Zayn 

Un'altra raffica di vento si abbatté contro le finestre, le imposte sbilenche vibrarono, spifferi gelidi penetrarono nel salone.
Rilessi per l'ennesima volta l'inizio della pagina del libro che tenevo in grembo.
La Germania procedette con l'invasione del Belgio, nonostante il paese fosse neutrale e si fosse proclamato contrario... 
"Tesoro?"
La voce di mia madre superò il brusio della televisione ancora accesa.
"Mmm?"
Entrò nella stanza mentre si abbottonava il cappotto. "Sto uscendo."
Annuii, senza neanche guardarla, aspettando che se ne andasse. Ne avevo abbastanza di far finta di studiare.
"Zayn" mi richiamò però, costringendomi a staccare gli occhi dal libro.
Il suo tono sicuro non aveva niente a che fare con gli occhi preoccupati, le labbra strette, le mani a torturare nervosamente i guanti. 
"Che c'è?" chiesi atono, anche se immaginavo di cosa volesse parlarmi.
Dopo un attimo di indecisione, iniziò. "Niall non è sceso a mangiare neanche oggi. E non mi ha aperto quando gli ho portato il pranzo sopra."
"E quindi?" 
"E quindi vorrei sapere se tu hai idea di cosa gli sia preso!"
Sbuffai, tornai a fissare il libro. "Anche se lo sapessi, non te lo direi."
Anche lei sbuffò, con la coda dell'occhio la vidi sedersi sul divano.
"Smettila di fare il bambino, Zay. Questa è una cosa seria. Tuo fratello ha bisogno..."
"Mio fratello" la interruppi, gettai il libro a terra di scatto. "ha bisogno di me, lo so. Me la vedrò io con lui, come ho sempre fatto. Tu stanne fuori."
Lei spalancò la bocca per la sorpresa, poi i suoi occhi si infiammarono, divenendo terribilmente simili ai miei.
"Io tengo a Niall quanto te. Ed ho il diritto di sapere se c'è qualcosa che non va."
"Allora prego, vai a bussare di nuovo alla sua porta. Sono sicuro che ti dirà tutto." 
Scosse la testa esasperata. "Almeno tu gli hai parlato?"
"Non credo sia ancora il momento."
"Zayn..."
Mi sollevai, sempre più irritato. "Smettila di dirmi come devo trattarlo. So cosa devo fare!"
Anche lei si alzò, ormai rassegnata. "Io voglio solo che stia bene" soffiò.
"Farò in modo che stia bene" mi sedetti sul divano, fissai gli occhi sullo schermo della tv. 
Sospirò piano, lanciò un'occhiata triste ai libri sparsi per terra e poi finalmente se ne andò.
Quando la porta d'ingresso sbatté, sentii la rabbia scemare lentamente, sostituita dall'immancabile senso di colpa.
Lei non aveva alcun diritto di sindacare su come avrei dovuto aiutare Niall; in tutti quegli anni l'avevo fatto da solo, mentre lei si ostinava a tenere in casa quel bastardo che aveva sposato, senza mai pensare al mio bene, o a quello di Niall, che adesso improvvisamente considerava così importante. Il fatto che insinuasse che io non fossi più in grado di far star meglio la persona che più amavo al mondo mi irritava; soprattutto perché temevo che stavolta potesse avere ragione. 

Troverò una soluzione da solo. 
La pioggia prese a picchiettare piano contro i vetri.
Devo farlo per Niall.
Il campanello trillò.

Mi alzai, scocciato. Sicuramente mamma aveva dimenticato le chiavi. 
Mi avvicinai alla porta con passo strascicato, aprii, ma invece di mia madre mi ritrovai davanti Liam Payne.
"Ciao" fece, tremando per il freddo.
In quei giorni avevo pensato che avrei provato repulsione nel vedere di nuovo quegli occhi caldi, quel sorriso teso e al contempo dolce, o nel sentire la sua voce, così insignificante ed insicura.
Invece quello che sentii fu uno strano, immotivato conforto. 
"Che ci fai qui, Payne?"
Lui si morse il labbro, si avvicinò di più per ripararsi dalle raffiche di vento.
"Niall" tremolò. "Devo parlare con Niall."
Il conforto di poco prima venne sostituito da un dolore fastidioso e penetrante alla bocca dello stomaco.
"Perché?" 
Liam dondolò sui piedi, a disagio. "Volevo sapere come sta. Non mi risponde al telefono da quando..."
"Da quando due idioti l'hanno portato ad una festa a cui lui non sarebbe assolutamente dovuto andare?" 
Lui abbassò lo sguardo, forse pentito e "Voleva venirci" sussurrò. "Per lui era importante." 
"Ma non era pronto a farlo."
"Questo è quello che pensi tu!" scosse il capo, contrariato. "So che vuoi proteggerlo, Zay, ma lui ha bisogno di vivere. Ha bisogno di me." 
Sentii il viso avvampare a quelle parole.
Per la seconda volta nel giro di pochi minuti tutto ciò che avevo fatto per Niall, tutto l'amore che provavo per lui, tutto l'impegno che avevo messo nel difenderlo, nell'aiutarlo, nel convincerlo ad andare avanti, era stato messo in discussione.
E non potevo sopportarlo.
"Di te?" ripetei piano, lo afferrai dalla sciarpa. "Di te, Payne, sul serio? Cosa sai tu di Niall?" lo strattonai, portando il suo viso ad un fiato dal mio. "Come puoi pretendere di sapere di cosa lui abbia bisogno? Se non fosse per me, a quest'ora sarebbe morto." 
I suoi occhi sgranarono, un'espressione di puro terrore gli si dipinse sul volto, mentre lottava con le mie mani per liberarsi.
Lo mollai, spingendolo verso il giardino. "Vattene." 
Lui si aggrappò alla colonna del portico, per non perdere l'equilibrio.
"T-tu non capisci Zayn. Devo parlargli ora."
"Non puoi" feci per sbattergli la porta in faccia. "è chiuso in stanza a chiave da due giorni, per colpa tua."
Allora, con un coraggio di cui non l'avrei mai creduto capace, lui si spinse contro la porta, impedendomi di chiuderla e "Fammi entrare" ordinò, come se da quel gesto dipendesse la sua intera esistenza. "So come sistemare le cose."
"E come?" sorrisi malevolmente. "Magari baciandolo di nuovo?"
La sua sicurezza scoppiò come una bolla di sapone.
Si allontanò piano, la bocca spalancata, lo sguardo imbarazzato e confuso.
"Lui... lui ti ha detto così? Che io l'ho baciato?" 
"Lui non mi ha detto proprio nulla. Io vi ho visto."
Il volto di Liam parve quasi rasserenarsi per un attimo, ma quando incontrò i miei occhi, divenne più disperato di prima.
"Non è andata come credi" si affrettò a dire, di nuovo vicinissimo a me. "Ti spiegherò tutto..."
Scoppiai a ridere. 
Era ancora così fottutamente innamorato di me da sentirsi in dovere di darmi delle spiegazioni. Pensava forse di avermi tradito, baciando mio fratello? Credeva davvero che mi fossi affezionato a lui a tal punto da soffrire per ciò che avevo visto?
Ma ha ragione Zayn.
Tu stai soffrendo.
Strinsi i denti, scacciai quel pensiero. 
Non potevo permettergli di rendermi debole ancora una volta. 
"Payne" dissi lentamente, mi sforzai di imprimere quanto più disprezzo possibile in ogni lettera. "Perché stai cercando di giustificarti con me?" gli afferrai la mascella, lo costrinsi a guardarmi."Noi non stiamo mica insieme. O forse... tu pensavi il contrario?"
Adesso piangeva, il viso contratto in una smorfia di dolore e rabbia. 
Si liberò dalla mia presa con gesto secco. 
"Se ti diverte, continua pure a trattarmi così, Zayn. Ma non abbandonerò Niall per questo. E non abbandonerò neanche te."
Lo osservai correre via sotto la pioggia, prima di riuscire a comprendere il senso di quella frase. 
Chiusi la porta allora, presi a pugni il legno fino a sbucciarmi le nocche, gli occhi chiusi, la testa in fiamme. 
Perché teneva ancora così tanto a me, come diavolo riusciva anche solo a provare dell'affetto vero, sincero, nei miei confronti, dopo tutto quello che gli avevo fatto?
Perché si ostinava a starmi vicino, come a volermi scoprire, sicuro che ci fosse qualcosa di giusto in me?
Né lui né Niall avevano ancora capito che non c'era assolutamente nulla di buono nascosto in Zayn Malik?
Se solo mi odiassero sarebbe tutto più facile. 
Un leggero scricchiolio interruppe il corso dei mie pensieri.
Mi voltai di scatto.
Niall era in cima alle scale, le dita a sfiorare il corrimano, le spalle curve, il viso inespressivo.
Ebbi un tuffo al cuore.
Da quanto tempo era lì?
Mi avvicinai al primo gradino.
Lui rimase immobile per un attimo, gli occhi freddissimi, velati, come quelli di un cieco, la pelle bianchissima, il respiro quasi inesistente.
Poi si voltò.
"Niall" chiamai piano.
A rispondermi fu lo scattare della chiave nella serratura della sua porta.

yrralWhere stories live. Discover now