Tredici anni dopo...
La luce del sole sta iniziando proprio ora a filtrare dalla finestra socchiusa: saranno più o meno le sei di mattina. Prego intensamente che Jake dorma per almeno un'altra mezz'ora così che io possa riposarmi ancora un po' prima di andare a lavoro, ma il bambinello sembra aver architettato un piano per mandarmi dritta al manicomio.
"Mammaaa..." sento infatti chiamarmi dalla stanza accanto. Mi alzo con non poca difficoltá data la pancia da settimo mese di gravidanza inoltrato e vado a prendere il mio marmocchio di quattro anni che sembra non riuscire a stare più di venti secondi lontano da me. Entro nella sua stanza e lo trovo già seduto sul letto che mi sorride: in questi momenti, giuro dimentico tutte le ore di sonno che ho perso a causa sua, perchè in fondo questo bambino è tutta la mia vita.
"Buongiorno Jake." gli dico prendendolo in braccio.
"Buongiorno mamma." mi abbraccia stretto e mi lascia un bacino sulla guancia "Andiamo a svegliare babbo?"
"Che ne dici di lasciarlo dormire ancora un po' mentre noi ci andiamo a bere il latte?"
"Me li fai vedere i cartoni?" l'impertinente già a quattro anni mi ricatta.
"Se finisci tutta la tazza che ti preparo e mangi tre biscotti.." faccio finta di pensarci su un secondo mentre Jake mi guarda con i suoi due occhioni grigi imploranti "Te li faccio vedere."
"Affare fatto mamma."
"E questo dove l'hai imparato?" chiedo, a metà tra stupore e risate.
"Me l'ha insegnato babbo." ora si spiega tutto. Porto Jake al piano di sotto e lo mollo sul divano, dove si accende la tv, mentre io mi dirigo in cucina a preparargli la colazione.
Oggi io e Sean facciamo cinque anni di matrimonio e stasera mio marito mi porta a cena fuori, finalmente aggiungerei. Quando ho finito l'universitá ho aperto un mio studio dove tutt'ora faccio le sedute ai miei penzienti, mentre Sean è adesso direttore di una catena di negozi, in cui era stato ammesso come responsabile del magazzino appena data la tesi. Abbiamo cercato fin da subito una casa dove iniziare una convivenza e, una volta trasferiti, Sean mi ha chiesto di sposarlo. Me lo ricordo ancora quel giorno: era la prima notte nella nuova casa ed io ero stressatissima per via del trasloco, così lui mi prese in braccio e mi portò sul letto, aprì il cassetto del comodino e tirò fuori una scatoletta contenente un magnifico anello che con cura mise al mio anulare. Quel che è successo dopo lo ricordo ancora meglio, soprattutto per il fatto che non avevamo ancora ricomprato i preservativi e sono rimasta subito incinta. Ci siamo dovuti sposare prima che si vedesse troppo la pancia perchè io non volevo sembrare una televisione al mio matrimonio.
Jake è la copia sputata di Sean, tranne che per i capelli scuri uguali ai miei. È un bambino molto intelligente, ama i robot e tutto ciò che ha a che fare con lo spazio, ma soprattutto è molto dolce e generoso, esattamente come il padre.
"Buongiorno amore." Sean mi abbraccia da dietro, accarezzandomi la pancia.
"Buongiorno a te." dico girandomi per baciarlo. "Buon anniversario."
"Sono giá cinque anni eh?" sfodera quel sorriso che è ancora capace di farmi tremare le gambe.
"Sì amore." mi volto per mettere il latte di Jake, ormai pronto, nella sua tazza di Iron Man.
"Vieni tesoro è pronta la colazione." lo chiamo.
"Ancora cinque minuti mamma." sospiro esasperata: sarà una lunga giornata.
"Piccoletto, fai come ti dice la mamma." interviene Sean, senza staccarsi da me.
"Okay arrivo." sento mio figlio trascinarsi fino al tavolo della cucina senza la ben che minima voglia di fare colazione: fosse per lui non mangerebbe mai.
"Come sta la mia reginetta?" mi chiede il mio sexy marito, in pantaloni sformati del pigiama e maglietta.
"Catherine sta benissimo, è la mamma che non ne può più di sentirla scalciare." metto su il broncio e lo guardo con occhi da cucciolo.
"Alla mamma ci penso io." Sean mi prende il viso tra le mani e mi bacia di nuovo, facendomi sorridere come una quindicenne.
"Che schifo, io sto mangiando." commenta Jake ed io e Sean scoppiamo a ridere.
***
Sono due ore che mi trovo davanti all'armadio senza sapere cosa mettermi: tra la mia indecisione, che con gli anni è solo peggiorata, e i 9 chili che ho preso durante questi sette mesi, uscirei volentieri in pigiama. Provo un vestitino nero morbido premaman e mi guardo allo specchio: sembro una balenottera.
"Sei bellissima, amore." Sean appare dietro di me, in giacca e cravatta, ed è davvero stupendo.
"Sono enorme." mi lamento, voltandomi per guardarlo negli occhi.
"È scientificamente provato che le donne incinta non possono essere brutte." inizia a baciarmi sul collo con una lentezza estenuante, provocandomi brividi ovunque.
"Amore, sei consapevole del fatto che Jake sia al piano di sotto con Hannah e che ho una pancia degna di Homer Simpson" dico quando inizia a tirarmi su il vestito.
"Allora ci conviene uscire di casa adesso." mi sorride e mi aiuta ad infilarmi le ballerine: i tacchi sono decisamente inutilizzabili.
"Vado bene così allora?" mi guardo allo specchio un'ultima volta, prima di essere trascinata fuori dalla camera da Sean, che mi porge la borsa.
"Sei perfetta." mi prende la mano e scendiamo le scale. Dopo aver dato brevi istruzioni ad Hannah su Jake, lasciamo il nostro bambino e saliamo in macchina.
"Dove mi porti?"
"È una sorpresa." risponde, sorridendomi. Certe cose non cambieranno proprio mai. La nostra casa si trova in centro a Manhattan e ci impieghiamo diverso tempo ad arrivare al ristorante dato il traffico che c'è in questa zona. Quando Sean parcheggia riconosco subito il mare, la spiaggia e l'edificio bianco su di essa. Non ci siamo più tornati dopo quella volta e rivedere questo posto mi fa davvero un grande piacere. Appena scendo di macchina corro ad abbracciare mio marito, commossa per il gesto forse più del dovuto, a causa degli ormoni da donna gravida.
"Grazie amore mio." lo bacio sulle labbra "Ti amo."
"Anche io ti amo." mi prende per mano ed insieme entriamo nel ristorante. È tutto come lo ricordavo: le luci, le rose, la terrazza dove, per fortuna, anche questa volta di trova il nostro tavolo. Ci sediamo e Sean ordina subito una bottiglia di Champagne.
"Teoricamente non potrei bere io." sottolineo l'ovvio.
"Un bicchiere per festeggiare penso che tu possa concedertelo." mi fa l'occhilino, mentre il cameriere poggia sul tavolo la bottiglia immersa nel ghiaccio e due calici che riempie prima di lasciarci i menù.
"A cosa brindiamo?" allunga la mano sopra il tavolo e me la stringe.
"A Jake e Catherine." dico, avvicinandomi un po' a lui.
"A questi cinque anni." i suoi occhi grigi puntati nei miei.
"Ad una vita insieme." facciamo tintinnare i bicchieri e ci baciamo, incuranti di chi, in questo momento, ci sta guardando.
The end.
Ciao a tutti lettori e lettrici di qiesta storia :)
Il mio angelo e non posso fare altro che ringraziare tutti coloro che hanno seguito questa storia. Grazie Grazie Grazie con tutto il cuore. ♡
Un ringraziamento particolare va a
Dempeo071299 , itsviocatons e fede_augello che conosco anche personalmente e mi hanno sostenuto fin dall'inizio. Vi voglio bene bimbe. ♡Che dire, grazie amcora a tutti. Spero davvero che questa storia vi sia piaciuta e vi abbia lasciato qualcosa. :)
Un bacio a tutti ♡
love you all
disasterangel_

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Il mio angelo
القصة القصيرة"Sei stata tu a salvarmi: senza di te non avrei superato ciò che mi è successo. Quindi sei un po' angelo anche tu."