Capitolo 13

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«Nonna, lungi da me offenderti, ma sappi che se non fosse stato per tè e biscotti probabilmente dopo il tuo benvenuto, sarebbe corsa via a gambe levate.» Katie, guidata nondimeno dal suo peculiare buon umore solare e raggiante, le era dietro, apprestandosi a richiudere l'uscio e a seguirle in fila indiana, non potendo fare altrimenti per le ridotte dimensioni del corridoio d'ingresso.

Avery le voleva rispondere a modo e lo avrebbe senza dubbio fatto, se a catturare il suo occhio curioso non fosse stato lo stile georgiano della casa a schiera, in cui era appena entrata. La felicità di Katie nel presentare alla nonna quella che forse era la sua prima vera amica, dai tempi delle scuole elementari, non ebbe spazio nell'analisi sconcertata e silenziosa di Avery per l'ambiente interno.

«Carenze affettive, problemi familiari e infanzia difficile, eh? Non preoccuparti, qui da noi sarà trattata come una di famiglia.»

«Una montagna! Neanche immagini! Avery non è quel tipo di persona che ti confida in quattro e quattrocchi la sua vita, ma in un certo senso... Lo fa, ma... Diciamo lo capirai meglio quando inizierà a parlare.»

Quello che voleva fare Avery, in tutta sincerità, ma non trovava la forza di sollevare dal pavimento la mascella e articolare una sillaba, tanto era la meraviglia. L'abitazione di Bethany era avvantaggiata dalla doppia esposizione a est e a ovest, risultando in qualche modo illuminata dalla sera al mattino; sopra di loro, le rifiniture scure della porta conducevano a travi di legno faggio che, a loro volta, ospitavano un lucernario posto al centro; la parete di sinistra aveva un pannello di sassofrasso: un legno dalla sfumatura grigiastra ma chiara, con venature in contrasto molto belle e caratterizzato da un profumo tipico che donava armonia all'ambiente; quella a destra, completamente bianca, aveva due applique ai lati di uno specchio d'antiquariato rettangolare, intagliato di legno dorato, al di sotto di una imponente cassettiera lucida di noce scuro.

Nell'abbassare lo sguardo Avery si accorse di camminare su un tappeto in stile pakistano, rosso, realizzato con nodo aperto che serviva per creare un cambiamento dei toni di colore in base al punto da cui si osservava.

Katie approfittò del suo temporaneo blocco alle gambe per sfilarle affianco e fare un cenno divertito verso l'arco policentrico rialzato alla loro destra, sorridendo furba: «Hai mai visto un pianoforte?»

Avery strabuzzò gli occhi, ma non disse niente e semplicemente la seguì dentro una stanza di, all'incirca, dieci metri quadri, in una soluzione salvaspazio concreta. Le pareti erano pitturate di un verde bosco opaco, con finiture bianche e cornici estruse e angoli che valorizzavano i soffitti; dal lato sinistro c'era una porta del medesimo colore, parendo essere desiderio della padrona di casa che questa potesse mimetizzarsi con le mura e conteneva una esigua cabina armadio e una scarpiera sul fondo; lungo a destra sul muro, quadri, una credenza rialzata su quattro gambe di legno chiaro, con sopra un vecchio grammofono, piantine e fotografie di famiglia; al centro della stanza, un lucido pianoforte nero con uno sgabello di pelle marrone in ottone; e una sola finestra in stile inglese, con ai lati due librerie a muro, alte fino al soffitto, strabordanti di libri.

«Tua nonna è ricca: ha un pianoforte!»

Katie ridacchiò e uscì in corridoio mentre Avery stupefatta continuò a guardarsi intorno, con alcunché d'esclamare a proposito e che, in altre occasioni, l'avrebbero presentata meglio delle parole, prima di imitarla e vederla entrare in un secondo arco, qualche metro avanti, ma questa volta sulla parte sinistra. Le andò dietro, tuttavia, il corridoio aprendosi sul retro, aveva dato la possibilità di sfruttare al meglio la planimetria della casa su un piano e Avery, colse l'occasione naturale di sbirciare. Bethany l'aveva destinata alla zona giorno, mettendo sulla parete verticale e dai toni assolutamente uguali a quelli della stanza appena visitata, con persino le finiture sugli angoli in alto, un grosso divano dai cuscini di pelle marrone, a tre posti, di fianco al muro orizzontale con una porta finestra bianca coperta da un tendaggio ricamato dello stesso colore e una finestra; sopra il sofà un grande specchio quadrato, dal contorno nero e il cui bordo in basso, era semi nascosto dallo schienale del divano; sul parquet di rovere sbiancato un tappeto unicolore in crema, dal pelo corto; nel mezzo, tra la credenza a due ante con la televisione, un portariviste, una Dieffenbachia e una Yucca come piante tropicali in vasi da interno a purificare l'aria e altri quadri a ricoprire la parete, un tavolinetto rotondo con piano in legno color castagno a gambe incrociate nere.

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