22. Calore

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«Tutto bene, Adrien?»
«S-sì...»

Era da qualche tempo che non riusciva a starle vicino.

Non riusciva a sfiorarla, né persino a pensare di poterlo fare.

Non riusciva a non immaginarsi altre situazioni, meno caste forse, che dovevano riguardare solo lei.

Plagg lo prendeva spesso in giro — "gatto in calore che non sei altro!" — ma ormai poco gli importava.
Non era appetito sessuale.
Aveva diciannove anni ma non era una bestia indomita e vogliosa di soddisfare i propri istinti in modo brutale.
Lui non aveva fretta.
Sentiva solo una sensazione strana quando stava con lei.

«Stai diventando inquietante, amico.»
«Eh?»

Gli capitava costantemente di non lasciarla con gli occhi neanche per un istante. Odiava ammetterlo, ma forse quelle non erano più — e forse non lo erano mai state — semplici occhiate amichevoli.
Gli capitava, poi, di non riuscire a ignorare il continuo brusio che le sue compagne in classe, dietro di lui, producevano: parlavano di Luka, sempre.
E lui stringeva i denti perché i pugni non sarebbero stati in grado di celare i sentimenti, le sensazioni contrastanti che provava.

«Luka?»
«Sì, Marinette. Andiamo, ragazza. Non puoi mentirmi: tra voi due c'è qualcosa!»
«Ma che dici, Alya!»

Pensare a lei era divenuto ingestibile.
Diede la colpa agli ormoni, all'adolescenza ormai inoltrata, persino a lei e al suo corpo attraente e sempre più sinuoso.
Ma era attratto solo dal suo corpo?
No, era attratto proprio da lei.
Dalla sua anima.
E più ne prendeva atto, più cercava di nascondersi dietro all'evidenza.

«Mi sto preoccupando.»
«Perché?»
«Perché sei sempre più strano, Chat Noir.»
«Ma non è nulla, Ladybug, non preoccuparti.»
«Mh... va bene.»

Dubitare dell'amore verso Ladybug era deplorevole per lui: voleva smettere subito, ritornare sulla retta via, quella che l'avrebbe ricondotto a lei.

Ma lui non desiderava più Ladybug come un tempo.

«Mi ricordi me, ragazzo.»
«Mh?»
«Sembri me quando voglio del camembert.»

Lui però voleva Marinette.
Ma perché Marinette?

Non si può chiedere ciò che non si può sapere.

Ma non era semplice attrazione fisica.

«Adrien?»
«Mh, sì?»
«Che hai? Sei strano ultimamente.»
«Mh, no, niente, Marinette. Forse... forse è solo stanchezza.»
«Oh, capisco... be', posso fare qualcosa per te?»
«No, non preoccuparti...»
Stringimi.
«Sicuro?»
No.
«Sì. Ti ringrazio.»
«Va bene, però mi raccomando: se hai bisogno di qualcosa, io sono qui.»

Sì, aveva bisogno di qualcosa.

«Aspetta, Marinette.»
«Dimmi.»
«Domani ci sarà un servizio fotografico. Ci verresti? Sarebbe un'ottima occasione per passare un po' di tempo insieme.»
«Mh, sì, credo che per domani vada bene. Grazie... ma sei sicuro che non possa fare niente per te?»
Amami almeno tu.
«Tranquilla, davvero. Allora ti aspetto davanti alla scuola domani.»
«Va bene. Allora a domani.»
«A domani.»

Di qualcosa aveva estrema urgenza, ne stava prendendo consapevolezza.

Lui aveva bisogno di calore.
Sì, del suo calore.

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