CAPITOLO VENTICINQUE!🎈

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non è nulla affrettato! la storia sta proseguendo secondo i miei piani; e per quanto possa sembrare brutta o tantomeno "liquidata" credetemi che non lo è, spero che il capitolo vi piaccia

CAPITOLO VENTICINQUE!🎈

sei mesi dopo.

Sorrisi osservando le stelle, mentre il braccio di Mario mi cingeva le spalle.

«Tutto questo non può essere vero.»

  Mario scosse la testa, accennando un piccolo sorriso.

«Io e te ad osservare le stelle. Non lo facevo da anni.»

  Continuò il castano, un ampio sorriso prese forma sul mio viso e gli accarezzai la mano.

«Mi stai facendo rinascere, Alice.»

  Sussurrò, mi voltai verso di lui, e sorrisi.

«Non mi pento di avere una ragazza come te, e lo sai.»

  Mi sussurrò dolcemente all'orecchio, rimasi in silenzio quando il castano avvicinò il suo viso al mio e fece scontrare le nostre labbra.

«Ti amo.»

  Mi sussurrò, guardandomi negli occhi. Sentii un peso insopportabile sul petto e le farfalle svolazzare nello stomaco. Lo amavo, ne ero innamorata. Lo sapevo.

Con i suoi grandi occhi scuri e la sua capacità di starmi accanto. Forse ero innamorata di lui dal primo giorno.

«Ti amo anche io.»

  Sussurrai, quasi come se non volessi che lui ascoltasse. Il ragazzo mi sorrise, prima di attirarmi a sé e far scontrare le nostre labbra e far intrecciare le nostre lingue.

-

quattro mesi dopo.

Milano, 13 settembre 2020.

   «Si è addormentato.»

  Sorrisi a Greta, ritornando nell'ampio salone. La mia ormai coinquilina annuii e mi sorrise dolcemente, stendendosi sul divano in pelle nero.

«Per fortuna ci sei tu, Ali, non so cos'avrei fatto senza di te.»

Ricambiai il sorriso, e mi sedetti sulla sedia di fronte al divano.

  «Luca ormai è impazzito; lo porta ovunque.»

  Ridacchiai, e poi un tenero sorriso si dipinse sul mio volto.

«Menomale che non lo voleva eh.»

  Greta rise portandosi i capelli scuri su una spalla, ed io le feci un occhiolino.

«Io però aspetto ancora te e Mario.»

«Ce ne vuole di tempo, Gre.»

  La ragazza scosse la testa divertita e alzò gli occhi al cielo.

Da ormai mesi tra me e Greta le cose non andavano come prima; non ci incontravamo tutti i giorni come prima della gravidanza. Lei era spesso in giro per l'Italia o almeno nelle vicinanze con Luca, o comunque chiusa in casa a prepararsi psicologicamente per l'arrivo del bambino. Sorrisi pensando a Diego, il mio nipotino. Quando dicemmo il nome del bimbo a Diego, o Izi, il ragazzo scoppiò a ridere mentre piangeva.

"Sei il nostro esempio, Die."

Gli aveva detto mio cugino, dolcemente. E poi arrivò l'attesissimo giorno: il 13 agosto.

-

Mi truccai velocemente prima di chiudere la porta di casa alle mie spalle. Ad aspettarmi c'era Mario, nella sua auto nera e perfettamente pulita.

«Sei bellissima.»

Mi mormorò all'orecchio, prima di lasciarmi un bacio casto sulle labbra.

«McDonald?»

Mi chiese, ridacchiando. Annuii, e lui cominciò a guidare per la meta.

Diedi un morso al mio cheeseburger, godendomi il suo sapore. Quando però il telefono di Mario cominciò a squillare, lo guardai confusa. A chiamare era Luca, ma Mario riattaccò e il telefono del mio ragazzo ricominciò a squillare, Gionata, poi cominciarono a chiamare me: Diego, Paolo, Mirko.

  Guardai Mario seriamente preoccupata, e il castano rispose ad uno di loro.

«Che succede?»

  Dopo che Mario assunse uno sguardo quasi shockato, e puntò i suoi occhi su di me, ebbi un sobbalzo.

«Greta è in ospedale; a momenti partorirà.»

Mi aveva detto, prima che io mi alzassi e insieme a lui mi diressi alla macchina, tremando e sorridendo come una scema.

Siamo come tanti. [TEDUA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora