Louis' pov
Mi svegliai con il rumore di un tonfo molto forte.Alzai il capo e mi resi conto di essermi addormentato sulla scrivania nella mia camera, con la testa appoggiata al diario aperto e con la penna fra l'indice e il medio nella mano destra.
Nell'altra mano stringevo la superficie lignea della scrivania graffiata. Dovevo aver fatto un sogno davvero brusco, anche perché al mio risveglio non c'era niente fuori posto.
Guardai il diario sotto di me e notai, oltre alla pagina sinistra completamente piena di parole, semplicemente tre parole scritte con una calligrafia sulla pagina destra che sembrava completamente diversa dalla mia.
"È un avvertimento"
In un primo momento non capii il perché di quelle parole, ma poi sentii un altro tonfo e mi affacciai dalla piccola finestra presente alla mia sinistra.
C'erano molte persone. Chi con delle fiaccole, chi con i forconi, cartelloni e molto altro.
Era una vera e proprio rivolta, una protesta. Tutte le case in quella strada erano abitate da persone nobili e ricche, di alto rango. Difatti tutti gli abitanti sbattevano le mani contro le sbarre dei cancelli che delimitavano l'accesso alle varie proprietà.
Notai un uomo, seguito da tre agenti, con in braccio un ragazzo dai capelli corti avvolto in un telo di cotone, si vedeva solo il suo viso. Non riuscivo a capire la sua identità perché era abbastanza lontano e c'era molta gente che intralciava il passaggio.
Il ragazzo sembrava senza vita, ma probabilmente non era così. Era semplicemente svenuto o chissà.
Ma poi aprì gli occhi e lo riconobbi, occhi color verde smeraldo che brillavano da lontano e cercavano i miei tra la folla: era Harry.
Aveva i capelli corti e aveva dei lividi e graffi in viso, non osavo immaginare cosa gli avessero fatto.
Chiusi di fretta la finestra ed aprii la porta, correndo fuori dalla mia stanza e cercando di scendere il più in fretta possibile. Scendevo i gradini tre alla volta, chissà come non caddi, forse benedizione divina.
Mi ritrovai davanti al portone e lo spalancai subito, ritrovandomi l'uomo, doveva essere un agente in borghese, che sbatteva la mano contro le sbarre dell'enorme cancello in ferro battuto davanti il vialetto.
"Harry!" urlai a squarciagola in modo che potesse sentirmi ma niente, si guardava intorno tra le braccia dell'agente, evidentemente confuso.
"Agente, cosa vi porta qui?" gli chiesi dopo aver guardato attentamente Harry tra le sue braccia che sembrava spaesato. Era praticamente in un altro mondo, non osavo immaginare cosa gli avesse fatto quell'orribile mostro.
"Questo ragazzo, Harry Styles, ha detto solo due parole quando siamo andati a prenderlo in un garage fuori città e sono state: Louis Tomlinson. Questo ragazzo vi chiamava, signor Tomlinson e l'abbiamo portato da voi. Non è affatto in buone condizioni.
L'abbiamo trovato seminudo, legato ad un tavolo, con dei profondi tagli sulla schiena, segni di frustrate ed anche segni di bruciature. Qualcuno gli aveva spento delle sigarette addosso probabilmente." annunciò mentre Harry sembrava ancora rintontito.Lo guardai attentamente mentre le parole dell'uomo continuavano a rimbombarmi nella testa, concentrandomi sugli occhi del mio amato che erano così spenti e tristi.
Rimasi sconcertato da quelle affermazioni ed i miei occhi diventarono lucidi. Sentì le lacrime spingere per uscire ma cercai di trattenermi ed iniziai a mordicchiarmi la pelle sulle dita intorno alle unghie.
I suoi amati capelli lunghi erano stati tagliati brutalmente. Era la cosa che amava di più, ci erano voluto anni per farli crescere così tanto. Certo, erano pur sempre capelli, ma infondo sapevo che lui ci teneva così tanto.
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1864 | l.s. |
FanfictionLouis William Tomlinson e Harold Edward Styles. Due ragazzi che avevano paura, paura di amarsi, paura di essere scoperti nel farlo. Louis era il generale dell'esercito Britannico. Harry era figlio di una famiglia borghese, era influente quanto qu...