Ma ormai..

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E

In vent'anni di vita non mi era mai capitato di stare in quella situazione e avere la testa incasinata.
Niccolò mi teneva abbracciata da dietro e le sue braccia strette alla mia vita mi provocavano strane sensazioni.
Nella notte la felpa si era anche alzata, ma non provavo alcun senso di vergogna, ero sempre stata sicura di me e di certo non mi sarei sentita insicura con Niccolò.
Questo però non cambiava i fatti, perché ieri sera non ho girato i tacchi e me ne sono tranquillamente andata a casa mia?
Perché non ti andava di lasciarlo solo, semplicemente.
Mi disse la mia coscienza, o almeno spero sia così.
Avevo guardato poco prima l'orario, erano le tre e mezza del pomeriggio, ma dato che quel giornp non avrei avuto impegni e Niccolò era più che ubriaco, preferii preferito dormire.

«Emma?» fu proprio la sua voce a chiamarmi e sentii la presi sui miei fianchi stringersi di più.

In risposta afferrai la sua mano che era posizionata ben salda sul fianco destro, ero di spalle e non avrebbe avuto neanche senso parlare.
Spostò dalla parte opposta i capelli che mi coprivano il viso e si sporse per lasciarmi un bacio in guancia.

«grazie per esser rimasta con me» sussurrò al mio orecchio prima di mettersi seduto.

«Allora ricordi qualcosa di ieri sera» dissi voltandomi verso di lui.

Sentii il suo sguardo bruciare su tutto il mio corpo e ciò mi mise in soggezione.
Non mi era mai capitato, io imbarazzata? Neanche alle superiori per i cioccolatini a San Valentino, che per la cronaca mi ha regalato un ragazzino del quinto anno, mentre io stavo al primo.
Mi ero sempre sentita più grande rispetto alla mia età, forse perché fisicamente non avevo mai avuto problemi d'autostima, perché avevo ragazzi anche più grandi che mi andavano dietro..
Fatto sta, che nessuno mi aveva mai fatto provare imbarazzo o fatta arrossire, tanto meno sentire in soggezione.
Mi alzai velocemente dal letto e afferrai il mio telefono, abbassando la felpa più che potevo.
24 chiamate perse da giadina, daria, idarella, Auro.

«cazzo..» imprecai tra me e me a bassa voce, mi scordai anche di avvisare le mie amiche che sarei stata con Niccolò. .

Digitai il numero di ida che sarebbe dovuta essere sveglia a quell'ora, o almeno ci speravo.
Fortunatamente non tardò a rispondere, e il suo richiamo mi arrivò subito alle orecchie.

«dove stracazzo stai!?»

«oh calmati, ho dormito da Niccolò» la tranquillizzai abbassando il tono della voce.

«da Niccolò?»

La sua voce si trasformò magicamente, era più calma e bassa, per fortuna.

«si, non ho voglia di spiegarti ora, ci vediamo dopo»

Attaccai alla telefonata senza attendere una sua risposta.
Scommisi che in meno di dieci minuti tutto il gruppo avrebbe saputo dell'accaduto, iniziaranno sicuramente a tartassarmi di domande.
Le mie pippe mentali vennero interrotte da un rumore, ovvero Niccolò che bussò alla porta.

«quanto ci metti?» mi chiese dall'altra parte.

«il tempo di vestirmi e vado»

«oh, non era per fartene andare, dovrei fare una doccia» disse alzando il tono della voce per farsi sentire.

Io iniziai a darmi una sistemata, avrei rimesso gli stessi indumenti di ieri sera ma poco importa, avevo un casino enorme in testa e volevo solo andare via da qui.

-

«vai di già?» mi chiese Niccolò guardando la mia figura avvicinarsi alla porta.

«ho chiamato un mio amico ed è già qui»

Mi guardò storto per qualche secondo, poi sospirò e annuii scocciato.
Non pensavo avesse intenzione di avvicinarsi a me, ma dato che non me ne andrei mai senza nemmeno salutarlo, lo raggiunsi vicino alla cucina.
Poggiai una mano sul suo petto e gli lasciai un bacio in guancia, mentre le sue mani si posaeono sui miei fianchi.
Sbuffò sonoramente e mi strinse tra le sue braccia, io invece mi beavo del suo profumo con la testa nell'incavo del collo.
Se ci avessi magari pensato prima, non avrei mai chiamato Manuel per farmi venire a prendere, e magari sarei rimasta qui con lui, ma ormai.
Lo guardai per una frazione di secondo negli occhi, quasi mi mancò il respiro per quanto ci cascai dentro.
A malavoglia mi staccai bruscamente ed uscii da quella casa, dove sarebbero rimasti i ricordi di una notte passata lentamente, ma vissuta di fretta.
Appena entrai nell'auto di Manuel, non perse occasione per poggiarmi una mano sulla schiena e baciarmi la guancia, ma io mi scansai.
Le ultime mani che hanno toccato il mio corpo erano le sue, e volevo rimanere così ancora per un po'.
Il ragazzo che avevo al mio fianco ci aveva sempre provato con me, non lo negai, ma io non avevo mai lontanamente provato nulla, e questo lo sa bene.

«e così stavi a casa di quel cantante.. Com'è che si chiama, ultimetto?»

La sua risata irritante mi arrivò alle orecchie, per quanto fece innervosire avrei avuto voglia di strozzarlo.

«ha un nome migliore del tuo, Manuel, adesso portami a casa e sta zitto.» dissi con tono duro.

«non hai voglia di fare un giro?»

«senti, o imbocchi la via di casa mia o giuro che me la faccio a piedi.»

Lui alzò gli occhi al cielo e finalmente guidò verso casa mia, era ora.
Per tutto il tempo ho tenevo gli occhi fissi sul telefono, sperando che magari arrivasse un suo messaggio, ma nulla.
Sospirai e ringraziai semplicemente manuel appena scesi dalla sua auto, che giornata di merda.
Anche se risvegliarmi tra le sue braccia non è stato così male..

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