"Layla svegliati, devi andare a scuola!" Sento mia madre urlare dalla cucina. Con le poche forze che ho in corpo mi siedo, guardandomi intorno, sperando di essere sola.
Di corsa apro l'armadio per cercare qualcosa da indossare: felpa nera e jeans strappati e corro giù per le scale per fare colazione.
Tra qualche minuto ho l'autobus e se arrivo in ritardo claryssa questa volta mi uccide. Mi siedo a tavola, anche se a dire il vero non ho nemmeno troppa fame, tanto che mangio solo una fetta di pane con la marmellata e bevo il mio solito succo alla pesca, prima di prendere lo zaino e scappar verso la fermata, dove sia claryssa che katrine mi aspettano come ogni mattina."Mi stupisce il fatto di non vederti correre per non perdere l'autobus" scherza katrine, scoccandomi un bacio sulla guancia. Sono certa che katrine sia la ragazza più carina della scuola: lentiggini, capelli neri ricci ed occhi verdi, il fisico a clessidra ed uno stile assurdo.
Ricambio il bacio, e claryssa ci guarda sospettosa. Lei crede che a katrine piaccia io, e ovviamente crede anche che a me piaccia lei, ed in realtà non ci ho mai pensato seriamente, ma ho una ragazza dai capelli rossi che non pensa ad altro se non a come umiliarmi e confondermi ogni giorno, e un'altra ragazza non saprei come gestirla.
"Stupisce anche me, comunque smettila di guardarci cosi!"
"Cosi come?" Finge lei. "Non vi sto guardando, anzi"
"Claryssa lei è fidanzata ed io, beh"
claryssa sbarra gli occhi, perche non sto mai zitta?
"Beh cosa?"
"No, era per dire" mi difendo io, e per fortuna l'arrivo della corriera mi salva il culo anche questa volta.
Arriviamo a scuola e come al solito la professoressa di chimica ritarda di mezz'ora, mi chiedo se sia legale..in ogni caso comincia la lezione, e non trovo niente di più noioso che la sua stupida materia piena di formule e lettere.
Le prime tre ore trascorrono tranquillamente, fino a quando un sbuffo di vento mi fa rabbrividire. Non so se sia il tempo di oggi o l'ennesima scenata di asal, a cui non sono ancora abituata.
Come temevo sento la sua mano sfiorarmi la coscia.
'ciao, layla' bisbiglia lei, e intanto la sua mano accarezza la mia pelle, inaspettatamente mi sento al sicuro.
Le lancio uno sguardo d'intesa, l'idea che le persone possano vedermi parlare con 'questa cosa qui' mi imbarazza alquanto.
'Capisco, non puoi parlare'
'Ti guardavo questa notte, sei tremendamente carina mentre dormi' sorride, vorrei dirle qualcosa, ma anche se potessi non riuscirei, le parole sono ferme, bloccate in gola ed io non riesco più a dir nulla. Deglutisco quasi graffiandomi la gola, e cerco di concentrarmi il più possibile su quello che la professoressa sta spiegando.
'Ti avrei svegliata, ma dormivi cosi bene..' passa le dita tra i miei capelli, e sotto la canottiera i miei capezzoli si fanno visibili, asal sorride soddisfatta, spostando il tocco sul mio collo, scendendo sempre più in basso, ed io ho già capito qual è il suo scopo.
'Non puoi muoverti..mi sa che non hai proprio scelta' bisbiglia vittoriosa, stringendo tra le mani i miei seni.
Faccio cadere la matita a terra, attirando l'attenzione dell'intera classe. Senza troppe moine faccio finta di niente e la raccolgo, quando sento il corpo di asal su di me. Scuoto il capo, mentalmente le dico di fottersi.
Le circondo i fianchi con il braccio libero, l'altro intanto lo uso per appuntare ciò che c'è scritto sulla lavagna. La sento muoversi su di me, e sul quaderno, in un angolo, scrivo: 'smettila'. La osservo avvicinarsi, prende in mano la mia matita e risponde con un 'allora tu stringimi più forte' la guardo in viso, chissà cosa nasconde quella cicatrice. Faccio come dice, la stringo più forte a me e appoggio il mento tra la sua spalla ed il collo, e lei appoggia la testa alla mia. È cosi surreale, tanto che vorrei durasse per tutta la vita."Bene ragazzi, ormai mancano tre minuti per cui potete preparare gli zaini" annuncia la professoressa di arte gli ultimi minuti dell'ultima lezione. Noi di fretta sistemiamo il banco, e ad aspettarmi seduta su di esso c'è asal.
'Ti diverti, eh?' le dico una volta uscita da scuola. Lei è di fianco a me, e mi tiene la mano.
'Non sai quanto' ride, poi mi scompiglia i capelli con la mano libera.
Raggiungiamo casa, per la prima volta lo facciamo insieme, senza il bisogno di cercarla ovunque. Le racconto di quello che ho fatto le prime due ore, dove lei ancora non c'era.
Esordisce con un 'che noia' poi scoppia a ridere, ed io con lei.
'Non capisco come tu faccia a sopportare quei quattro coglioni'
'Sono tre anni che li vedo'
'Ci si abitua' rispondo dopo aver salutato i miei genitori, mentre lei entra nella mia stanza lanciandosi a peso morto sul letto, ed io mi chiudo la porta alle spalle, raggiungendola.

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She, my demon
FantasíaAltra notte, altro incubo. Ogni notte, ogni fottuta notte lei è lì, sopra di me. Stringe la presa sul mio collo, mozzandomi il fiato.