Mi faccio strada nell'oscurità, l'eco dei miei passi si diffonde tutto intorno a me.
Sto camminando già da un po' quando all'orizzonte vedo una luce come in fondo ad un lungo nebbioso tunnel, perciò comincio a correre verso quella distante uscita. Appena attraversata un forte bagliore mi acceca, stropiccio i miei occhi e nel momento in cui li riapro mi trovo in una sala da ballo diversa da quella del castello del regno di mezzo: il pavimento è di uno splendente alabastro, le ampie finestre sono contornate da tende di seta grigia, dal soffitto pendono enormi lampadari con gocce di cristallo che scendono da dove sono poste le candele. Anche il mio abbigliamento è cambiato; indosso un vestito che ha il corpetto con inserti di pizzo nero dal quale parte una voluminosa gonna composta da vari strati di tulle che vanno da un colore bianco neve ad un grigio scuro, inoltre ho delle décolleté nere abbastanza alte ai piedi.
Non capisco cosa stia accadendo o il motivo di tutti questi mutamenti, poi improvvisamente sento una voce:
- Val, cara Val... Non pensavo saresti riuscita ad arrivare fin quì! Scommetto che vorresti vedere qualche tuo conoscente?-
Dopo quella domanda nella stanza compaiono Karol, i miei e i suoi genitori, sono vestiti pure loro con abiti in stile principesco. Li chiamo, ma nessuno sembra ascoltarmi, subito dopo la voce continua:
-Così vicini eppure così lontani.-
-Chi sei, perché sei quì?-
-Mi sorprende che tu non ancora abbia compreso.-
Quelle parole, mi risuonano in mente, solo una persona può avere questo tono...
-Omifaso! Lasciali andare!!-
-Certo, se li riconosci.-
Non mi è chiaro cosa intende finché non mi volto verso i miei cari, ci sono almeno dieci sosia di ognuno e per giunta cominciano a danzare seguendo un'inquietante coreografia descrivendo un cerchio attorno a me. Cerco di guardare i loro visi, di notare qualche segno particolare, però non riesco a trovare nulla di speciale che possa aiutarmi.
-Cosa c'è salvatrice? Non li riconosci?-
Volevo smentirlo, ma purtroppo ha ragione. Provo allora a raccontare dei momenti passati insieme, sperando che una volta scoperto chi fosse la vera Karol, lei avrebbe riconosciuto i suoi genitori.
-Mamma, papà vi ricordate quando siamo andati tutti insieme a Venezia? Quella fantastica gita; l'hotel era magnifico, il personale gentilissimo e che dire di Venezia... Ci siamo divertiti tanto a prendere tutti quei traghetti e siamo rimasti a ridere per un'ora quando a papà è caduto il gelato nel canale.-
Credo che nessuno di loro due abbia cambiato espressione. Mi sta venendo sempre più freddo e sono sul punto di piangere.
-Karol, invece tu ricordi quella volta che siamo andate al lago e dopo hai dormito da me? Abbiamo trascorso una bellissima giornata; l' acqua era gelida, però come ci ha detto mio padre mentre stavamo facendo il bagno, noi giovani non soffriamo il freddo. A casa mia invece tra film, le nostre serie tv preferite e lunghe chiacchierate ci siamo addormentate dopo le due. La mattina dopo ero distrutta...-
Neanche una di loro mi dà ascolto. Adesso sto praticamente congelando e delle lacrime mi bagnano le guance.
-Perché non dite nulla? Perché non mi guardate nemmeno?!?-
Ad un certo punto sbatto contro uno dei sosia e provo molto più freddo come se fossi stata colpita da un pezzo di ghiaccio. A quel punto, capito l'iganno, tento di allontanarmi dal centro della sala, dirigendomi verso la più vicina delle cinque vetrate ed improvvisamente sento un piacevole calore, aguzzo la mia vista e noto una figura immersa nella nebbia simile alla mia amica. Cerco di rompere il vetro, ma è molto spesso, non ce la faccio.