Mi hai preso per la scema di turno?

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Emma aveva appena finito di piastrare i suoi lunghi capelli scuri, mentre invece Niccolò nell'altro bagno era sotto il getto della doccia e canticchiava distrattamente una canzone.
Raggiunse la camera da letto e si guardò per pochi secondi allo specchio, ma la sua attenzione venne attirata da un fastidioso rumore di una notifica.
Si diresse verso il comò e prese il cellulare, ma si accorse solo dopo averlo acceso che non era il suo.

«chi è Emily..» sussurrò leggendo il nome de mittente.

"So che hai bisogno del tuo tempo, pensaci a quello che ti ho detto questa mattina, okay nic?
Ti aspetto, so che ne varrà la pena"

Emma inarcò un sopracciglio e aprì l'intera chat, leggendo per filo e per segno gli ultimi messaggi.
Quando però lesse un "ti amo" risalente al Natale duemiladiciannove, capì che quella ragazza non era una semplice conoscente, ma qualcosa in più.
Spense il telefono e lo poggiò nuovamente sul comò con gli occhi che stavano iniziando ad offuscarle la vista, perché le aveva mentito?
Strinse i denti e uscì in balcone, per poi comporre un numero sul suo cellulare.

«ciao Emmì, che succede?» chiese Adriano appena rispose alla chiamata.

«ciao adri, questa sera tu e i ragazzi avevate appuntamento per una cena fuori, no?»

«sisi, vengono pure le amiche tue, ve volevamo invità ma so che stai da tuo fratello»

«non è che possono aggiungere altri quattro posti?»

«si, credo di si, avviso io Giovanni?»

«si grazie, mi faresti un favore»

Chiuse la chiamata e cacciò fuori un sospiro, per poi poggiarsi coi gomiti alla ringhiera del balcone.
A casa di Niccolò ci stava più che a casa sua quasi, passavano entrambi diverse ore seduti su quel divanetto a guardare il cielo stellato ogni volta, eppure adesso sarebbe solo voluta scomparire.
Si chiedeva il perché lei non sapesse neanche dell'esistenza di quella ragazza, perché Niccolò la mattina stessa l'aveva lasciata nel letto per andare da lei, perché non l'aveva neanche informata...
Strinse i pugni con forza e si impose di non piangere, aveva versato già troppe lacrime per amore nei suoi limiti, almeno quella volta decise di contenersi.
Rimase così tanto tempo fuori che non si accorse di nulla, ma svariati minuti dopo sentì due mani circondarle la vita e due labbra che iniziarono a lasciarle dei baci sulla spalla scoperta.
Rimare impassibile, tanto che Niccolò per farle avere una qualsiasi reazione la rigirò tra le sue braccia.

«andiamo?» le chiese avvicinandosi al suo viso.

«si, però andiamo al ristorante dove devono vedersi i tuoi amici, giò e auro stanno lì» rispose lei spostando il viso per non farsi baciare.

Il moro rimase confuso mentre Emma si allontanò dalle sue braccia e rientrò dentro casa, per poi prendere solo ed unicamente la sua borsa e avviarsi da sola verso l'uscita.
In macchina non fece molta differenza, lui si girava spesso per guardarla, ma lei teneva lo sguardo fisso al finestrino.

«eccoli, ma che stavate a fa per fare così tardi?» disse Gabriele appena i due entrarono finalmente nel ristorante e si avvicinarono al loro tavolo.

«è un po' lontano da casa, a saperlo prima mi sarei anticipato» rispose il moro salutando tutti i suoi amici.

Emma fece lo stesso e, una volta che ebbe finito, prese posto vicino al suo ragazzo.

[...]

«ve lo giuro regà, la partita di ieri è stata la migliore, ce dovevate sta» disse cocco prendendo ancora un altro sorso di vino.

«quindi ieri sei andato allo stadio Gabri?» s'intromise Emma incrociando le braccia al petto.

«si, io e cassiolino»

«oh, quindi credo che avendo fatto tardi questa mattina sarete rimasti sfiniti»

«e ce credo, io mi so alzato alle due e mezza di pomeriggio, Adriano non lo so»

«ah, capisco»

Gabriele non vide in tempo le occhiate di Niccolò che gli intimavano di stare zitto, se ne accorse quando ormai il danno era fatto.
Niccolò si morse la lingua e aspettò in silenzio una possibile sfogata colossale davanti a tutti i presenti.

«Jacopo, a proposito di cosa si fa e cosa non si fa, come va con le nuove registrazioni?» chiese poi Emma voltandosi verso il manager di Niccolò.

«bene, nic non te l'ha detto?»

«si, certo, almeno questo»

Ormai a tavola regnava un silenzio tombale, tutti capirono che quelle non erano domande fatte per curiosità, ma che c'era qualcos'altro sotto.

«possiamo uscire un attimo?» le chiese Niccolò abbassando il tono di voce.

«l'hai chiesto anche a cocco stamattina e magicamente ti sei ritrovato in un bar o che cosa?»

«Emma, per favore» continuò lui prendendole piano un braccio.

La ragazza si alzò bruscamente e raggiunse l'esterno del ristorante senza degnare nessuno di uno sguardo, mentre Niccolò fece lo stesso qualche secondo dopo.
Si poggiò al muro in attesa che il ragazzo iniziasse a parlare, almeno per ascoltare qualche inutile scusa.

«è vero che questa mattina non ero con Gabriele, però..»

«no Niccolò, non devi inventare nessuna scusante del cazzo, dimmi chi è Emily» disse lei alzando forse un po' il tono di voce.

«anzi, inutile che me lo dici, lo so già.
Non capisco il perché tu questa mattina abbia lasciato me, la tua ragazza se non ricordi, per andare da quella.»

«lo so che avrei dovuto dirtelo, ma non ti avevo mai parlato di lei e..»

«non mi interessa, dimmi che ti ha detto»

Il moro rimase in silenzio per qualche secondo e la guardò impietrito, aveva i capelli spettinati e gli occhi stracolmi di lacrime, se non fosse maledettamente orgogliosa probabilmente sarebbe già scoppiata a piangere.

«che le mancavo.. però io non le ho risposto nulla, non ho fatto lo stesso»

«tu cosa? Non le hai risposto nulla!? Le hai chiaramente detto che prenderai in considerazione le sue parole, ma che mi hai preso per la scema di turno, eh Niccolò?»

«Emma non dire cazzate, se volessi lei questa mattina non sarei tornato a casa»

«sai cosa? Avresti fatto meglio, vacci pure.»

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