Capitolo 3

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«Ti porto in banca domani mattina.»

La parola fu mantenuta e le due sedettero di fronte una scrivania in vetro. Una donna perfettamente a suo agio in un tailleur con gonna rossa, camicetta formata da un vistoso fiocco al centro e tacchi vertiginosi accomodata su una grande sedia girevole scura, in contrasto con il tenue e delicato bianco dell'ufficio e degli infissi. Per oltre un'ora tra un iniziale attesa snervante e chiacchiere successive colme di grossi paroloni, Avery realizzò di aver posseduto una cifra che neanche lavorando ventisei anni a Burford era stata capace di mettere da parte.

«Non è molto, ma - »

«Persino il nostro concetto di molto, è diverso.»

Joanne le rifilò un'occhiata, prima di acchiapparla a braccetto e iniziare a camminare sul marciapiede quando uscirono dalla banca. «Dico solo che la casa a Neal's Yard è tua, potrai farci i lavori di cui mi hai parlato e cominciare a riempirla con le tue cose, ma senza sforare un budget preciso.»

«L'eccesso è sopravvalutato, per chi mi hai preso? Non voglio diventare povera di nuovo qualche giorno dopo aver scoperto che posso permettermi una reggia come quella senza stipulare un mutuo o concedere a qualcuno una strizzata alle mie tette come metodo di pagamento.»

Era felice di non essersi ridotta a tanto, ma non più di quanto lo fosse segretamente al pensiero degli enormi passi da gigante che aveva fatto semplicemente lasciando Burford in fretta e furia perché degli uomini pericolosi erano alla ricerca di Henry e non trovando lui, avrebbero certamente saputo come ricattarlo utilizzando la figlia. La consapevolezza le procurava un fremito di repulsione e terrore.

Avery sarebbe rimasta da Joanne il tempo necessario affinché il suo loft fosse abitabile e non perché fosse di sua consuetudine vivere bene in intimità con le persone o le piacesse o fosse brava a condividere gli spazi, no, tutto era causa di una forza maggiore. Per fortuna alla padrona di casa non sembrava dispiacere, anzi, l'aveva trovata eccessivamente entusiasta. La giovane le parlò meglio della sua idea di liberarsi del muro e unire alla pianta aperta la cucina, aggiungendo il parapetto alla parte di scale lasciata di conseguenza scoperta e creando un ambulacro intorno in modo da permettere il passaggio sia dai mobili della cucina, come l'isola, che dalla zona pranzo che si trovava di fronte la veranda. Ogni tipologia di opera da realizzare aveva un preciso iter burocratico e la pratica normativa a carico di chi voleva ristrutturare casa o rinnovarla doveva riportare specificatamente quale tipo di pratica edilizia serviva e nel loro caso, fu redatta da un professionista abilitato scelto tra le conoscenze di Joanne.

Quando cominciarono i lavori, ad Avery non restò che girovagare per i negozi a preordinare i mobili e l'arredamento mancante della sua nuova casa nel modo più economico possibile. La perplessità di Joanne durante gli investimenti sicuri e soddisfatti nei mercatini e nei negozi dell'usato e nel suo semplicistico stile d'ammobiliamento, costrinse Avery a farle notare quante meraviglie d'oggettistica di seconda mano potevano attenderti nei banchi esposti dai venditori. I mercati erano posti incredibili, vari, colorati e vivaci con gallerie coperte o bancarelle all'aperto in piazza in cui trovare cibo, vestiti e articoli per la casa a metà prezzo.

Un ciclo a base di riciclo senza fine. Vedevi un oggetto, te ne innamoravi, lo compravi, un po' di tempo dopo sopraggiungeva un inconveniente e per riuscire a metterti del cibo in tavola con cui svolgere i tre pasti fondamentali della giornata per almeno quattro giorni su sette, decidevi di venderlo per racimolarci qualcosa. Per Avery aveva funzionato così la maggior parte delle volte.

«Mi piacciono gli oggetti di seconda mano e non perché costano di meno, quello è puramento un dato aggiuntivo efficace nella mia scelta. Ma perché non sono nuovi di zecca, non hanno quel fetore della confezione di plastica in cui sono state racchiuse nell'imballaggio e non arrivano da te senza una storia.» Afferrò un vaso di piccole dimensione di ceramica in avorio con una particolare foglia in oro al centro e lo studiò. «Un'arnese usato al contrario, ha quell'inconfondibile odore di vissuto personale che è stato tramandato da generazioni, possibilmente da una di quelle famiglie borghesi o aristocratiche che non hanno mai avuto il problema di chiedersi cosa mangeranno la sera prima di andare a dormire e che se lo sono passati di mano in mano. Fino a quando non è capitato in quelle della cugina o cugino, dipende, spendacciona, scavezzacollo, con la testa per aria e i principi corruttibili che al posto di continuare a frequentare le lezioni di ippica nella speranza di diventare una stella dell'equitazione come vorrebbe la sua famiglia, lei fuma erba, organizza incontri segreti di poker, scommette e per tagliare la corda dalla reggia in cui ha la disgraziata fortuna di vivere che fa? Per vendetta acchiappa il vaso più costoso che ha in casa provocando un infarto alla nonnina che ne serba il ricordo, fugge e per pagarsi il mezzo di trasporto che la porterà via lo vende al primo mercatino o negozio che le capita davanti!»

Tienimi Per ManoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora