Aler|| Avengers

Capitolo 7

-Fuoco e telecinesi?!?! – Bruce aveva gli occhi fuori dalle orbite -Com'è possibile che non ce l'abbia mai detto?!?! –

-Ha detto che secondo lei noi lo sapevamo. Però non possiamo darle torto, neanche tu l'avresti fatto, Bruce.-
–Tony ha scoperto qualcosa? –

-Mi ha detto che doveva parlarle, quindi suppongo di sì- lo soddisfò Steve, con il suo panino in mano.

-Devo subito studiare il suo potere, vediamo, dove ho messo il Rilevavengers?-

-Tu non studierai il suo potere, l'ha già fatto Tony. Forse lei dovrebbe imparare a gestire il suo potere con Thor, solo lui ha i poteri dalla nascita, potrebbe spiegarle come fare. –

-Solo dobbiamo aspettare che lui salvi Asgard dal Ragnarok e da sua sorella Hela, me l'ha detto poco tempo fa, quando l'ho visto per l'ultima volta. -drammatizzò Steve.

-Di cosa stai parlando, il Ragnarok l'abbiamo sconfitto qualche anno fa io e lui – protestò Bruce, deciso a non rivivere quell'incontro con la valchiria.

-Allora dov'è adesso Thor?- chiese Natasha.

-Ti ricordo che è figlio di Odino, aveva detto qualcosa su un'importante riunione sul bene di Asgard, l'ultima volta che se n'è andato, non è vero? –

-Vorrà dire che chiederò a Tony di contattarlo, abbiamo un disperato bisogno del suo aiuto, avendo anche lui poteri che gli ha conferito la Natura. –

Ma non sapevano di stare sbagliando. Non sui poteri di Thor, lui c'era nato Dio del Tuono, non sul motivo per cui era andato ad Asgard, bensì sui poteri di Rachel.

-Notizie?- Natasha entrò nell'ufficio di Tony. Lui stava facendo vedere a sua figlia una cosa al microscopio, per cui la vedeva di spalle, e di conseguenza Rachel non l'aveva ancora vista.

Si girarono all'unisono nella direzione della sua voce, e Nat si preparò. Allargò le gambe, pronta ad ergersi in tutta la sua autorità di madre, ma non ne ebbe bisogno. Sua figlia era impallidita, al vedere qualunque cosa ci fosse sul vetrino.

-Sembra un sogno, non può essere un OGM, più che altro sembra sia stato collocato nell'altra cellula artificialmente...- Rachel iniziò, come suo solito, con una raffica di parole, che spinse Steve a sospirare, alzare gli occhi al cielo e dire tra sè e sè:
-Ci risiamo- per poi concentrarsi sul panino al tacchino che aveva in mano.

-Comunque- continuò Nat per interrompere quel fiume di parole che era la sua figlia adottiva -siamo venuti per vedere se eravate pronti per il trasloco. Domani noi partiremo, e dato che ci vorrà un po', tra qualche giorno Happy farà portare nella nuova Torre il grosso, quindi le armi e le maschere-

-Oh, no- Tony si battè la mano sulla fronte -ce ne siamo completamente dimenticati...-

-Lo sapevo. È per questo che sono venuta ad avvisarvi. La maggioranza del carico è già nell'aereo, sbrigati. E tu, Rachel, fai la valigia. – Questa sospirò. Non aveva alcuna intenzione di traslocare, si era affezionata alla Torre originale. Non che l'altra fosse meno bella, anzi, ma era molto più lontana da New York di quanto non lo fosse quella vecchia. Già, quella vecchia. Non sarebbe più stata la sua casa. Si diresse con malavoglia verso la sua stanza, e vide il disegno ancoa incompleto di Spider-Man sulla scrivania, pieno ancora di residui di gomma e tempera. Era ancora incompleto, ma dava la stessa impressione del supereroe che aveva salvato Rachel per sole due volte. L'impressione che aveva attratto la ragazza sin dal primo momento. L'impressione che potesse fare qualcosa di straordinario, che avesse qualcosa di straordinario, ma che lo nascondesse. Non era uno di quelli che vagavano, vantandosi dei soldi, o delle conoscenze, o delle abilità, ma di quelli che anzi, le nascondevano. Rachel ne era certa. E voleva anche conoscerlo meglio, magari anche solo rivedere la sua faccia, aveva paura che il suo ricordo sbiadisse. Ma la sua immagine sembrava stampata nel cervello di Rachel, come se accanto ad uno schermo che proiettava ciò che vedeva, ce ne fosse un altro con una foto di Spider-Man. Chissà se sapeva della sua esistenza di figlia degli Avengers. Se Tony gli aveva parlato di lei.