Ho bisogno di te

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Lily bevve tutto d'un fiato il bicchiere d'acqua. Aveva fatto un sogno assurdo: era il matrimonio di Petunia e lei arrivava lì per farle gli auguri ma quando vedeva lo sposo, non vedeva Vernon Dursley ma James Potter e non si sa come quello diveniva il suo matrimonio e ricordava distintamente che prima di svegliarsi Petunia le gridava di smetterla di essere anormale.

Scosse la testa guardando fuori dalla finestra: stava albeggiando.

Ritornò a pensare a Petunia... doveva davvero non andare al suo matrimonio, o era solo una prova? Per la prima volta in vita sua si disse che aveva bisogno di una risata, aveva bisogno di una parola gentile, di qualcosa che la distraesse da tutto quello, per la prima volta in vita sua si disse che aveva bisogno di James Potter.

♦♦♦

"Hai preso tutto?" James lo guardò salire in sella alla moto nera

"Jamie, non fare la mammina, ti prego... metti i brividi..." sorrise il ragazzo, aggiustandosi il colletto della giacca in pelle di drago e mettendosi i guanti. "Saluta tua madre quando si sveglia..." sorrise

"Lo farò..." gli sorrise James.

Potter osservò l'amico decollare in sella alla sua moto e allontanarsi nel cielo dell'alba, rabbrividendo nell'aria gelida rientrò.

Erano passate quasi quattro ore, doveva essere anche un po' in ritardo... ma in quel momento si disse solo che doveva prendersi un paio di occhialoni per il ritorno. Atterrò sulla stradina sterrata, infilando elegantemente il cancello. Vide chiaramente le figure di Walburga Black e di Cygnus Black fissarlo, sorrise. Fermò la moto davanti al'ingresso. La casa di zio Alphard non era né una casa né una reggia. Posta fuori la cittadina di Mersea Ovest, sull'omonima isola, la casa era semplicemente un comodo cottage. Abbastanza grande per contenere comodamente una famiglia di quattro persone comuni o una sola persona nobile.

Sirius scese scuotendo i capelli, piccoli cristalli di ghiaccio volarono in tutte le direzioni. Vide chiaramente sua madre storcere il naso, ridacchiò in se. Fece un cenno con la mano a mo' di saluto e fu ben lieto di notare che né la madre né lo zio lo avessero degnato di uno sguardo.

"SIRIUS!!!" una voce squillante lo fece voltare, una bambina dai capelli di un nero talmente scuro da sembrare blu, un nero che non sembrava per nulla naturale lo stava raggiungendo di corsa. La madre camminava tranquillamente dietro di lei. Sirius sorrise riconoscendola.

"Nymphadora... sta attenta o rischierai di..." Andromeda Black in Tonks non finì nemmeno la frase che la bambina inciampò, cadendo rovinosamente a terra. Andromeda fece di corsa il tratto che la separava dalla figlioletta tirandola in piedi. La bambina tratteneva le lacrime ma i suoi capelli aveva preso una colorazione tra il blu e il viola.

"Sempre un piccolo terremoto eh?" sorrise Sirius avvicinandosi.

"Ma guarda come ti sei ridotta..." sospirò la madre, togliendole la polvere di dosso.

"Mamma...il naso..." piagnucolò la bambina. Andromeda guardò il volto della piccola sospirando. "Quando imparerai a mettere le mani avanti quando cadi?" le chiese con dolcezza mentre con un colpo di bacchetta faceva sparire i graffi sul nasino della figlia.

"Ciao peste..." la salutò Sirius, la bambina gli saltò al collo urlando "SIRIUS!!!"

Andromeda sorrise guardando verso la veranda, era certa di vedere una vena pulsare sulla fronte di suo padre.

"Ted dove l'hai lasciato?" chiese Sirius mentre si avvicinavano al cottage.

"Il più lontano possibile da mio padre..." rispose lei prendendo in braccio la figlia. Quando raggiunsero la veranda i due nobili li fissarono con sufficienza.

Salvi per l'ultima voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora