Capitolo 19.

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"Zoe Abigal Thomas, dove cazzo sei finita?"

Page urla sempre al telefono. Dio non la sopporto. Che poi per cosa? Solo mezz'ora di ritardo che sto cercando di recuperare correndo come una pazza tra una stazione della metro ed un' altra per arrivare in centro da lei. Ieri sera ho lavorato al pub nel turno di notte e per recuperare un po' di sonno, dato che anche stasera devo di nuovo lavorare, ho dormito tutta la mattina fino all'ora in cui avrei dovuto trovarmi con Page. È stato sonnellino devastante che mi ha lasciato solo un forte mal di testa e delle occhiaie violacee che il correttore non provava nemmeno a coprire. Così con i miei occhiali scuri cerco di sgaiattolare fuori dall'ultima stazione e di raggiungere la mia sclerotica migliore amica alla panchina dove mi sta aspettando.

"Paage" la chiamo. Lei alza il viso dal suo libro e mi guarda cercando di mantenere un'espressione seria che subito si scioglie in un sorriso quando mi vede correre come una pazza.

"Ciao tesoro." mi saluta abbracciandomi "a che ora hai chiuso ieri sera?"

"Alle cinque." metto su la faccia da cucciolo che le ruba subito una risata. Page mi prende a braccietto e mi trascina nel primo negozio, pronta ad iniziare lo shopping del venerdì pomeriggio, tradizione intoccabile da un paio di anni a questa parte. Mi porta in circa otto negozi diversi ed io non vedo l'ora che sia finita: non amo particolarmente lo shopping. Ha giá comprato un vestito, un paio di pantaloni ed una giacca, ma sembra non bastarle mai.

"Mentre tu eri impegnata con il tuo ragazzo alcolizzato" esordisce mentre sbircia nello scaffale delle borse laccate "Ho conosiuto un tipo."

"Cooosa?" strabuzzo gli occhi e mi piazzo tra lei ed una Chanel decisamente troppo costosa. Cercando di non pensare alla parola alcolizzato, la trascino fuori dal negozio e poi in un bar, dove occupiamo l'unico tavolino libero.

"A scuola mi sono inscritta al corso di scrittura creativa, te ne avevo parlato se non sbaglio?" annuisco e le faccio cenno di continuare "Ieri c'è stata la prima lezione ed io sono arrivata tardi, così mi sono seduta a fiamco di questo ragazzo moro perchè era l'unico posto libero. Lui non ha ascoltato nemmeno una parola del professore, perso com'era nella musica proveniente dai suoi auricolari nascosti dal cappuccio." il cameriere la interrompe quando ci porta le nostre ordinazioni, ma lei riprende subito il filo del discorso appena questo se ne va "Quando è suonata la campanella lui si è voltato verso di me con un sorriso sfacciato ed io ho visto per la prima volta i suoi occhi: erano di un verde mare davvero intenso e così profondi che per un attimo ho creduto di sprofondarci con tutte le scarpe."

La sua aria sognante è talmente buffa che non riesco più a trattenermi dal ridere ed inizio a sghignazzare. Page mi guarda sbalordita e mi tira un fazzoletto di carta appallottolato per cercare di farmi smettere.

"Sei davvero pessima lo sai?" mette su il broncio ed incorcia le braccia, facendomi ridere ancora di più.

"Dai sono seria." le dico asciugandomi le lacrime "Cosa è successo poi con occhi verde mare?"

"Ha buttato a puttane tutti i miei sogni uscendosene con un 'Ti permetterò di stare accanto a me durante questo corso se mi lasci copiare i tuoi appunti.' "

"Non ci credo! E tu che hai risposto?"

"Gli ho detto di aver capito per quale ragione era l'unico a non avere un compagno di banco e che avrebbe continuato a stare solo per quanto mi riguardava. Quando sono uscita ho sentito il suo sguardo addosso ma non mi sono voltata. La sera mi ha mandato un messaggio di scuse su facebook ed abbiamo iniziato a parlare, finendo poi per scambiarci i numeri. Sa essere incredibilmente dolce nonostante le continue frecciatine. Ci siamo incontrati anche oggi a scuola ed abbiamo pranzato insieme a mensa. È anche simpatico, abbiamo riso praticamente tutto il tempo. Quando ci siamo salutati mi ha chiesto di vederci e quindi stasera mi porta fuori." dice soddisfatta non abbandonando l'espressione sognante di poco prima.

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