Capitolo 20

12 0 2
                                        

I giorni seguenti furono forse i più belli per Rachel. La ragazza si sentiva finalmente voluta, e presto MJ fece parte della maggioranza delle sue giornate. Intanto gli allenamenti con Thor continuavano, e batteva giorno dopo giorno il suo record di tempo trascorso ad usare la telecinesi senza crollare. Anche con la pirocinesi non andava male. A mano a mano le sue fiammate aumentavano di calore e di grandezza, e finalmente poteva combattere veramente.
Non vedeva l'ora di rincontrare quell'Aaron, ma a quanto pareva era scomparso. Nel frattempo continuava a tenere gli Avengers all'oscuro di tutto, era una sua faccenda da sistemare, e non voleva sembrare una di quelle che appena avevano un problema correvano piangendo dalla mamma. Per cui ormai aveva deciso: l'uomo-pianta doveva vedersela con lei.

***

Un giorno Rachel andò a scuola con un sorriso stampato sul volto. Era contenta per l'andamento medio delle sue giornate, dopo quell'episodio della lezione di chimica non ne erano più successi di quel genere.

Appena entrò in classe, notò Sophie, una ragazza abbastanza simpatica, che se ne andava dal suo banco lasciandoci sopra un bigliettino. Rachel si sbrigò a prenderlo e ridarglielo: ne aveva abbastanza di insulti.

-Oh, non è un insulto – la rassicurò invece quella cercando di capire perché glielo stesse restituendo dato che aveva seguito con interesse la scena in cui la insultavano per davvero.
Così Aler lo rilesse, faceva così:

<<Sei stata invitata alla mia festa di compleanno il 12 Gennaio alla discoteca in via Boston 3. Porta chi vuoi, ti aspetto!>>

Rachel rimase spiazzata. L'aveva invitata alla sua festa di compleanno! Alla vecchia scuola nessuno lo aveva mai fatto, ma lì, allora, era davvero diverso. Quasi si dimenticò della presenza di Sophie, che stava aspettando una risposta.

-Scusami, è che sono talmente abituata agli insulti... grazie mille, ci sarò, te lo prometto-

Sophie le sorrise raggiante e continuò il suo giro tra i banchi. Proprio in quel momento entrò anche MJ, e prese l'invito.

-Ci sarai?- le chiese.

-Non so, non sono mai stata ad una festa, non so come comportarmi. Ma penso che debba andarci-

-Tranquilla, ti insegno io come si fa. Basta stare vicino al banco del buffet e mangiare come se non ci fosse un domani -Rachel iniziò a ridere, tenendosi la pancia, ma sospettò che avrebbe proprio fatto così.

***

Rachel stava facendo una passeggiata in città. Aveva preso l'abitudine di indossare quasi sempre un felpone scuro, per ogni evenienza. Si doveva incontrare con MJ da Holly's, il suo bar preferito. Vendeva frappè, hamburger, insomma, avrete capito il perché della sua preferenza. Mentre camminava, qualcuno le corse addosso, dandole una spallata. Non ci fece troppo caso. Nel Bronx, con quei marciapiedi pieni di gente, poteva capitare. Ma si voltò alla seconda persona che la colpì alla stessa spalla, una persona che aveva imparato a conoscere abbastanza bene. Una persona dai capelli ricci e ribelli che le avevano fatto il solletico al collo al suo passaggio.

Vide la schiena di MJ mentre correva a perdifiato, per cui la seguì. Nel correre mise il cappuccio, e la raggiunse in poco tempo.

-Che è successo?- chiese.
La sua amica si voltò a guardarla, stupita, probabilmente chiedendosi perché Rachel, o forse una ragazza con la voce simile a quella di Rachel, indossasse un felpone di quelle dimensioni con il cappuccio alzato in pieno pomeriggio, ma si riscosse, e le urlò, facendo attenzione a non colpire altre persone mentre correva:
-Un tizio mi ha rubato la bici- e lo indicò. Lo stesso che aveva dato la spallata a Rachel poco prima.

-Ma sei Rachel?- chiese la riccia, alternando il suo sguardo sulla strada e sulla mora.

-Non è di questo che dobbiamo discutere- l'altra rispose, evasiva. Si lasciò MJ alle spalle, piegata in due dalla fatica e con il fiatone, e continuò la sua corsa. Entrarono in un mercato e con la telecinesi fece cadere un paio di scatoloni per bloccare la strada al ragazzo che correva con la bici in mano. Pur essendo rallentato dal peso del mezzo a due ruote però quel tizio era molto agile e scavalcò con una falcata gli scatoloni pieni di frutta. Vide un'ombra volare sopra di lei, ma non ci fece molto caso. Poteva essere un uccello. Non doveva farsi distrarre, era troppo preoccupata a maledirsi per il fatto di stare distruggendo mezza New York per quel ladro, ma ad un certo punto si fermò al silenzio che la circondò: l'aveva perso. Si trovava in una proprietà probabilmente privata, con dei muri molto alti di fronte a lei e ai lati. C'erano tre cancelli, uno per parete, ma erano tutti chiusi con un lucchetto. In un angolo c'erano dei bidoni dell'immondizia con dei sacchi della spazzatura ammassati, ma del ladro di bici nessuna traccia. Rachel restò in ascolto, limitando il proprio respiro per sentire anche il minimo rumore nei paraggi. Le sembrò di stare in apnea, ma poi lo sentì: un leggero respiro oltre al suo dall'altra parte del muro di fronte. Poi sentì anche il rumore di una catena di una bicicletta che girava, per poi essere bruscamente interrotta. Il ladro era probabilmente appoggiato al cancello di fronte, e c'era arrivato arrampicandosi per i rifiuti. Era davvero molto agile, al che da stupire Rachel, la quale constatò che non avrebbe potuto fare ulteriori rumori, perciò era il momento di far entrare in azione Aler. Si sollevò lentamente sulle punte, poi fece un passo in diagonale verso l'alto e davanti a lei. L'aria si accumulò sotto il suo piede, e continuò per quella scala immaginaria fino a scavalcare il muro. Si ritrovò proprio sopra al ladro anch'esso incappucciato, che aveva la schiena appoggiata al cancello e si stava ancora riprendendo dall'inseguimento.

Sbirciò da una fessura della porta, e non vide nessuno, perciò si girò, deciso ad incamminarsi tranquillamente verso casa con il suo nuovo giocattolino. Ma poi si fermò, il piede a mezz'aria, con gli occhi fuori dalle orbite nel vedere quell'ombra di una persona di fronte a lui, persona che però non c'era. Alzò lentamente lo sguardo, e sussultò nel vedere una figura appollaiata sul nulla più totale esattamente sopra la sua testa. La bici gli volò magicamente dalle mani, avvolta in un involucro di un leggero rosso, per poi finire tra le braccia di quella persona che, evidentemente, era solo il frutto della sua immaginazione.

-Questa la prendo io- una voce di una ragazza uscì dall'oscurità causata da quel cappuccio che gli impediva di vedere in faccia colui o colei che gli aveva rovinato il suo lavoretto pulito
-ma lo sai che rubare è illegale?-
Una lampadina si accese nella mente del ragazzo, come se la parola "illegale" gli avesse nuovamente messo in funzione il cervello. Nei suoi occhi si notò un lampo di rabbia, e si mise nuovamente a correre, maledicendo mentalmente la ragazza che chiamavano Aler.

-Aler?- sentì infatti poco dopo. Probabilmente da una terza persona comparsa sulla scena.

Angolo autrice
Sììì sono tornata anche qui, non mi uccidete. Ho dovuto fare un esame, e quindi ho dovuto studiare per la maggior parte del mio tempo, però sono riuscita anche a scrivere una nuova storia che probabilmente fra poco pubblicherò anche qui su Wattpad. Il primo capitolo l'ho già pubblicato, la storia la trovate sul mio profilo, si chiama "Un mondo a metà".

Vi chiedo magari di lasciare un commento o una stellina, così capirò in quanti leggete.

Secondo voi chi è la terza persona comparsa sulla scena?

A presto ;)

Aler|| AvengersTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang