Liam
"Liam. James. Payne!"
Mia madre mi si piazzò davanti, gli occhi infuocati, il viso livido di rabbia. "Dove diavolo credi di andare?"
"Al piano di sopra" sospirai, tentando di raggiungere le scale. "Perché? Non posso?"
Quella sbuffò, mi spinse lontano dai gradini, facendo piombare a terra le valigie che tenevo in mano.
"Ti avevo espressamente detto che quello in giro per casa non ce lo voglio!"
"E' permesso?"
La voce limpida e arrogante di Harry Styles interruppe il suo sproloquio.
Era sulla porta, jeans stretti, maglia dallo scollo vertiginoso, capelli amabilmente sconvolti dal vento primaverile. Insieme al sorriso falso stampato in faccia, portava anche un trolley gigantesco, che trascinò dentro senza aspettare che qualcuno rispondesse alla sua domanda.
Mia madre lo fissò con tanto disgusto che per un attimo credetti gli avrebbe sputato in faccia.
Invece si voltò verso di me, a dir poco infuriata.
"Questa è casa mia!" esclamò. "E' un mio diritto decidere chi ci vive e chi no. E non ti ho dato il permesso..."
"Non ho mai chiesto il tuo permesso per questo" sbuffai prima di "Harry, sali" ordinare al riccio dietro di me.
Quello non si impegnò a nascondere l'espressione divertita sul proprio viso. Anzi, salendo le scale si azzardò a sussurrare anche un "Grazie per l'ospitalità, signora Payne, è gentile come sempre!"
Mia madre restò a bocca spalancata un attimo, lo guardò salire le scale, stringendo convulsamente la tazza di tè che teneva tra le mani.
Probabilmente, avrebbe tanto desiderato lanciargliela contro.
"Io... io non ho intenzione di sopportare..."
"Mamma" la scansai, esasperato. "Harry è mio amico, ok? Ed ha bisogno d'aiuto adesso. Si tratta di una situazione provvisoria."
"Provvisoria un corno!"
Urlò, riprese la sua arringa, più feroce e violenta di prima, ma non ascoltai più di tanto.
Perché il telefono prese a vibrare nella mia tasca.
Di nuovo.
Lo afferrai mentre la donna di fronte a me continuava a dare in escandescenza.
Due chiamate perse e tre messaggi.
Di Zayn.
L'ultimo recitava un inquietante "Se non rispondi, entro tre secondi vengo a casa tua"."...e non mi importa se finirà in mezzo alla strada! Due froci in casa non li voglio!"
Scossi la testa, intontito da quell'ammasso incontrollato di informazioni, pensieri e parole che mi assediavano.
"Non staremo nella stessa stanza!" gridai, proprio mentre il telefono ricominciava a vibrare.
"Non mi importa Liam, cazzo! Giuro che..."
Non so dove trovai il coraggio di spingerla da parte con una spallata. Mi fissò, senza parole, mentre incastravo il cellulare tra al guancia e la spalla, afferravo le valigie e "Pronto" sbottavo, iniziando a salire le scale.
"Perché ci hai messo tanto?"
La voce di Zayn suonò insidiosa, accusatoria.
"Tesoro, sono in una situazione un po' difficile al momento..." ansimai, quasi lanciai le valigie sul pianerottolo.
"LIAM PAYNE QUESTA NON TE LA FARO' PASSARE LISCIA!"
L'urlo di mia madre mi fece accapponare la pelle, Zayn al mio orecchio sbuffò. Immaginai alzasse gli occhi al cielo.
"Styles è arrivato, vero?"
"Sì. E la cosa non le va proprio giù."
"Non avrei mai pensato di dirlo, ma stavolta sono d'accordo con lei."
Evitai di rispondere alla sua frecciatina; la rabbia repressa nei confronti di mia madre mi avrebbe sicuramente portato a dire cose di cui poi mi sarei pentito.
Non volevo litigare anche con lui. Non adesso che si ritrovava ad essere così infinitamente debole.
Quando si era svegliato, quel pomeriggio di qualche giorno prima, aveva ascoltato solo parte della mia conversazione al telefono con suo fratello. Quella minima parte, però, era bastata a renderlo più cupo, irritabile e triste che mai."Era Niall?" aveva chiesto, vedendomi rientrare in stanza.
Avevo annuito.
Lui mi aveva fissato con occhi inespressivi, stanchi.
"Cosa ti ha detto?"
"Mi ha chiesto un favore" avevo sospirato. "In realtà... l'ha chiesto ad entrambi."Sì perché in effetti, pregarmi di ospitare Harry dopo ciò che mi aveva fatto, che ci aveva fatto, era una richiesta rivolta più a Zayn che a me. Niall sapeva che senza l'approvazione di suo fratello, senza la sicurezza che lui sarebbe stato bene, io non avrei mosso un dito.
Non avevo chiesto il permesso a mia madre per accogliere Harry a casa mia.
L'avevo chiesto a Zayn.
E lui avrebbe preferito sul serio che non lo facessi.
La sola idea che Harry vivesse al mio fianco rischiava di distruggere quelli che ormai erano i resti di Zayn Malik. Schiacciato dall'apatia del fratello, tormentato da un segreto di cui ancora non ero a conoscenza, incazzato con il mondo intero. Ma soprattutto, con se stesso.
Zayn era a pezzi, proprio come le foto e i disegni che teneva gelosamente nascosti nella sua stanza. Io ero il collante che forse gli avrebbe permesso di rimettere insieme i cocci della sua vita. L'unico che gli fosse rimasto.
Per questo non potevo rischiare di ferirlo, neanche in minima parte. E per quanto la decisione di ospitare Harry o meno spettasse a me, fu lui a prenderla a tutti gli effetti, quel pomeriggio stesso.
"Lo odio" aveva detto, infilandosi una sigaretta tra le labbra, "ma se a Niall importa di lui, allora importerà anche a me."