6.1 La sala degli specchi

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È sera tardi, sono circa le undici e tre quarti. È stata una giornata stressante e aspetto solo di riposare un po', ma mi ricordo che se mi addormentassi non sarei molto tranquilla quindi mi sdraio sul divano e rimango nel dormiveglia come in uno stato di trance di fronte alla tv accesa, c'è un programma sulle persone che fanno la spesa gratis con i coupon (non c'era nulla che mi piacesse a quell'orario di solito). Ascolto il rumore copioso della pioggia che viene da fuori, pensando che io sono al caldo e all'asciutto, continuo rilassata  la mia fase di semi-sonno.

Ad un certo punto sento i passi pesanti e strascinati tipici di mio padre.

-Perché sei ancora alzata? Domani c'è scuola.-

-Non sono stanca.-

Come sono bugiarda, il mondo onirico mi chiama con tanta insistenza, ho solo paura che tutto si trasformi in un incubo di nuovo. Non si può fuggire per sempre però, così vado nella mia stanza, mi metto nel mio letto e chiudo i miei stremati occhi.

Li riapro subito dopo e vengo abbagliata da una luce talmente forte che non riesco a tenerli aperti, li stropiccio più volte e finalmente riesco a vedere dove mi trovo. Sono in una sala colma di specchi, sul pavimento ce n'è un unico grande, alle pareti sono appesi ciascuno distanziato da una finestra che tocca il pavimento; sono circondati da enormi cornici dorate formate da tante volute che si intrecciano fra loro come in un eterna lotta intorno alla superficie riflettente. Il soffitto a volta è maestoso, ma privo di decorazioni è solo di un bianco asettico che rafforza la luce che entra dalle finestre. Noto di fronte a me che c'è una porta, sembra molto lontana così inizio a camminare per raggiungerla, tuttavia non si avvicina neanche un po' e rimane immobile, quindi comincio a correre, ma è inutile rimango sempre ferma nello stesso punto. Inizio a guardarmi attorno in cerca di una via d'uscita, sento come un bisbiglio. Mi volto e trovo un mio riflesso sussurrare a quello dello specchio acconto; li osservo stupita e improvvisamente uno di loro rivolgendosi a me dice:

- Cosa ci fai qui Val? Non dovresti pensare a te stessa invece che a un mondo che non ti riguarda nemmeno?-

Sono ancora più confusa e spaventata. Poi mi giro alla mia destra perché sento che qualcuno mi chiama ed è un altro riflesso...

- Val! Non pensi che ti stai mettendo in pericolo? Non conosci Omifaso, non sai cosa è disposto a fare per ottenere ciò che vuole...-

-... Giusto non impiegherebbe nulla ad eliminare te o chi ti è più caro.-

Prosegue un altro.

-Che cosa volete da me?-

Gli chiedo ad alta voce.

- Noi niente, vogliamo solo che tu ci ascolti e capisca la follia che stai commettendo.-

In effetti tutte le cose che avevano detto paiono vere ed io incomincio ad essere intimorita da questa sala surreale.

-Allora pur se fosse vero io non posso farci nulla...-

- Ti sei mai chiesta perché proprio tu?-

Più gli specchi mi inquietano e più mi sembra che la stanza si incupisca, che la porta si allontani e che le loro voci si facciano sempre più forti e graffianti.

-Guardatela non sa neanche perché è qui.-

Dice ridendo un riflesso fra i tanti.

-Basta, Basta!! Smettetela non voglio sentire un'altra delle vostre sciocchezze!-

-Lo sai anche tu che non sono delle sciocchezze, ma la verità.-

La testa incomincia a farmi male, non so dove scappare, dove nascondermi: sono sola con me stessa e non riesco a reggere il confronto. La mente è così confusa che vedo tutto sfocato, cado sul gelido specchio; le mie lacrime cadono sul pavimento lasciando delle macchie scure. Mentre sono sil pavimento a piangere ricordo cosa che mi aveva detto Karol la notte del pigiama party, che mi sarebbe stata vicina per aiutarmi a risolvere questa situazione nonostante tutto. Quando mi riguardo intorno vedo che alcuni specchi ora riflettono la mia normale immagine, perciò capisco:

-È inutile fuggire da me stessa, dalle mie paure, i miei cari mi vogliono bene e farò l' impossibile per proteggerli, non solo loro... io proteggo anche la gente del regno dei sogni perché loro credono in me, si fidano di me, sanno che li salverò, l' hanno sempre saputo fin dall'inizio dei miei incubi reali e hanno sempre cercato di dirmelo.-

Finito di parlare mi ritrovo di fronte alla porta. Afferro la maniglia color oro, la abbasso e apro la porta. Davanti a me c'è Erika con un enorme sorriso accompagnata da Sir Levantes.

Subito dopo avermi visto la principessa mi abbraccia esclamando:

-Sono così orgogliosa di te, sapevo che ce l'avresti fatta a superare le tue paure.-

-Questa era un'altra prova?-

-Più o meno vedi volevo farti capire quanto sei coraggiosa e dimostrarti che anche i tuoi cari sarebbero con te in questo percorso visto che mancano solo due notti al plenilunio.-

Sorrido ad Erika, però non posso fare a meno di domandarle:

-Come mai avete scelto proprio me per questa missione?-

-Sapevo che me l'avresti chiesto, raggiungimi più tardi nella biblioteca e ti spiegherò tutto. Ora riposati un po' hai vissuto emozioni forti.-

-Ok grazie.-

Mi volto un istante ed Erika è scomparsa. Ha una gran gioia di vivere quella ragazza, sebbene la vita le abbia tolto tanto, non ha più una famiglia e da sola deve governare e fronteggiare Omifaso, deve avere una gran forza d'animo.

-Comunque Sir Levantes grazie per l' allenamento di oggi nella vita reale, beh è un po' strano da dire...-

-Val di cosa parla? Io non posso lasciare il regno di mezzo, se lo facessi le nostre forze armate non avrebbero più un comandante.-

- Cosa?!? Ma io ero sicura che fosse lei!-

-Vado ad informare Erika, lei faccia un giro per il Castello e non pensi a queste controversie. Non sarà nulla di grave.-

Il tono rassicurante del mio allenatore era molto falso e si comprendeva facilmente che anch'egli era preoccupato quanto me. Decido lo stesso di girare per il Castello sperando che poi in biblioteca mi avrebbero saputo dare una spiegazione.

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