La sua andatura veloce e incollerita la portò al sottopassaggio sulla Monmouth in un battito di ciglia, tanto da renderla frastornata sull'opinabile maniera in cui era giunta a Neal's Yard, senza guardare in faccia nessuno e dove presumibilmente avesse messo i piedi, ma perlomeno le sue gambe avevano fatto quello che lei aveva sperato: inconsciamente l'avevano condotta a casa.
Piantò una mano sul portoncino d'ingresso in antracite e con l'altra fece per tirare la maniglia a barra collocata a lato sinistro, quando due braccia l'asserragliarono senza preavviso per il busto. Avery credette sarebbe morta per lo spavento e, reduce dalle minacce di chi era piombato nella sua vita per rovinarle quel fragile ma tutto sommato bel equilibrio creato in poco tempo, fra piatti di cucina nella casa nuova di zecca, lavoro alla Star Events e le visite della Mora Zuccherosa, trasalì.
Il panico la pervase, il cuore accelerò, le pupille crebbero di dimensione e mentre il respiro nei polmoni veniva meno, i suoi palmi corsero immediatamente a posarsi sulla pelle nuda come a stringerla o prepararsi a graffiarla se fosse stato necessario liberarsi della loro presa, a costo di strappargliela via pur di fuggire. Le dita, tuttavia, incontrarono la peluria di braccia robuste e sorprendentemente calde e, nel dimenarsi leggermente dalla morsa in cui era stata imprigionata, le iridi sgranate di Avery caddero quasi per casualità sulle linee nere, spesse e astratte a evidenziare e ricalcare egregiamente i muscoli dell'intero arto tatuato.
Capì allora, con grande terrore e shock insieme, a rimestarle lo stomaco nauseato, di conoscere quelle braccia e proprio quando con uno scatto portava il suo corpo a compiere un giro e il viso a incrociarne un'altro, comprese che lei aveva più che familiarità con quei tatuaggi e che quelle braccia forti, quel tatuaggio singolare che lei aveva carezzato e baciato languidamente, erano di Brad.
«Tesoro.. Hey... Sono io.» La dolcezza della sua voce profonda fu la goccia che fece traboccare il vaso, le squarciò il cuore a metà e la obbligò a riversare fuori emozioni, paure e sentimenti che Avery non aveva cognizione di quanto le avessero oppresso l'anima. «Volevo farti una sorpresa, non spaventarti. Scusami. E non ho saputo resistere, avevo bisogno di vederti e così ho calcolato quanto tempo avresti impiegato in treno e in metropolitana e mentre eri in viaggio, sono uscito di casa per venire qui ad aspettarti.»
Col respiro mozzato e lo sguardo appannato dalla confusione, Avery era ancora immobile, a sentire i battiti cardiaci accelerati rimbombarle nelle orecchie e a registrare quel flusso di informazioni, ma benché sentendosi disorientata, le parole iniziarono ad avere un senso.
Lei osservò il suo lento sorriso designarsi e con un groppo di saliva a farle da magone nella trachea, gorgogliò scioccata: «Brad?»
L'uomo pareva intenerito dalla sua reazione spaventata, dagli occhi sperduti e turbati coi quali era intenta a guardarlo come se perseguisse nell'aspettarsi che, da un momento all'altro, lui cambiasse forma e si trasformasse in un mostro con le fauci pronto a divorarla in un morso. Era stata così preda delle riflessioni, così arrabbiata per tutto e col solo proposito di entrare in casa, da non aver prestato attenzione a nulla di quel che la circondava. Quando riuscì a ingoiare il groppo di saliva accomulata in gola, un ansito colmo di liberazione le scivolò fuori dalla bocca contemporaneamente a un senso di rassicurazione, un calore che le era affiorato nel petto e a una bizzarra voglia di piangere e, l'attimo seguente, aveva lasciato cadere il borsone a terra per abbracciarlo di slancio.
Una mossa del tutto inaspettata, come per Brad colto alla sprovvista, lo fu per Avery, per colei nel cui atto di un improvviso bisogno di sentirsi, ancora una volta e potenzialmente l'ultima, parte di un qualcosa che fino a quell'istante le era sembrato impossibile desiderare e nella quale mossa, dettata inizialmente dalla paura e in fine dal sollievo, in punta di piedi, alzò le braccia per gettarle al suo collo e legarle con forza attorno la sua nuca. Un'emozione intensa, un sentimento particolare, un moto dell'animo fatto probabilmente di affetto e di una non più indifferenza emotiva, sull'orlo di farle scoppiare il cuore per tutta una raffica di sentimenti che per anni e anni nessuno era mai riuscito a farle provare e di cui non aveva, oggigiorno, più controllo.

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Tienimi Per Mano
ChickLitAvery Miller è persuasa della teoria che ci siano due rudimenti basilari per una sana esistenza: cucinare sapendo fare un ottimo uso dell'incredibile varietà di cibo di cui disponeva il pianeta terra e mangiare altrettanto superbamente, andando in b...