una Parigi oscurata dalla neve invernale.

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