Sentimenti

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Era il 27 dicembre, a Godric's Hallow Sirius aveva preso coraggio e aveva chiesto ad una sbalordita signora Potter come preparare la cena di capodanno per lui e i suoi amici. James li guardava affaccendarsi attorno ai fornelli, una rivista di Quidditch in mano, svogliato.

Remus aveva mandato una lettera quella mattina in cui diceva che andava tutto bene e che sarebbe arrivato a Mersea il pomeriggio presto del 31, non sentendosi ancora in forma aveva deciso di prendere il Nottetempo fino a Liverpool per trovarsi con Peter e da lì di nuovo con il pullman magico verso casa di Sirius. Peter era stato entusiasta all'idea, James si chiedeva se l'amico fosse felice di stare lontano da suo padre... Lui avrebbe dato tutto l'oro del mondo per riavere il suo in quella casa.

"Ma zia, sei sicura che non vuoi accodarti a noi? Mi sa che qualcosa di commestibile non lo cucinerò mai..." disse Sirius sconsolato...

"No... lascio voi giovani a divertirvi... e comunque ho un impegno per Capodanno..." disse sorridendo.

"Impegno?" chiese James riemergendo dal torpore.

"Si, alcuni dei vecchi amici miei e di tuo padre hanno pensato che da sola potessi deprimermi e allora hanno organizzato una festicciola... diciamo una rimpatriata degli anni che furono. Siamo praticamente tutta la torre di Grifondoro del '44..." sorrise

"Sicura di volerci andare?" chiese il ragazzo, sapeva quanto sua madre odiasse certe cose.

"Si, non preoccuparti!" disse forse troppo velocemente, James era sicuro che non volesse rimanere in casa da sola in un giorno di festa, era più difficile, quando si aveva qualcosa da festeggiare, non pensare che suo padre non c'era più.

In quel momento qualcuno bussò alla porta. Dorea andò ad aprire.

"Chi credi sia?" chiese Sirius guardando l'amico.

"Non ne ho idea..." sbuffò l'altro.

La signora Potter riapparve in cucina.

"Sirius, puoi andare in salotto, c'è una persona che vuole parlarti..."

Quando arrivò in salotto Sirius restò senza parole. Felicia Icecrow era in piedi al centro della stanza guardandosi attorno con aria dispersa. I capelli ramati erano sciolti, Sirius ricordava di non averglieli mai visti sciolti, ma quello che lo colpì era l'aria un po' malata che aveva. Era pallida e aveva gli occhi gonfi come se avesse pianto per molto tempo.

"Sirius..." singhiozzò abbracciandolo. Il ragazzo si preoccupò davvero, nonostante fosse molto meno gelida di sua madre, la signora Icecrow aveva sempre mantenuto un contegno dignitoso, non l'aveva mai vista piangere, era sempre stata come una canna che anche se in balia del vento continuava a stare ritta, ma in quel momento gli sembrava solamente un foglia pronta a cadere.

"Signora è... è successo qualcosa?" Sirius non si stupì di sentir tremare la sua voce. Non poteva essere successo qualcosa alla sua "piccola", non quando le cose stavano cominciando ad andare bene.

"Astoria... Astoria è scappata, Sirius..." e il ragazzo capì il senso della pesantissima sacca della ragazza, il fatto che avesse pianto stretta a lui e che fosse arrivata a Mersea a piedi. "Ho provato ad aspettare..." continuò la donna "non l'avevo mai vista così arrabbiata con Algol... speravo bastassero un paio di giorni, ma adesso... ho paura, Sirius.... Se le è successo qualcosa? Io non l'ho nemmeno consolata... Sirius, ti prego dimmi che l'hai vista e che sai che sta bene..." singhiozzò ancora la donna.

"L'ho vista, è venuta a cercarmi, è rimasta da me a Mersea una notte, poi l'ho accompagnata da una amica..." Sirius era sicuro che in quel momento la donna stesse cercando di capire se avesse allungato le mani su sua figlia oppure no, si sentì a disagio "credo stia bene... ma mi dica... che è successo, Astoria ha sempre adorato suo padre, non credo che..."

Salvi per l'ultima voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora