Louis' pov
Avete presente quando state via per tanto tempo, sentendo la mancanza di casa, e poi quando ci ritornate vi sentite entusiasti ed emozionati? Perfetto, quella era la sensazione che stavo provando in quel momento, con le labbra di Harry che si muovevano contro le mie, con dolcezza e così tanta delicatezza da farmi venire i brividi per tutto il corpo.
Era lì che capii di essere tornato a casa, quando ero fra le sue braccia e le sue labbra erano sulle mie, facendomi capire l'amore che provava per me con i gesti e non più con le sole parole.
Mi sentivo finalmente vivo, di nuovo, dopo quel momento magico che ci fu per qualche minuto.
Nessun tocco di più o un altro di meno, solo le sue labbra sulle mie e le sue mani sui miei fianchi per tenermi stretto a sé.
Ormai ero così eccitato, emozionato ed estasiato che mi lasciai prendere dalla foga del momento, portando le mie braccia al suo collo, spingendolo verso di me.
Le mie mani erano tra i suoi capelli lunghi, scompigliandoli con le mie lunghe dita affusolate.
Le sue mani invece giocavano sui miei fianchi, creando dei cerchi immaginari che mi fecero rilassare ancor di più.
Quel contatto frenetico, frizzante, dal primo sfiorarsi di labbra che era, piano piano, diventato una danza di lingue, che si inseguivano e si sfioravano con dolcezza ma nel contempo con desiderio.
E lì ci fu la svolta, uno strattone.
Sentii i miei capelli essere tirati violentemente da una figura che non era nel mio campo visivo. Aprii gli occhi di scatto vedendo Harry allontanarsi velocemente da me per lo spavento che colpì anche lui.
"Che diavolo fai?" mi girai di spalle trovandomi Danielle con uno sguardo piuttosto arrabbiato e spazientito. Dovevo ammettere che era davvero buffa con quella faccia da finta arrabbiata.
Aveva le sopracciglia aggrottate, rivelando le rughe d'espressione sulla sua fronte. Le sue mani erano sui fianchi abbastanza delineati. Era un broncio quello formatosi sul suo viso e il suo tacco batteva nervosamente a terra, risuonando per tutto il palazzo, rompendo il silenzio.
Le scoppiai a ridere in faccia e la sua espressione non cambiò per niente, anzi fu più arrabbiata di prima.
"Ma che diavolo, Louis! Dovevate parlare non pomiciare tranquillamente come se foste in camera vostra, vi ricordo che da un momento all'altro sarebbe potuto entrare qualcuno e vi avrebbe visto. Siete stati fortunati che ero io e non vostro padre, o ancora peggio il Governatore." assunsi un'espressione seria ascoltando le sue parole, dandole ragione.
Effettivamente non aveva tutti i torti, se fosse entrato qualcuno proprio mentre ci stavamo baciando sarebbe successo un bel putiferio.
"Mi dispiace, Danielle." sospirai e lei sorrise, addolcendosi mentre rilassò i muscoli del viso.
"Però potevi fare più piano!" sbottai e sia lei che Harry scoppiarono in una fragorosa risata del tutto genuina. Mi grattai il retro del collo e iniziai a ridere anch'io insieme a loro.
Harry si avvicinò di nuovo, lasciandomi un bacio sulla guancia e prendendomi la mano, accarezzandone il dorso.
"Dovresti andare da tua madre." sussurrò Harry ed io annuii, tirando la mano per scioglierla dalla sua.
"Mi dispiace, stasera ti racconto." sorrisi un po' triste per la reazione che ebbe Harry quando afferrai la mano di Danielle, correndo verso le scale al centro della sala, seguito a fatica da lei.
Arrivai al piano di sopra ed attraversai il lungo corridoio, notando che non era cambiato nulla negli ultimi tre anni. I quadri erano sempre gli stessi, ce n'era qualcuno in più dei miei fratellini più piccoli, Doris ed Ernest, che erano cresciuti tantissimo. Rallentai il passo e toccai la parete rivestita dal parato classico, color bordeaux con la stampa di alcuni gigli dorati, e mi ci soffermai. Notai un buco, nel parato, e ci portai il dito sopra, toccandolo ed effettivamente non mi ero sbagliato, c'era sul serio un buco. Scossi la testa e guardai le colonne portanti che c'erano ai lati di ogni porta, solo ed esclusivamente per un fatto di estetica perché esse non servivano a granché.
Mi ritrovai in fretta davanti la porta, quella porta, di legno d'abete, contornata da alcuni dettagli dorati.
Con un po' di esitazione alzai la mano a mezz'aria, con l'intenzione di bussare, ma mi bloccai subito.
Danielle, che era appena arrivata al mio fianco, riprese fiato e mi mise una mano sulla schiena, strofinandola cercando di tranquillizzarmi.
Presi un profondo respiro, che rilasciai subito dopo, e mi accinsi a battere le nocche sulla superficie di legno.
"Avanti." udii e senza pensarci due porte afferrai la maniglia, anch'essa dorata, abbassandola, entrando cautamente nella stanza.
La vidi. La donna che mi aveva messo al mondo era seduta su una poltrona rivestita in pelle in un angolo della stanza, con gli occhiali sul naso ed un libro fra le mani.
"Madre." dissi solamente e il suo sguardo finì subito su di me, concentrandosi e dando tutta la sua attenzione a me. Si sfilò gli occhiali e chiuse il libro, appoggiandolo sul bracciolo della poltrona, dalla quale si era appena alzata.
Le andai incontro, aprendo le braccia, e strinsi il suo corpo, soffocandola in un abbraccio.
"Mi sei mancato, figlio mio." sorrise lei con voce rotta dall'emozione di rivedermi e si staccò da me.
"Sei sempre lo stesso, forse con qualche capello in meno." mi canzonò scherzosamente ed io risi, seguito da Danielle che si trovava ancora sull'uscio della porta.
"Vieni, entra." la invitai e lei mi sorrise. Le porsi la mia mano che fu prontamente afferrata dalla sua.
"Madre, vi presento Danielle. Danielle, ti presento mia madre." le presentai e mia madre si avvicinò alla ragazza, dandole un bacio su entrambe le guance.
"È un piacere conoscervi, Danielle." sorrise mia madre seguita da Danielle.
"Il piacere è tutto mio, signora Tomlinson. Però vi prego, datemi del tu, odio le formalità." disse la ragazza e mia madre ridacchiò, annuendo divertita dal comportamento di Danielle.
"E tu chiamami Jay, così saremo pari." le fece l'occhiolino con un sorriso e Danielle annuì.
"Bene! Ora che ci siamo presentati, possiamo andare in sala da pranzo a fare colazione? Avrei un certo languorino." annunciai sentendo il mio stomaco brontolare e mi ci portai su la mano.
"Sei sempre il solito, figliolo!" commentò mia madre ed io risi, seguito da entrambe le donne che si trovavano con me nella stanza.
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1864 | l.s. |
FanfictionLouis William Tomlinson e Harold Edward Styles. Due ragazzi che avevano paura, paura di amarsi, paura di essere scoperti nel farlo. Louis era il generale dell'esercito Britannico. Harry era figlio di una famiglia borghese, era influente quanto qu...