La calma mi avvolge, trasportandomi lontano da lì, lontano dai problemi con cui ho a che fare giorno dopo giorno, e che mi riempiono la testa di brutti pensieri. L'attimo dopo sento il sangue gelarsi sotto la pelle chiara, ed è come
un sussurrio nel vento. Mi giro di scatto, la biblioteca è vuota e il sole riflette i suoi raggi sulle pareti di mattone rosso che mi circondano da destra a sinistra, davanti e dietro.
Curiosa mi alzo di scatto posizionando il libro dove lo avevo lasciato e percorrendo il lungo corridoio illuminato che porta da una stanza all'altra. Senza che io me ne accorga un'ombra mi sbarra la strada, lasciandomi interdetta.
Inevitabilmente il ricordo della stessa notte mi si presenta davanti, offuscandomi la vista, facendomi girare la testa e in un attimo rivedo me stessa stesa sul letto, e le sue mani mi stringono la gola senza che abbiano intenzione di mettere fine a quella tortura. L'orologio che segna le quattro della notte, la sua risata che rimbomba come un disco rotto nella mente.
"Ma cosa.." bisbiglio per non creare confusione all'interno di quel luogo cosi silenzioso e pacifico. L'istante dopo è come se nell'intera struttra fossi rimasta solo io, come se tutti avessero avuto un contrattempo, un improvviso impegno impossibile da rimandare.
Mi convinco allora che sia tutto apposto, che tutto stia andando per il verso giusto e che quell'episodio sia solo uno, e allora quale importanza poteva avere un solo accaduto come quello? Forse è solo frutto della mia immaginazione, penso.
Me ne convinco in fretta, la notte dormivo poco e le allucinazioni erano una delle conseguenze.
Scappo, non mi resta nient'altro da fare. Saluto velocemente le mie amiche, tornando a casa.
La serata procede tranquilla, mentre qualcosa in me è irrequieto e non mi sento affatto tranquilla. Trascorro così tutta la serata con i miei genitori, mi sento al sicuro solo con loro e non ho idea del perchè, ma forse un motivo c'è ed io sto solo tentando di spingerlo con forza in uno degli angoli più remoti che la mia mente conosca, tanto capace da farmelo dimenticare e far tornare al punto di partenza.
Loro cauti mi domandano se qualcosa non va, ed io vorrei dir loro che si, qualcosa che non va c'è e persiste nel tempo, si arrampica su di esso e da lì mi guarda imponente, tanto che sento il suo sguardo ardermi addosso e quasi sento la sensazione della pelle che brucia su di me, avvolgendomi completamente. Annuisco, vedo il suo sorriso sfumare davanti a me nell'aria, fiera di me per non aver raccontato la realtà, o quella che sembra esserlo.
Mi stendo sul divano, sono cosi stanca eppure ho l'impressione che non sia ancora iniziata e che continuerà fino a che non sarò distrutta.
Ormai sono le undici, i miei genitori stanno per andare a dormire ed entrambi mi scoccano un bacio su entrambe le guance augurandomi la buona notte, anche se ho particolari dubbi su questo.
Tutto procede per il verso giusto, passano addirittura le due ed ho così sonno che spengo il televisore, diretta verso la mia stanza ormai buia.D'un tratto la stessa ombra si rigetta su di me non curandosi di farmi male.
Cosi vicina a me, tanto da poterla respirare.
Le guardo il viso, così poco esposto alla luce.
Porta una cicatrice che le attraversa il volto in tutta la sua lunghezza.
I capelli rossi, lunghissimi.
Una manciata di lentiggini ben evidenti le dipingono il viso pallido.
Gli occhi verdi, minacciosi.
Sto tremando, forse lei se n'è accorta ma non ci fa caso. Di getto prende il mio mento tra l'indice ed il pollice, guardandomi negli occhi.
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She, my demon
FantasyAltra notte, altro incubo. Ogni notte, ogni fottuta notte lei è lì, sopra di me. Stringe la presa sul mio collo, mozzandomi il fiato.