9.3 La battaglia finale

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Sto salendo di fretta gli scalini del cunicolo che mi porterà nella sala del trono. L'ansia è alle stelle, non riesco neanche a deglutire poiché la mia bocca è praticamente asciutta, ho paura di deludere tutti, di non essere all'altezza ed infine anche il pensiero della morte si aggiunge alle mie preoccupazioni.

Non vedo nulla è già un miracolo che non sia caduta con questa oscurità. Finalmente le scale sono terminate, apro con cautela la porta a cui sono davanti; dalla minuscola fessura che ho creato osservo attentamente se ci sia qualcuno: la sala è vuota, perciò esco allo scoperto e noto che questo passaggio si collegava alla sala tramite un dipinto molto cupo che rappresenta una nave travolta dalle onde furiose di una tempesta.

Mi guardo intorno: è una stanza molto pesante alla vista, non ci sono colori chiari, alle pareti sono posti pannelli di legno di mogano intervallati da vari affreschi che rappresentano scene catastrofiche le quali mi pesa guardare. Sull'altissimo soffitto ci sono disegni raffiguranti spiragli di luce soffocati da diverse tonalità di nero: l'insieme contribuisce a darmi una sensazione d'angoscia.

Alzandosi una voce dal silenzio, un brivido mi percorre la schiena:

-Sapevo che avresti salvato i tuoi cari... Ma i sovrani? Cosa ti interessa dei reali?-

Mi volto e lo vedo: è alto, robusto indossa un' armatura argentata tendente al nero con delle spine sugli spallacci, il viso è coperto dal cappuccio del mantello color notte che gli lascia scoperte solo le labbra, come nel quadro.

Gli rispondo cercando di non dimostrare la mia agitazione:

-Beh Omifaso non sono egoista e ipocrita come te.-

-Certo solo perché qualcuno vuole controllare la razza umana diventa ipocrita!-

Quando muove la bocca per parlare mi accorgo di qualcosa di sospetto, è come se ci fosse un ombra dentro.

Improvvisamente compare accanto ad Omifaso il mostro squamoso, poi sento un rumore di vetri infrangersi e dietro di me si presenta il volatile tenebroso.

-Spero non ti dispiaccia se ho invitato degli amici.-

- Figurati, mi sorprende solo che tu abbia degli amici.-

Ride apparentemente divertito e subito dopo pronuncia:

-Eliminatela.-

Si stanno per avventare su di me non so da quale parte girarmi, ma in quell'istante riaccade.

Tutto rallenta di nuovo, il gigantesco serpente è più veloce, quindi sferra per primo i suoi artigli. Allora io colpendolo con la spada, dirigo le sue grinfie verso il pavimento dopodiché lo getto a terra con un calcio. Impugnando l'arco, scaglio un freccia attraverso l'ala sinistra del rapace che precipita rovinasamente interrompendo il suo volo.

Il tempo torna normale, i seguaci di Omifaso non perdono sangue, anche loro sono fatti di sabbia nera. Provo un po' di rimorso per quello che ho fatto...ferire un'altro essere vivente. Penso che l'illegittimo re degli incubi se ne sia accorto, nonostante sembri molto stupito.

-Non pensavo sapessi combattere così bene! D'altro canto loro sono solo degli inutili schiavi. Mi avevano promesso di riuscire a batterti... visto che non ce l'hanno fatta adempierò io alla mia promessa!-

I mostri iniziano a supplicarlo, ma lui è impassibile e con un gesto li trasforma in un cumulo di quella sabbia dal quale forgia il suo scudo e la sua spada, dello stesso vetro nero che mi è letale.

Sono allibita, ha ucciso di fronte ai miei occhi i suoi fedeli dopo che lo avevano servito con tale lealtà, non posso fare a meno di versare una lacrima di compassione.

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