Capitolo 16.

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"Sto cercando Zoe Abigail Thomas. Mi sa dire dove è la sua camera, per favorere?"

La sua voce. È qui fuori, nel corridoio. Mi si sta giá formando un nodo alla gola. Non voglio vederlo, non resisterei ai suoi occhi, alla sua bocca, al mio bisogno di lui. Merda.

"Mi scusi ma ora non può entrare. L'orario di visita inizia tra un'ora."

"A me non frega un cazzo dell'orario di visita. Io devo vederla."

È disperato ed urla, nonostante la voce spezzata. Vorrei tanto raggiungerlo, abbracciarlo, baciarlo, dirgli che sto bene, che va tutto bene, che possiamo ricominciare da capo, ma resto inchiodata a quel letto, senza fare niente. Sono congelata. Bloccata dal suo corpo che mi opprine contro il muro, bloccata dai vetri della finestra. Sta svanendo l'effetto degli antidolorifici e i tagli mi iniziano di nuovo a bruciare sotto il cerotto.

"La prego signorina, mi dica dove è."

"È nella 335. Non si faccia vedere da nessuno, mi raccomando."

"Grazie mille, davvero."

Sento dei passi veloci, il mio cuore inizia a battere all'impazzata, sembra essere l'unica parte ancora in vita di me. La porta si spalanca all'improvviso e lui entra. Ha i capelli arruffati, come non glieli ho mai visti, il viso solcato da occhiaie violacee profonde, gli occhi gonfi e rossi per le lacrime, ma quando fissa le sue iridi grige-blu sulle mie e la sua bocca si apre in un sorriso, io non posso fare a meno di perdere un battito. Sembra quasi sollevato nel vedermi cosciente. Si avvicina lentamente, forse impaurito. Il suo sorriso si fa sempre più spento e quando la sua attenzione viene catturata dal cerotto, ne sparisce ogni traccia.

"Amore mio, cosa è successo?" si precipita al mio letto, con dolcezza mi prende la mano e mi strofina la fasciatura in punta di dita. Io non rispondo, non riesco a sciogliere il nodo che mi blocca la gola.

"Ti prego parlami." La sua voce è implorante ed il mio cuore inizia di nuovo a battere velocemente.

"Cazzo Zoe. È straziante vederti così. Ti ho chiamata almeno quindici volte e ho smesso di contare i messaggi che ti ho mandato. Tu non mi rispondi, mi fai preoccupare a morte, arrivo qui e non mi parli, non mi spieghi chè è successo, perchè hai quella fasciatura. Non so più cosa fare Zoe, non lo so più."

Si accascia sulla sedia, piangendo come un bambino, ed io lotto con l'istinto di buttargli le braccia al collo.

"Ho sbagliati Zoe." dice tra i singhiozzi. "Ero ubriaco e tutto quello strusciamento mi aveva eccitato più del dovuto. Tu eri bellissima con quel vestito, avevi un profumo buonissimo, ed io non ho resistito."

"Stai forse cercando di giustificarti?" la mia voce esce come un rantolo strozzato. Sono così arrabbiata, così delusa da lui che tenta di trovare scuse, come si fa con la maestra per non aver fatto i compiti.

"No amore, assolutamente no."

"A me sembra proprio di si. E sai una cosa, io non voglio un ragazzo così, a cui basta una sbronza per attaccarmi al muro."

"Non si ripeterá più, te lo prometto Zoe." si avvicina e mi prende la mano, che scrollo all'istante.

"Sai quante volte l'ha ripetuto mio padre a mia madre? Tu ne hai una vaga idea?"

"Di cosa stai parlando?"

"Della mia infanzia, Sean. Quando mio padre violentava mia madre ogni santo giorno per colpa dell'alcool, senza preoccuparsi di andare in un'altra stanza per non farmi vedere. Avevo solo otto anni quando l'ha uccisa."

Mi guarda sconvolto, senza dire niente. Gliel'ho detto, ho abbattuto ogni muro che mi proteggeva. E le lacrime che mi stanno insuppando il pigiama, sono solo un piccolo esempio della fragilitá che sta prendendo corpo dentro di me.

"E dopo la polizia, gli assistenti sociali, gli psicologi, non ho voglia di ricominciare tutto dall'inizio, di rivevere la stessa merda. Non ora che mi sto finalmente legando ad Hannah e sto cercando di ricominciare."

"Zoe, io... io non so cosa dire."

"Infatti non devi dire niente, devi andertene e non tornare più."

Il suo sguardo è vuoto e la sua faccia una maschera di terrore. Lo odio per quello che mi ha fatto, lo odio perchè ora non so come riuscirò a rimettere in piedi.

"Tu non sai quanto sei dannatamente importante per me, io non posso andare avanti se ti perdo."

Mi prende le mani tra le sue stringendomele e fissandomi negli occhi. Sento subito ogni fibra del mio corpo fremere al suo tocco, e gli occhi inumidirsi di nuovo per la vicinanza del suo viso al mio. Mi odio perchè non riesco a smettere di guardargli le labbra, desiderando solo che siano sulle mie.

"Tornate alla tua vita, Sean!"

"Sei tu la mia vita!"

Non riesco più a trattenere le lacrime, che lui prontamente asciuga con i pollici. Non può farmi questo.

"Ti odio!" gli urlo, spingendolo lontano con tutta la forza che ho. "Vai via di qui."

"Non posso."

"Perchè?" domando in preda alla disperazione.

"Perchè ti amo, Zoe!"

Ti amo.

"Ragazzo non può stare qui. L'orario di visita non è ancora iniziato. Se ne vada."

Un dottore è appena entrato in camera, ma io non riesco a concentrarmi sul loro scambio di battute. Sean esce dopo pochi minuti e il dottore viene verso il mio letto per il controllo.

"Signorina come si sente?"

"Meglio." se tralasciamo il fatto che il cuore mi è stato appena portato via da due oceani grigi.

"Se continua a migliorare con questa costanza, tra due giorni potrá tornare a casa. Intanto le tolgo la flebo."

Dopo avermi sgilato l'ago, il dottore fa per uscire ma io lo fermo.

"Mi scusi, posso farle una domanda?"

"Certo, mi dica."

"Ho un disperato bisogno di quel ragazzo, dottore. Nonostante sia per colpa sua che io adesso mi trovo qui, nonostante mi abbia distrutta, nonostante lo odi con tutta me stessa. È forse sbagliato secondo lei? È completamente da pazzi?"

"No, signorina." mi guarda e mi sorride. "Non è assolutamente da pazzi. Ho sempre pensato che solo chi ci ha uccisi, può salvarci."

***

"Z-zoe che succede?" balbetta incerta la sua splendida voce dall'altro capo del telefono.

"Sean, ti prego, vieni da me adesso."

"Sono giá qui."

Alzo lo sguardo e lo vedo. Ha ancora il telefono all'orecchio. Mi alzo dal letto e corro da lui, sorridendo al ragazzo più bello del mondo. Mi fermo a pochi centimetri dal suo corpo, tanto che sento il suo respiro caldo sul viso.

"Sei uno stronzo e anche un bastardo, ma io ti amo Sean. Ti amo da morire."

Premo forte le mie labbra sulle sue buttandogli le braccia al collo. Lui mi prende in braccio per farmi allacciare le gambe intorno al suo bacino. Mi stringe forte al suo corpo, ed io mi lascio invadere dal suo calore, dal suo profumo. Mi morde il labbro inferiore, baciandomi con così tanta foga da farmi dimenticare del mondo intero. Gli stringo forte i capelli con le mani, mentre lui mi tocca ovunque come per accertarsi di avermi davvero tra le sue braccia. Le nostre lingue si intrecciano, esplorano la bocca l'uno dell'altra. Inizia a lasciare una scia di baci bollenti sulla mascella scendendo poi giù sul collo e dietro l'orecchio. Mi morde la pelle, per poi leccarla subito dopo, facendomi gemere e sorridere. Il mio corpo è attraversato da brividi e fremiti che mi tolgono il respiro. Quando torna alla mia bocca, baciandomi di nuovo, mi sento in paradiso.

"Ti amo." gli dico sulle labbra. "Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo."

Inizia a ridere ed io con lui. Amo la sua risata, amo i suoi occhi, le sue labbra. È così fottutamente bello. Senza smettere di premere le sue labbra sulle mie, mi posa delicatamente sul letto e si sdraia vicino a me, stringendomi al suo petto. In questo momento mi sento a casa.

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