Capitolo otto

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Ancora stento a credere che sia realmente successo ciò che è successo.
È l'ora di pranzo di un sabato, precisamente l'una e qualcosa, ma l'orologio è troppo lontano ed io non ho la minima voglia di alzarmi.
Ripenso a ieri, perchè ho accettato che mi baciasse? Lo volevo anche io, ma non dovevo cedere. Mi maledico mentalmente per questo, Il mio senso di autocontrollo sembra proprio esser andato a puttane da quando quella ragazza gira per casa mia, ogni volta sempre più svestita. questa sera a quanto dicono i miei è importante per mio padre: verranno a cena i suoi colleghi ed il suo capo, nè io nè mamma li conosciamo. Non mi interessa più di tanto, se non per il dettaglio che il capo è una donna, e da quanto ci ha raccontato mio padre ha l'aria di una a cui i ragazzi non fanno impazzire. Ha una tentina d'anni, forse un po' di meno ma non mi interessa un gran che.
Mi alzo dal letto, diretta verso il bagno. Faccio una doccia veloce lavando anche i capelli, e siccome non ho niente da fare ne approfitto per parlare al telefono con Claryssa. Le racconto del succhiotto, della punizione e della cena di lavoro di questa sera. Mi accorgo troppo tardi di essermi fatta sfuggire il dettaglio del succhiotto e so che lei potrebbe benissimo chiedermi chi è stato a farmelo, ma per fortuna cambiamo subito argomento.

*

"Buongiorno signor Smith."
Sono le otto di sera, i colleghi ed il capo di mio padre sono appena entrati in casa, ed io non ho fatto altro fin'ora se non fissare
Insistentemente la donna dai capelli biondi seduta a capotavola: capelli lisci naturali, lentiggini ed occhi verdi. Come fanno quegli uomini a non distrarsi? Scuoto la testa. la sto guardando da quando ha varcato la porta di casa e scommetto che se non se n'è già accorta se ne accorgerà a breve.
"Buongiorno colleghi!" Sorride loro mio padre, facendoli accomodare al tavolo. La donna bionda si gira verso di me, ecco! Io lo sapevo.
Ora viene verso di me, forse vuole solamente salutarmi, penso.
"E tu come ti chiami?" Chiede presentandosi. Meda, dice di chiamarsi. in quel momento non trovo altro nome che le stia bene quanto il suo.
"Layla" dico io arrossendo, mentre lei mi squadra da capo a piedi. cerco di non farci caso, ma l'impressione di esser osservata mi travolge. Mi guardo intorno, ignorando cosi meda. Fa freddo, abbastanza da capire che qualcosa non va.
'Si congela!' Osserva mia madre coprendosi le spalle con un maglioncino di neve. Nuovamente mi guardo intorno, il sangue si gela, e tra le gambe qualcos'altro si scalda. Dietro Meda, Asal. Asal con un vestito bianco attillato, i capelli raccolti e legati in una coda di lato. Sento l'aria abbandonarmi. Il respiro si velocizza, divenendo irregolare.
La guardo, non posso toglierle gli occhi di dosso. Bella, è bellissima. Le fossette evidenti, ma lei non sorride, affatto.
Indica prima Meda, poi me, e di nuovo Meda. Che sia gelosa? Mi gioco la carta della partita tra noi, il famoso 'se vuole giocare, giocheremo'. Mi giro, sistemando il vestito davanti a lei, ignorandola totalmente.
"Sedetevi pure" dice mio padre una volta pronta la cena.
Come antipasto delle porzioni di gamberetti in salsa cocktail, i miei preferiti.
Asal è lì, e stranamente hs gli occhi puntati sul mio seno.
Nonostante io abbia abbassato la testa sento il suo sguardo bruciarmi addosso, non mi sorprenderei affatto se fosse cosi.
Davanti a me una sedia vuota: io ci vedo Asal.
Ma questa volta non è la mia immaginazione, Asal è seduta davanti a me, e mi guarda maliziosa.
La guardo male, e lei mostra un sorriso poco rassicurante.
'Quanto sei carina, Layla'
'E quella gonna?'
'Posso levartela?'
Stringo le cosce, la detesto.
Scuoto il capo, 'no' dico. Per fortuna tutti sono distratti e nessuno può vedere me o sentire lei, lei che è cosi stronza e sfacciata da presentarsi ad una cena di lavoro per tenermi d'occhio, perchè questo è il suo unico scopo e non lo nasconde neanche.

*

'Ti avevo chiesto di lasciarmi stare'
'Poi mi hai baciata'
'Non volevo'
'Ah no? non dicevi lo stesso, ieri'
"Vaffanculo Asal, davvero, perchè non mi lasci stare?"
'Perchè mi va, e Layla, voglio che tu sappia che non c'è niente che io faccia se non lo voglio, ti è chiaro il concetto?'
'E io adesso voglio te'
'So bene che ti piace tutto questo, per cui non vedo perchè negarlo, o sbaglio?'
'Asal smettila, per favore'
'Devo smetterla di fare che cosa, Layla?'

She, my demonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora