La giornata è iniziata con il piede sbagliato, ma la cosa non mi sorprende affatto. Da qualche giorno a questa parte sono sola, ed è la cosa peggiore che potesse succedere, soprattutto oggi, proprio oggi che il mondo sembra avercela con me. Sono sdraiata a leggere e il tempo non ha intenzione di passare, non riesco a distogliere l'attenzione dalle parole di Asal.
Vivere per qualcuno, vivere per merito di un rapporto, di una relazione, ma a che scopo?
Vive di noi, ha detto lei. E come si fa?
Sono cosi concentrata a cercar una risposta alla mia domanda che il libro cade sul parquet provocando un rumore terribile, ed io sobbalzo. Mi ero dimenticata di star leggendo.
C'è una frase, l'ultimo verso di una poesia di Maria Rilke, che recita più o meno così.E noi che pensiamo la felicità come un’ascesa
ne sentiremo il tocco,
che quasi ci sgomenta,
quando una cosa felice cade.E mi fa pensare. Mi fa credere una stupida, perchè mentre io sono qui a disperarmi e a pensare che lei se ne sia andata lá fuori le persone continuano a vivere la loro vita, ad avere le piccole cose che spaccano il volto in sorrisi indimenticabili, un po' come quelli che avevo io, come quelli che mi causava lei con il suo essere imprevedibile. Che alla fine per le persone le piccole cose sono quelle un po' inutili, quelle messe lì per riempire spazi vuoti che qualche cosa importante ha lasciato, le cose importanti di cui proprio si crede di non poterne fare a meno, e alla fine quando meno te lo aspetti ti rendi conto del fatto che non fosse poichè tanto indispensabile da non vedere più il mondo allo stesso modo, e allora un minimo riprendi a vivere perchè alla fine non importa delle grandi dimostrazioni di qualunque persona, ma dai piccoli gesti, dalle piccole cose che la propria persona ti offre, e nel mio caso la mia persona era Asal, e lo è ancora perchè la voglia di lasciar perdere a quanto pare tende a starmi lontana.
Allora sento ribollire la rabbia dappertutto.
'Asal, ci sei?'
Bisbiglio, rompendo il silenzio che aveva preso possesso della stanza. Scuoto il capo, non c'è.
Non è qui ed il motivo è evidente, e di certo la colpa è mia.
Mi guardo intorno, ormai è diventato un vizio, un vizio che inevitabilmente mi riporta a lei, a quando lei c'era se mi giravo. Ora invece guardo dietro di me e l'unica cosa che vedo è un ammasso di vestiti e calzini che non ho ancora piegato e messo via da quando Claryssa è rimasta a dormire qui.
Ero felice per merito suo, a causa delle cose che faceva, delle attenzioni che mi dava, del modo in cui mi trattava, poi come un bambina che non sa distinguere gli argomenti seri e quelli divertenti le ho riso in faccia. Penso di aver visto la distruzione sotto agli occhi, nel mio bagno, aggiungerei senza esser troppo precisa. Vorrei tanto sotterrarmi, oppure tornare indietro, facendo in modo che in quel bagno nessuna delle due possa entrarci per alcun motivo al mondo. Probabilmente litigare perchè io la respingo suona meglio.Dunque mi cambio, indosso il pigiama da cinque giorni, addosso giace ancora il profumo di Asal. Qualunque cosa mi riporti a lei è decisa a rimanere, forse per farmela pagare, o magari per torturarmi e basta. In caso quello fosse il suo obiettivo finale posso farle i miei complimenti, perchè fin'ora ci sta riuscendo alla perfezione.
Mi guardo allo specchio, mia madre dice che mi vede dimagrita, ed effettivamente il viso si è fatto più scavato, più appuntito.
Lascio correre, pettino i miei capelli castani, sono annodati e tutti scompigliati. l'improvvisa voglia di cambiare m'investe.
Credo di dover fare qualcosa, e d'improvviso un flashback invade i miei pensieri.
So cosa fare. Qualcosa mi dice che lei è lì, sullo stesso tetto dove l'ultima volta abbiamo discusso perchè lei era convinta che tutto ciò dovesse giungere ad una fine. Per una volta posso dire che ha mantenuto la parola.
Metto le scarpe, e mentre mia madre mi tira un'occhiaccia chiudo la porta dietro di me, correndo via.
STAI LEGGENDO
She, my demon
FantasíaAltra notte, altro incubo. Ogni notte, ogni fottuta notte lei è lì, sopra di me. Stringe la presa sul mio collo, mozzandomi il fiato.