Londra, 7 Giugno 1864
Louis' pov
Era il 7 Giugno 1864.
Erano passati due giorni dall'incontro con Maxwell e dalle sue minacce di morte.
Erano passati troppi giorni da quando Harry era stato sequestrato da quel mostro, ormai avevo anche perso il conto.Il pensiero che Maxwell avesse potuto potuto fargli qualcosa mi faceva salire l'angoscia e sentivo il mio cuore battere sempre più forte e pompare sempre più sangue nelle mie vene.
Non riuscivo a pensare a nient'altro se non ad Harry. Era il mio pensiero fisso. Non c'era altro nella mia mente oltre a lui.
In realtà c'erano altri pensieri nella mia mente, ce n'erano eccome, ma non riuscivo a concentrarmi su altro.
Mi alzai dalla superficie calda ed estremamente morbida del letto, con non molta voglia. Posai gli occhi sulla scrivania che si trovava proprio davanti a me, in legno di rovere scuro. Lentamente appoggiai la mia mano contro la superficie liscia del legno lavorato, ricordando i momenti passati seduto davanti a quella scrivania.
Trovai dei segni, quasi del tutto impercettibili, il legno era lievemente scheggiato agli angoli. Non lo ricordavo affatto.
La casa era cambiata abbastanza dopo anni della mia assenza, eppure sentivo sempre la solita aria di "casa".
Afferrai il mio diario, situato all'angolo della scrivania contro il muro, e lo sfogliai lentamente. L'odore delle pagine vecchie e polverose penetrò nelle mie narici.
L'inchiostro della penna era sempre più sbiadito di pagina in pagina.
Era passato molto tempo da quando non aprivo quel diario, in cui erano scritte cose troppo importanti ed anche da dimenticare. Forse troppe cose da dimenticare.
Nessuno ha un bel passato, ma il mio... Era tutt'altra storia.
Lessi le righe dell'ultima pagina del diario. La data era la seguente: 7 Novembre 1861.
Avevo ventiquattro anni. Come volava il tempo. Come era strano che i ricordi si facessero spazio così velocemente nella mia mente. Pensavo di aver dimenticato tutto, ma purtroppo mi sbagliavo. Certe cose non si possono dimenticare. Il passato non si può dimenticare.
Girai la pagina, dall'altro lato era ingiallita ma senza inchiostro, senza i segni della penna.
Volevo scrivere qualcosa, qualcosa che sarebbe rimasto inciso nella mia vita per sempre.
Volevo scrivere la mia confessione, i reati che avevo commesso e i peccati che mi portavo sulle spalle da qualche anno a quella parte, dai quali avevo cercato di scappare quando mi arruolai. Ma purtroppo non era così. Non si può dimenticare la prima volta che ti sei macchiato le mani di sangue, specialmente se si tratta di persone a cui i tuoi cari tenevano.
Quella storia doveva essere un segreto, dovevo portarmela nella tomba, ma avevo l'anima troppo pesante. Mi chiedeva pietà. Dovevo svuotarmi, alleggerire quel peso, quale metodo migliore se non trascrivere tutto su carta?
Harry's pov
"Vi prego, basta. Abbiate pietà..." sussurrai mentre le lacrime scorrevano senza fine sulle mie guance.Avevo la voce impastata completamente dal dolore.
Dolore fisico e dolore morale.
Non sapevo descrivere quale dei due fosse stato il peggiore, perché non ce n'era uno peggiore. Faceva tutto talmente male che non riuscivo più a distinguerli. Si era mischiato. Era diventato dolore e basta.
Quell'uomo mi stava torturando senza alcuna pietà e pudore. Ecco perché provavo dolore.
Louis era lontano da me senza sapere dove fossi. Ecco perché provavo dolore.
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1864 | l.s. |
FanfictionLouis William Tomlinson e Harold Edward Styles. Due ragazzi che avevano paura, paura di amarsi, paura di essere scoperti nel farlo. Louis era il generale dell'esercito Britannico. Harry era figlio di una famiglia borghese, era influente quanto qu...