Capitolo 12

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«Hai le ali ai piedi, ma guardati.» La considerazione di Ryan era attendibile, nonostante il divertimento misto a scherno contenuta in esso e la tangibile ironia nei lineamenti soddisfatti, Brad allargò il suo fulgido sorriso.

Aveva ragione e non aveva nessuna intenzione di negare l'evidenza, quindi, dapprima bevve il sorso di bibita in lattina, immersa in una tinozza di ghiaccio e la cui riserva era sempre assicurata nel piccolo mini frigo dell'ufficio e, quando fu appoggiata nella scrivania dinanzi per avere mano libera, che andò a posare sul bracciolo della sedia, proseguì a sogghignare.

«No, rettifico: hai un sorrisone in volto inequivocabile.»

L'amico lo accusò, accomodato come Brad nella sedia girevole da ufficio nella palestra a Woolwich, capace di una rotazione intera e movimenti fluidi e silenziosi, le gambe aperte e le ginocchia in parallelo, i loro corpi dalla prestanza fisica e muscolosa notevole parevano rendere la stanza, adibita a svolgere le pratiche burocratiche, sensibilmente più angusta della sua normale dimensione.

«Non ho voluto dirtelo per telefono perché te ne saresti accorto.»

«Me ne sono accorto lo stesso!» Ribatté per contro Ryan, gaio come poche volte nella vita. «E' il motivo per cui ho viaggiato da casa mia all'altra parte di Londra, fingendo un interesse principale nei confronti dei progressi di questa palestra, anziché sulla ragione per cui il mio amico sembra camminare sull'acqua in punta di piedi, come se volasse.»

Brad sorrise colpevole, una mano a stringere la nuca in una nota fulminea di imbarazzo, tanto veloce a comparire quanto a scomparire. «Sono nei guai, eh?»

«Se il tuo guaio ha un nome e quel nome è Avery, conosci la risposta, amico mio.» Lo sguardo del suo interlocutore era talmente eloquente da non essere possibile trarre fraintendimenti.

Lui portò indietro la testa e rise, lieto, per il modo in cui fu detto, strofinandosi poi il mento rasato e prolungando l'attimo di quiete fino a quando non ebbe trovato le parole giuste, infine esclamò: «Reo confesso. Verso in queste condizioni non tanto per quello che non c'è bisogno di rimarcare sia accaduto, una notte composta dai piaceri della carne con una donna bellissima, gradevole e ilare, no, no, io mi riferisco all'impressione, a ciò che ho provato.»

«E ti ha scombussolato a tal punto?» Domandò curioso Ryan, interessato, sconcertato.

Brad allora tolse le spalle dallo schienale e, concentrato e determinato a condividere la sua compiacenza e come questa lo avesse condizionato e rallegrato d'umore nei due giorni successivi al loro incontro, sollevando il gomito del braccio piegato, poggiò la mano sinistra sul ginocchio fasciato dal jeans, utilizzando l'altra per la gestualità.

«Come posso dire... E' stata la notte più passionale, che abbia mai trascorso con una donna.» Il coro d'orgoglio, simile a una risata di gola profonda, proveniente da Ryan, fiero e divertito per la sua messa a nudo sincera, lo costrinse a proseguire successivamente con un sorriso che, difficilmente, poteva essere scacciato in reazione all'amico. «Dico sul serio, non esagero. La notte che ho trascorso con lei è stata la più passionale, proprio in termini di erotismo. Avery è una donna che sente profondamente le passioni, le affronta di petto, è audace; nella vita, in ambito privato o lavorativo, è quel genere di persona che si lascia dominare dalla passione. E' impetuosa, è coraggiosa.»

«Ma sentilo...» L'uomo, di fronte a egli, aveva un'espressione gongolante e un sorriso beato a tradire la canzonatura del tono e a dimostrare la reale contentezza dietro lo snocciolamento di elogi del suo amante, per l'amico e per l'esito favorevole del suo incontro con la donna. «Pensi si tratti della tua metà?»

Brad, che non aveva mai fatto segreto di ciò, che ne era convinto quanto del fatto che l'acqua era trasparente e avesse trovato una presumibile compagna più golosa di lui, fece una onesta risata d'imbarazzo e divertimento insieme, asserendo al termine: «Oh Dio, ammetto mi piacerebbe e ammetto di averci pensato... Mi ha stregato il suo modo di fare, di parlare, possiede un'autoironia non da poco e, detto tra me e te, potrei scegliere di incatenarla a me per il resto della vita, se me lo permettesse.»

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