Capitolo 2

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Gli otto anni che seguirono Rachel non se li ricorda bene, rammenta solo incendi, calore, espulsioni, tradimenti, molti tradimenti. E molte lacrime.

-Non ti consiglio quella mossa- lei e Tony stavano giocando a scacchi - Ma ti permetto di rifarla-

-Perché dovrei? Mica mi fido di te- replicò il castano.

-Va bene, io ti ho avvertito; scacco matto. – e Rachel vinse. Si alzò.

-Ehi, dove vai, dammi almeno una rivincita-

-Non posso, devo andare da Sarah-

-Ancora da quella gattamorta di Ortiz? -Tony, più che sorpreso, sembrava seccato

-Non dire così, non è una gattamorta, anche se a volte se ne approfitta di me per farsi passare i compiti, ma almeno è l'unica che ancora non mi odia-

-Hai detto bene, ancora. Vedrai che tra qualche giorno anche lei ti considererà una sfigata. –

-Già, fra qualche giorno. So bene che è sempre così. Prima fanno tutte le carine, poi si comportano come se avessi il morbillo. Ma con lei ho superato il record: tre mesi senza essere espulsa e senza aver incendiato niente. Per cui io me la voglio godere tutta- si mise il suo adorato giacchetto rosso e uscì.

-A cosa stai pensando? -Clint era appena entrato

-A quanto durerà in questa scuola. Sì, insomma, ha frequentato quasi tutte le scuole di New York, e in ognuna, appena insultano sua madre o nominano suo padre e lei si arrabbia, la scuola va a fuoco e incolpano lei. Non ti sembra un po' strano? -

-Beh, in effetti-

-Dovremmo spiegarle tutto. –

-Non pensi di stare correndo un po troppo? Vedi di pensarla positivamente. Pensa se Ella è ancora viva e ogni volta che la insultano provoca quel fuoco. Magari sta controllando la figlia, e la sta seguendo. È ovviamente un'ipotesi che ho inventato al momento, ma non va scartata. Nella lettera di Ella non è stato detto che è davvero morta, mentre in quella del padre, beh, forse era arrabbiato perché sua moglie rischiava la morte. Ma nessuna fonte sicura ci ha detto che Ella Black è morta veramente-

-Beh, forse hai ragione. Ripeto, forse. Ho un paio di amici dottori che forse potrebbero darci qualche informazione riguardo alla morte di Ella Black –

Numero civico otto. Rachel si fermò davanti un imponente palazzo sulla riva del fiume Hudson con un'incredibile vista su tutta New York. Cercò il citofono, ma trovò un solo campanello seminascosto dalla pianta al lato della porta. Suonò. L'enorme porta si aprì su ingresso a dir poco gigantesco con un enorme lampadario di cristallo sul soffitto.

-Bello, vero? -disse una voce conosciuta al suo fianco. Rachel si girò a guardarla. Sarah Ortiz, i suoi capelli biondi e i suoi occhi chiarissimi, abitava davvero tutto quel palazzo. Già, era ricca. Si disse Rachel. Ricca e snob. Perché, si chiedeva in continuazione, lavevano mandata in una delle scuole per i ragazzi più ricchi del quartiere? Oh, giusto, le altre le aveva frequentate quasi tutte.

-Certo, non ci sarai abituata dato che abiti in una topaia. –

Rachel non si offese, si era abituata a sentire insulti su di lei o sulla sua famiglia o sulla sua casa. Anzi, sorrise. Paragonò la Torre a quel palazzo e fu sul punto di scoppiare a ridere, anche se era molto bello quell'edificio non poteva competere con la Stark Tower, ma si trattenne:

-Che ne sai che casa mia è una topaia? –

-Se non sarebbe una topaia allora mi avresti invitata, no? –

"Se non fosse" corresse mentalmente Rachel mentre Sarah le faceva vedere la casa.

-E questa è la mia stanza -la sua ospite strabuzzò gli occhi.

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