Harry
"Dire te l'avevo detto, sarebbe inutile vero?"
"Sta zitto, Payne!" Sbuffai, afferrai il ghiaccio secco.
Lui alzò gli occhi al cielo, si sedette accanto a me. "Fa vedere."
Gli rivolsi uno sguardo truce. "Devo proprio?"
Lui annuì con fare solenne.
Presi un bel respiro e mi sfilai i jeans stretti. Vidi Liam arrossire, leccarsi le labbra, e poi distogliere lo sguardo, a disagio.
Sorrisi sotto i baffi. Ero consapevole dell'effetto che aveva il mio corpo sugli altri. Ero stato cresciuto con la convinzione di essere bello, ne ero sempre stato sicuro, e il fatto che fossi uno dei ragazzi più quotati di Holmes Chapel, da maschi e non solo, era servito a confermare questa mia certezza.
Ma dopo quello che era successo, la forza e la sicurezza derivatami dal mio bell'aspetto, erano diventati completamente inutili.
Quella era la prima volta, in quasi un anno, che riprovavo quella strana sensazione, quel misto di lusinga e orgoglio. Fu piacevole.
"Dov'è che ti fa male?" balbettò Payne, cercando di non mostrare imbarazzo.
Mi abbassai i pantaloni oltre il ginocchio.
Sul quello sinistro c'era un'abrasione abbastanza estesa, rossa, circondata da un po' di sangue rappreso, molto simile a quella che avevo sui gomiti e sulle mani. Me l'ero fatte strisciando contro il muro, quando Lou mi aveva mollato. E a terra, quando Zayn mi aveva spinto sull'asfalto.
Liam si armò di cotone e acqua ossigenata e "Bello schifo!" sbottò, inginocchiandosi di fronte a me.
Dal letto sul quale ero seduto, non potei fare a meno di ridere.
"Per favore alzati" gli sfilai il cotone dalle mani. "o potrebbero venirmi in mente brutti pensieri."
Lui fece per ribattere, poi capì l'allusione e il suo viso si fece di un colore rosso vivo.
Quanto era adorabile il suo senso del pudore!
Si ridistese sul letto, incollando gli occhi al pc.
Io mi occupai delle mie ferite, stringendo i denti per il bruciore.
"Ah comunque" ripresi, per distrarmi dal dolore al ginocchio, "guarda che bel lavoretto ha fatto il tuo ragazzo."
Gli lanciai in grembo i resti del mio cellulare, ormai irrecuperabile.
Lui lo analizzò, come fosse un cimelio prezioso. "Non dovevi fargli vedere il video." affermò per l'ennesima volta, gettando l'ammasso di fili e plastica a terra.
"Certo, adesso è colpa mia."
Liam prese il ghiaccio, me lo premette sul ginocchio. "E di chi altri, sennò?"
Scacciai la sua mano e non risposi.
Proprio non riusciva a capire perché l'avevo fatto. Lui era troppo buono, oppure fingeva di esserlo, seguendo sempre e comunque la sua rigida sfilza di regole moraliste, pensando che prima o poi la sua vita sarebbe migliorata da sola.
Ma io sapevo che la vita ha la brutta abitudine di prenderti per il culo: un giorno ti fa credere che vada tutto bene e l'altro ti ritrovi stretto tra le lamiere accartocciate della tua auto, con le ossa tutte rotte, e i cadaveri dei tuoi genitori accanto.
Pensi che passerai il resto della tua vita in quella che hai imparato a chiamare casa, e invece vieni catapultato in una cittadina sperduta in Ohio, con un cugino gay con complessi di inferiorità che ti odia, un amico con cui si diverte a massacrare di botte la gente e quel ridicolo mammalucco di Liam Payne, che non ha nemmeno le palle di prendere in mano la sua vita.
Le cose per noi non potevano migliorare, al massimo sarebbero peggiorate.
Perciò l'avevo fatto, perciò volevo ricattare quei due. Liam avrebbe avuto un po' di pace forse, io avrei avuto la mia vendetta."Lo cancello."
Quelle parole mi fecero voltare di scatto, allarmato.
Liam era lì, le labbra strette, gli occhi decisi, fissi sul file che l'avevo costretto a conservare.
Gli afferrai il polso con decisione.
"Non fare l'idiota."
Lui sbuffò e si svincolò. Possibile che trovasse la forza di reagire solo con me?
"Non voglio entrare in mezzo a questa faccenda, Harry. Credo che tu abbia già avuto la tua vendetta, e anche la tua bella dose di pugni. Non ti permetterò di metterlo in rete."
"Non voglio metterlo in rete, cazzo" sibilai, "Voglio tenerlo per sicurezza, per fargli sapere che noi ce l'abbiamo ancora, che li teniamo in pugno!"
Abbassò gli occhi.
"Va bene" sussurrò, poi mi lanciò una penna usb. "L'ho messo anche qui, così nel caso i sensi di colpa mi convincano a cancellarlo, tu ne avrai una copia."
Io sorrisi e "Stai passando al lato oscuro, eh Payne?" esultai, sferrandogli un pugnetto sulla spalla.
La sua risata dolce invase la camera e un secondo dopo la porta si spalancò.
"Liam per cena...oh porca troia!" sua madre ci guardò per un attimo, il suo sguardo spiritato si soffermò per qualche secondo sui miei pantaloni abbassati e i boxer in bella vista, poi si mise una mano sugli occhi con un gesto teatrale.
"Volete finirla di fare queste schifezze a casa mia?"
Liam si alzò, rossissimo in faccia. "Mamma, si stava pulendo le ferite!"
"Col cavolo!" gridò lei, furiosa.
Io scoppiai a ridere, senza nemmeno accennare a rivestirmi.
La madre di Liam ormai mi stava in qualche modo simpatica. Le sue scenate, le battute acide, gli insulti che mi rivolgeva ogni volta che mi ritrovava lì erano dannatamente divertenti. Sapevo che in realtà non mi odiava e non odiava nemmeno Liam, anche se l'avrebbe barattato volentieri con un figlio etero. Ero fermamente convinto che la sua indisponenza derivasse dal fatto che si ritrovava single a quarant'anni; in effetti non ero per niente sorpreso che suo marito l'avesse lasciata.
"Non si preoccupi" urlai al disopra della sua voce, "Suo figlio è troppo casto per fare qualsiasi cosa, glielo assicuro!"
Liam mi guardò come se volesse uccidermi.
Lei si tolse la mano dalla faccia e mi rivolse un'occhiata anche peggiore.
"Sei ancora nudo, per Dio! Rimettiti quei pantaloni e vai via da qui!" Alzò gli occhi al cielo ed uscì. "E' sempre qui quel frocio. Ma non ce l'ha una casa?" la sentii borbottare mentre scendeva le scale.
Liam si buttò sul divano tremante.
"Harry, quante volte ti ho detto di non darle corda?" si lamentò.
Finalmente mi decisi ad alzarmi i pantaloni.
"Mi sa che non posso dormire qui stasera."
Lui spalancò gli occhi, contrariato. "Certo che puoi, sai che le sue sono solo scenate."
"Preferisco non rischiare" gli afferrai la mano e lo feci alzare dal divano. "Che ne dici invece se andiamo a farci una birra?"