Pagine bianche

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Lo sguardo torvo, quasi offuscato dalla quantità di lacrime emesse, fissavo l' uscita della tenda ormai da qualche minuto, le immagini di pochi istanti prima si susseguivano nella mia mente come molteplici fotogrammi, lasciando il mio corpo in preda a emozioni in netto contrasto tra l'oro.
Da un lato, la voglia irrefrenabile di fare qualcosa di avventato, di ribellarmi finalmente a quel modo di essere che non mi apparteneva, dall'altro il dolore, quella fitta al cuore che mi rendeva impossibile qualsivoglia movimento.
Poi le lacrime
Lacrime...
Rigavano il mio viso ormai da parecchio.
Non so dirvi se quello che provavo in quel momento era rabbia o tristezza,
Le lacrime continuavano imperterrite a scivolare sulle mie guance.
Una forte fitta mi colpì il petto, ora non sentivo solo le mie emozioni ma anche quelle del mio Carceriere.
Un misto di preoccupazione e tristezza, ecco quello che provava.
Evidentemente aveva capito di aver sbagliato, ma il suo orgoglio, misto alla mia reazione di poco prima, gli aveva impedito di chiedere scusa nel momento opportuno.

~Non ci avevo ancora fatto l'abitudine al fatto di essere connessi, probabilmente Pan aveva deciso di chiedermi scusa facendomi sentire ciò che provava.~

Dovevo rintracciarlo, e sapevo benissimo dove si trovasse.

Mi avvicinai all'uscita spostando leggermente la tela che fungeva da porta, con mia grande sorpresa notai che nessuno era a guardia dell'uscio.
Che non avesse ritenuto opportuno sorvegliarmi?

• A che gioco stai giocando Peter Pan?•
Pensai.
Una lieve risatina riecheggiò nella mia mente segno che mi aveva letto nel pensiero.
Io di rimando sorrisi. Consapevole del fatto che non mi avrebbe vista.

Troppe pagine bianche ancora da scrivere, troppi capitoli della mia esistenza senza un titolo ne una trama, era arrivato il momento della verità...
Ma mi sarebbe piaciuta questa verità?

La figlia di Uncino Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora