Capitolo ventitre

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"Layla, forse non ti è chiara una cosa"
Ora Asal è qui, anzi, siamo qui, ed io mi sento completa.
Scuote la testa, prendendomi per un polso, per poi spingermi senza il minimo riguardo lontana da lei. Mi guarda con disappunto, tanto da mettermi i brividi. Non parlo, non ne ho il coraggio e quindi lascio parlare lei.
Mi ritaglio del tempo per osservarla meglio: il vestitino bianco non lo indossa più, al suo posto una camicietta semi trasparente copre il suo corpo. In poco tempo le sono cresciuti i capelli, ora le arrivano quasi fino alle fossette di venere, sono più lunghi dei miei.
La sua voce mi riscuote, riportandomi alla realtá.

'Layla, mi stai ascoltando almeno?'
Sbuffa, scommetto che la voglia di prendermi a schiaffi in questo momento supera addirittura la voglia che ha di amarmi.
'Non volevo ridere'
'Ma lo hai fatto'
'Non ci ho pensato'
'Tu non pensi mai a cosa può ferire una donna'
'Questo non lo puoi sapere Asal'
'Hai ragione, non posso, o forse si'

Dice, poi si alza e senza rivolgermi la parola mi volta le spalle, ed io mi ritrovo a fissarla da lontano, mentre indifferente al resto del mondo si siede ed inizia a leggere un libro.
Ci risiamo. Scuoto il capo, mi siedo appoggiandomi al muro, ed una lacrima sfigura il mio viso scavato. Non la fermo, non ho l'impulso di asciugarmi gli occhi e fare finta di niente.
Per una volta lascio che il dolore prenda parte di me, facendomi sentire viva. Scoppio a piangere, tanto che il dolore m'assopisce, ma restare sveglia è l'unica cosa in grado di farmi capire che in qualche modo io esisto ancora, che una parte di me, quella razionale, da qualche parte c'è, e che Asal è solo un punto della mia vita da comprendere.
Perchè a comprendere Asal non sono ancora capace, e la parte di me che la guarda innamorata è solo un punto di partenza da cui imparare che l'amore non è poi così facile da vivere come nei film, come tutti dicono.
Oppure lo è, lo è e asal è solo una stronza, ma lei si, lei sa amare ed io invece devo ancora capire come si fa.
Più la guardo e più mi accorgo di quanto possa essere bella, tanto che inizio a chiedermi perchè proprio io.
La voglia di litigare con lei è tanta, litigare con lei fa parte delle piccole cose che rendono ciò che siamo reale, vivo. Mi alzo, decisa mi dirigo verso di lei che non mi degna nemmeno di uno sguardo.

'Cosa intendevi per forse si, Asal?'

Domando insicura, lei continua ad ignorarmi.
'Asal?'
'Asal andiam-'
'Intendo che forse avresti potuto non ridere quando ti ho detto che vivo di noi!'
Urla, urla cosi forte che temo di esser trasportata via dalle sue grida, dal suo odio per me. perchè è chiaro che mi odia, adesso.
E se non mi odia ci è sicuramente vicina.
'Ho sbagliato!' Urlo a mia volta avvicinandomi a lei, che allarmata si alza, e non so come ma sono io a ritrovarmi spalle al muro. Asal è davanti a me e sembra quasi voglia evitare che io scappi, ma io non voglio farlo, dopo quasi una settimana passata ad evitarci scappare è forse l'ultimo dei miei pensieri.
'Hai sbagliato' ripete ridacchiando, ed ora sono io a sentirmi presa in giro. Mi guarda negli occhi, tenere il contatto con questa ragazza mi fa sentire nervosa, giudicata.
'Si, ho sbagliato e nel caso non lo avessi capito ho detto che mi dispiace'
'Non puoi cavartela sempre cosi, Layla'
'Lo so, lo so asal credimi, lo so'
'Forse non ne sei abbastanza consapevole, non credi anche tu?'
'Asal per favore, smettila'
'Smetterla! e di fare cosa?'
'Di fare la stronza!
'Ah, ora la stronza sarei io eh?'
'Dio..lasciami parlare per una volta!'
Urlo, e sono ad un passo dallo scoppiare a piangere di fronte a lei che non ha nient'altro da offrirmi che la sua rabbia.

She, my demonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora