38. Undisclosed desires


Harry

"Per me non sarebbe affatto un problema."
"Jay" mi schiarii la voce e "zia" mi corressi. "Ti ho già detto che non devi sentirti obbligata..."
"A prenderti con noi?" concluse nervosamente la donna, all'altro capo del telefono. "Credi che la mia sia solo una proposta formale che spero non accetterai mai?"
"Credo che tu sia molto gentile, ma ho riflettuto in questi mesi su ciò che mi hai offerto e..." deglutii, mi strinsi più forte il telefono sull'orecchio, "e sono arrivato a pensare che tu l'abbia fatto sinceramente, con il cuore, senza però renderti conto delle complicazioni che la cosa implicherebbe."
"Ho cinque figli, Harry, riuscirei a gestire anche te, te lo assicuro." 
"Ma forse io non riuscirei a gestire voi. Nel senso ambientarmi, inserirmi in famiglia e tutto il resto."
"Tu sei già parte di questa famiglia" affermò lei con passione. "Adesso, ti prego di lasciar perdere quelle che credi potrebbero essere le difficoltà che io incontrerei se tu venissi. Pensa unicamente a ciò che vuoi tu."
"Non so se mi importa più ottenere ciò che voglio."
La donna sospirò stancamente, la sua voce si fece più dolce. "A tua madre sarebbe importato."
Concluse la chiamata così, una bella frase ad effetto con cui dovetti fare i conti mentre mi infilavo il telefono in tasca e tornavo verso la piazza.
Nell'angolo più buio, quello in parte coperto dalle fronde degli alberi, due panchine di pietra erano accerchiate da qualche motorino ed un paio di ragazzi. Una nube fumosa si innalzava dal loro rifugio, verso il cielo terso di fine maggio. Nick aveva appiccato il fuoco ad un mucchio di rami secchi. Di nuovo.
"Oh Styles, vieni abbiamo acceso il falò!"
Josh alzò gli occhi al cielo, poi scalciò un po' di terra per soffocare la piccola fiammella. Nick urlò. Mary rise. Tom continuò a fumare. Abbie si scrollò la cenere di dosso e mi venne incontro.
"Chi era al telefono?"
Tutto d'un tratto si fermò.
Nick smise di rincorrere Josh, con la bottiglia tra le mani. Mary si sollevò dalla panchina su cui era sdraiata. Tommy gettò la sigaretta tra le sterpaglie. L'aria stessa, che un attimo prima smuoveva le foglie, parve congelarsi, appesantirsi, schiacciarci tutti come un macigno.
"Mia zia."
Un sospiro di gruppo, sguardi inquieti a guizzare da un amico all'altro, come palline di un flipper.
"Ti ha chiesto di nuovo di trasferirti?"
Annuii.
"E tu le hai dato sempre la stessa risposta?"
Rabbrividii. Mi infilai le mani in tasca, per poi voltarmi verso la chiesa lì vicino: il campanile sembrava accarezzare il cielo, dominava le case basse dai tetti spioventi, i giardini troppo curati, le strade dritte e silenziose, elementi essenziali di quel modellino perfetto che era Holmes Chapel. Un modellino di cui io non mi sentivo più parte.
"Non ho dato alcuna risposta. Non ancora."
Abbie chiuse gli occhi, si passò una mano sulla fronte sudata. Josh si fissò i piedi. Nick si schiarì la gola, dicendo qualcosa di inutile sulla puzza di fumo. Mary si morse le labbra.
Ma tutti avevano sentito, nessuno escluso. E tutti sapevano che "nessuna risposta" si riferiva a ciò che avevo detto a mia zia, ma non a quello che ribolliva nella mia testa: lì dentro, io avevo già preso la mia decisione.

"Faremmo meglio a tornarcene a casa."
Tommy si alzò, mi passò accanto senza rivolgermi neanche uno sguardo, salì sulla sua moto e attese. Attese che lo raggiungessi, che mi infilassi uno dei suoi caschi, che stringessi le gambe attorno alla sua vita e poggiassi il viso sulle sue spalle, mordicchiandole piano. 
Invece rimasi immobile, mentre gli altri si alzavano seguendolo a ruota, come pianeti attratti dalla forza gravitazionale.
Josh mi diede una pacca sulla spalla, Nick mi baciò con le labbra al sapore di birra, Abbie mi dedicò solo un cenno del capo.
"Non preoccuparti" sussurrò Mary. "Le passerà, deve solo abituarsi all'idea."
Annuii, fissando la mia migliore amica che "Marie ti muovi?" urlava adesso, evitando il mio sguardo.
Tom salutò tutti con un sorrisetto stiracchiato, ma non si mosse. La casa del pastore Heggins, quella in cui vivevo da quattro mesi, era dietro l'angolo, e avrei potuto raggiungerla a piedi.
Ma lui mi aspettava.
Così lasciai che gli altri si allontanassero, che le ragazze percorressero la piazza, che il rombo delle moto si disperdesse come il fumo che ormai si innalzava sottile dal minuscolo falò improvvisato di Nick.
Lasciai che rimanessimo soli, com'era successo in ospedale e dopo il funerale; Tommy odiava che gli altri mi vedessero piangere: era un evento così raro ed eccezionale che non avrebbe mai voluto condividerlo con nessuno.

yrralWhere stories live. Discover now