"Dove andate stasera?"
"Al Boom Boom Room."
Hannah mi guarda dalla porta mentre, sempre più in crisi, guardo l'armadio senza sapere cosa mettermi. È il compleanno di Jace e i suoi genitori, ricchissimi imprenditori, hanno affittato l'intero locale per lui e gli invitati. Sean mi passa a prendere tra dieci minuti ed io sono ancora in intimo, truccata e pettinata come Charlotte di Geordie Shore, ma in mutande e reggiseno. Page ha insistito per portarmi di nuovo da parrucchiera ed estetista, ma poi doveva andare a cena con i suoi genitori a cena e mi ha lasciata alle prese con un armadio pieno di golf e jeans. Non ho niente di adatto per il Boom Boom Room. Hannah si avvicina per sbirciare nell'armadio.
"Non hai niente di adatto per il Boom Boom Room." Ecco capitan ovvio. "Vieni ti faccio vedere una cosa."
Mi infilo una maglia al volo e la seguo nella loro camera. Ci sarò entrata si e no tre volte, ma mi dimentico sempre di quanto è bella: letto matrimoniale, a baldacchino, armadio bianco a quattro ante appoggiato alla parete in fondo, e lo specchio, circondato di lampadine. Lo adoro. Mi ricorda molto quello dei camerini delle dive storiche, come Marylin ad esempio. Hannah prende una scatola da sotto il letto, sul cui coperchio c'è una targhetta con scritto: "Liceo". La rovescia sul tappeto. Foto, alcune bellissime, che la ritraggono con Carl al ballo di fine anno, al diploma, in vacanza a Los Angels. Era davvero bellissima e con un fisico da paura. Una in particolare mi colpisce: lei e Carl in un parco che si baciano: Hannah ha una pancia così tonda, non può essere solo qualche chilo di troppo. Sembra... incinta. Ma no, non può essere. Non me ne ha mai parlato. Prendo la foto e mi siedo sul tappeto insieme a lei guardandola con la classica espressione: "Ma che cazzo?!"
"Quando eravamo al secondo anno" inizia a raccontare Hannah, intuendo di dovermi dare delle spiegazioni. "Ho conosciuto Carl. Era il classico playboy dell'ultimo anno, capitano della squadra di football, prossimo alla borsa di studio. Ci siamo conosciuti in biblioteca. Io per mettere da parte i soldi per pagarmi il college davo repitizioni. Ero piuttosto brava, mentre lui aveva qualche materia sotto. Così niente, abbiamo fatto tre o quattro incontri e poi mi ha invitata ad uscire. È inutile dire che ne ero giá innamorata persa." Fa un sorriso, quasi d'imbarazzo e io le sorrido a mia volta, avvicinandomi un pò di più a lei per prenderle le mani. "Abbiamo corso tanto. Dopo solo tre mesi abbiamo fatto l'amore. Per me era la prima volta, mentre per lui no. Avevo una paura tremenda, ma Carl è stato davvero bravo, mi ha fatta sentire unica. Però non eravamo protetti, così sono rimasta incinta. Avevamo deciso di tenerlo ed io mi sono subito innamorata di quel bambino e dell'idea di diventare mamma. Però al settimo mese..." gli occhi le si riempono di lacrime. Lacrime amare, esprimenti tutto il suo dolore che ha accantonato negli anni. Mi fa male vederla così. Vorrei poter allontanarla da quella sofferenza. Proteggerla. Faccio la prima cosa che mi viene in mente: l'abbraccio, l'abbraccio stretta, come non ho mai fatto prima. Hannah è così fragile ed io non me ne sono mai accorta. Ancora scossa dai singhiozzi mi allontana leggermente per asciugarsi gli occhi e schiarirsi la voce, che comunque esce roca e strozzata per il pianto.
"Al settimo mese, mi si sono rotte le acque. Siamo corsi all'ospedale, ma il bambino era giá morto quando sono arrivata. Ero distrutta. Distrutta dai sensi di colpa. Non ho più voluto avere figli per paura di ucciderne un altro."
"Hannah, non dire così, tu non c'entri assolutamente niente. Amavi quel bambino, non avresti mai potuto fargli del male."
"Adesso io però devo ringraziare quella paura, perchè senza di lei non ti avrei mai conosciuta." Mi sorride, guardandomi con due occhi che mi trasmettono tutto l'amore sconfinato di cui non mi sono mai accorta. Lo sguardo di una mamma che guarda sua figlia, come per dirle: "Sei l'unica cosa giusta che ho fatto."
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Il mio angelo
Short Story"Sei stata tu a salvarmi: senza di te non avrei superato ciò che mi è successo. Quindi sei un po' angelo anche tu."