𝗖𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝟯- 𝗧𝗵𝗲 𝘄𝗼𝗹𝗳

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Il freddo mi penetra nelle ossa facendomirabbrividire

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Il freddo mi penetra nelle ossa facendomi
rabbrividire.

Mi sarò dimenticata di chiudere le finestre.

Abbraccio il cuscino sistemandomi meglio che posso per riprendere sonno e sento un leggero ringhio accanto all'orecchio.

Sarà il cane.

«Ancora cinque minuti...», mugugno infastidita dal leggero spostamento sotto di me.

Spalanco gli occhi di scatto.

Aspetta un attimo...

Io non ho un cane.

Aguzzo la vista e d'improvviso davanti a me si materializza un muso e due occhi dorati.

Il cuscino è lui.

Un lupo.

Urlo incapace di fare qualcosa di più sensato e mi alzo in piedi, cadendo successivamente come un sacco di patate nella neve e congelandomi il sedere.

Il maestoso animale dal pelo scuro non si è mosso dalla sua posizione iniziale, come se trovasse il tutto molto divertente, mentre io me la sto facendo addosso.

Con il cuore che palpita come se da qui a poco potessi avere un infarto, comincio a indietreggiare lentamente per poter scappare.

Come ci sono finita qui?

Dei piccoli flashback tornano alla mente e subito ricordo che ieri sera qualcosa mi è caduto in testa dopo aver aiutato il lupo, facendomi probabilmente svenire.

Maledetta sia la mia voglia di aiutare tutti.

Cerco il telefono nelle tasche, ma non trovo nient'altro che un buono per una colazione alla pasticceria di Nancy, la madre di Hunter.

Hunter!

Chissà come sarà preoccupato! Avrei dovuto avvisarlo una volta arrivata a casa e ora avrà sicuramente avvertito tutta Proust della mia scomparsa.

«Ok, senti», comincio a parlare con il lupo, il quale è rimasto completamente impassibile davanti a me «Grazie? Ah, ma che sto facendo, parlo come Jinny  la pazza... ora inizierò a parlare con i piccioni al parco accanto a lei.», alzo gli occhi al cielo sconcertata.

La bestia intanto ha inclinato leggermente la testa.

«E ora sto parlando da sola, grandioso!», allargo le braccia esasperata «Non trovo il cellulare, parlo con un lupo invece di scappare, ho un bozzo in testa e i vestiti fradici... e sto continuando a parlare da sola.»

Rivolgo un ultimo sguardo all'animale.

«Senti, addio.», dico girandomi e avviandomi verso... verso qualcosa.

Il bosco non aiuta il mio senso dell'orientamento già pari a zero e in mezzo agli imponenti alberi, mi ritrovo a girare a vuoto, affondando i piedi nella neve candida e spaventandomi al minimo rumore di rami spezzati o versi di animale.

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