Niccolò, negli anni migliori del suo successo e la sua carriera ormai scolpita, forse inizierà ad appassionarsi a qualcosa che non sarà interamente basato sulla musica, un musical.
Dopo poco tempo dalla sua ultima rottura, inizierà a pensare che non...
Prima di afferrare la mano di Niccolò e scendere dall'auto, mio padre mi avvisò che loro si sarebbero direttamente avviati all'hotel. Parigi era proprio come la ricordavo, e in quel momento riuscii ad ammettere a me stessa che mi era davvero mancata. Soprattutto quello che mi era mancato di più era lo spettacolo che regalava ogni piccolo angolo di quella città, come ad esempio il luogo vicino alla torre eiffel dove ci trovavamo.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Ormai stava calando man mano il buio, ma al posto di andare direttamente in hotel, avevo preferito fare un giro in quel posto stupendo. Avevo passato le ultime due ore a vedere un Niccolò totalmente nel panico per l'aereo, almeno finché poggiando la testa sulle mie gambe riuscì a prendere sonno per il resto del viaggio. Comportarci come due fidanzati perfetti mentre eravamo nettamente in crisi non era delle meglio, ma cercavamo di fare il possibile davanti ai miei genitori.
«bello qua» disse il ragazzo di fianco a me mentre camminavamo.
«ci venivo sempre con nonna da piccola, tutti i fiori che vedevo staccati dal ramo li prendevo e li attaccavo sulle pagine di un quadernino..»
«e ora dov'è?»
«lo regalai a mia nonna, sai prima che..»
«oh..»
Gli afferrai la mano e strinsi di più la presa, ero piccola quando dovetti superare la morte di mia nonna, ma ogni tanto ho ancora i rimorsi di non essermi goduta a pieno quei momenti che avevo con lei.
«non me ne avevi mai parlato» disse lui dopo svariati attimi di silenzio.
«tra i due sono io quella che parla di più, non farmi la predica»
«e io ti ascolto, non è una buona qualità anche questa?»
«tu non mi ascolti, mi guardi con un sorriso da ebete e una faccia a pesce lesso tutto il tempo»
«dalle mie parti quello è uno sguardo innamorato, direi che non puoi farmi una predica neanche tu. E comunque certo che ti ascolto, mi piace il tuo modo di pensare e parlare»
«e perché ogni tanto non lo fai anche tu?»
«perché io mi esprimo nelle canzoni, è lì che parlo e butto fuori tutti i miei pensieri incasinati» spiegò il moro facendo spallucce.
«però non è un male fare come fai tu, io ho sempre considerato un difetto il fatto che non riesca ad esprimermi se non con un pianoforte» aggiunse svariati secondi dopo.
«ma non è un difetto! perché dovrebbe? Amo le tue interviste dove balbetti, cerchi di non parlare romano e ti sfreghi la mano sulla gamba per il nervosismo» dissi io accennando una risata e riuscendo a strappare un sorriso stranamente anche a lui.
«resta il fatto che a me piace ascoltarti, riempirmi la testa dei tuoi pensieri mi fa pensare molto meno ai miei casini»
Mi avvicinai e, attaccandomi ad un suo braccio, poggiai la testa alla sua spalla. Non potevo negare che Niccolò mi mancava e non poco, mi mancava quell'amore quotidiano che c'era tra di noi, quelle attenzioni che non riuscivamo a negarci e che non riuscivamo tutt'ora. Se non fossi fatta al novanta per cento di orgoglio probabilmente in quel momento gli avrei preso la testa e lo avrei baciato all'istante, con un bacio alla francese dato che eravamo anche in tema in tema. Invece mi limitai a socchiudere gli occhi quando lasciò piano un bacio sulla mia testa, facendomi capire sempre di più che era lui la persona di cui avevo bisogno.
-
«Emma eccovi finalmente, avete fatto il giro di tutta Parigi per fare così tardi mi sa!» disse mio padre appena io e Niccolò mettemmo piede nell'hotel.
Quella volta si era davvero superato, cinque stelle erano davvero ben meritate per quel posto e sapevo che come al solito mi ci sarei trovata bene.
«non tutta Parigi ma abbiamo camminato un po'; la camera?» risposi io, per poi voltarmi verso mia madre e chiedere della stanza.
«la più bella, come sempre» mi disse lei porgendomi un paio di chiavi e lasciandomi un bacio sulla guancia.
Io sorrisi per ringraziarla e, insieme a Niccolò, raggiunsi l'ascensore. Man mano quelle ore stavano iniziando a pesarmi di meno, inizialmente era difficile fingere di stare con lui dato che ci eravamo lasciati da poco, ma una volta ripresa la normalità mi sembrava tutto okay, come se mi venisse naturale considerarlo la mia persona.
«signorina Irrea giusto?» ci fermò un ragazzo in smoking, io feci un cenno con la testa per confermare.
«date a me le vostre valigie, le porto alla suite del quinto piano»
Io annuii e gli lasciai i bagagli, per poi salire finalmente sull'ascensore.
«papino ti tratta bene» commentò Niccolò guardandosi intorno.
«su questi argomenti si, non mi fa mancare nulla, almeno se si parla di materiale» risposi io facendo spallucce e cacciando un sospiro.
La mia risposta sembrò far aumentare più domande nella sua testa, in effetti non potevo biasimarlo. Era vero, lui sapeva tutto di me, ma non qualsiasi cosa riguardasse i miei genitori. Sapevo che prima o poi gliene avrei dovuto parlare, e sapevo anche che mi avrebbe ascoltato in qualsiasi momento, come sempre. Camminammo qualche passo per il corridoio, poi aprii la porta con le chiavi datemi precedentemente da mia madre.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
«'mmazza oh» disse il moro facendo un giro su sé stesso per guardare qualsiasi angolo dell stanza lo circondasse.
«l'ho chiesta io così, mi piace vedere Parigi.. Poi qui puoi vedere tutto e tutti, ma loro non possono vedere te così in alto»
Gli afferrai la mano e, una volta aver raggiunto il balcone, guardammo in silenzio Parigi dall'alto. Era uno spettacolo che avevo visto più e più volte, eppure vedendolo con lui tutto sembrava prendere senso. Mi poggiai con la testa al suo petto e socchiusi gli occhi, perché l'avevo lasciato andare?