Capitolo 12

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Aaron

Non potevo crederci.
Quando l'ho vista avviarsi all'entrata del centro commerciale con un altro ragazzo, non potevo crederci.
Non ho il diritto sicuramente di arrabbiarmi con lei, tra noi alla fine c'è stato un bacio, nulla di che, ma vederla con quel ragazzo ha suscitato in me una sensazione che non avevo mai provato: Gelosia.
Per me la gelosia la provano i protagonisti innamorati di libri o film, non io.
Sì, sono consapevole di essermi probabilmente innamorato di lei, ma innamorarsi non significa amare.
Secondo il mio modesto parere l'innamoramento è la fase prima del vero e proprio amore, e quello arriva solo se vivi una persona al cento per cento, quando la conosci davvero puoi dire di amarla.
Non sono mai stato innamorato di nessuna, prima di Sophia, anche non so bene cosa sia questo sentimento che provo per lei ma credo sia ciò che penso: innamoramento.
La gelosia è una conseguenza di questo sentimento, ma d'altra parte non ho il diritto di essere geloso, so bene che non potrò lasciare Mia e comincio a chiedermi se sia il caso di spiegare tutta la situazione delle nostre famiglie a Sophia, cioè il fatto che progettano la nostra vita da quando siamo bambini.

I genitori di Sophia sono molto famosi e probabilmente i miei genitori sarebbero contenti di saperlo, ma non mi permetterebbero comunque di lasciare Mia, tra le nostre famiglie ci sono troppi interessi di tipo economico e io e Mia ne siamo la conseguenza.

Purtroppo la storia di noi White è complicata:
mio nonno sposò una donna che amava molto: mia nonna, da lei ebbe cinque figli, tra cui mio padre (il più grande dei cinque).
Poco dopo essersi sposato mio nonno conobbe una donna di nome Sarah, la nonna di Mia, che era estremamente ricca.
Grazie ai soldi di lei e le risorse di lui, i due crearono una società.
Sia mio nonno che la nonna di Mia volevano tenere unite economicamente le nostre famiglie, in quanto la società portava davvero molti soldi.
Così decisero di far sposare mio padre con la figlia maggiore di Sarah, perché così facendo, loro come coppia sposata, avrebbero avuto solo la società come interesse, senza altre distrazioni.
All'inizio nella famiglia nessuno prese bene la notizia, specialmente mio padre che era pronto a sposarsi con mia madre.
Un giorno però mio padre prese coraggio e fece un patto con mio nonno: se gli avesse permesso di sposare la donna che amava il suo primo figlio maschio si sarebbe sposato con la prima nipote femmina di Sarah (o viceversa) portando avanti insieme da sposati la società, rispettando così le loro volontà.
Mio nonno accettò alla sola condizione che mio padre dedicasse tutta la sua vita alla loro azienda, senza le minime distrazioni.
Fatto il patto anche la famiglia di Mia accettò la condizione e così noi due giovani ci ritroviamo ad essere la ricchezza delle nostre famiglie.

Trovo squallida la mia famiglia e la famiglia di Mia, e soprattutto trovo squallido mio padre che ha preferito la sua felicità a quella di suo figlio, imponendo a sua volta ciò che suo padre impose a lui.
Sono anni ormai che non mi permettono di vedere altre ragazze perché vogliono a tutti i costi che io sposi Mia, cosa che sicuramente farò ma non voglio negarmi di vivere esperienze che solo nella giovane età si possono vivere.

Per quanto riguarda l'Università volevano a tutti i costi che frequentassi economia, ma per fortuna almeno su quello quando mi sono imposto di voler fare legge me lo hanno permesso dicendomi che infondo un avvocato sarebbe servito nell'azienda.
Il loro interesse fondamentale è l'azienda, non gli importa della mia felicità o dei miei interessi, del fatto che dopo la laurea vorrei andare a lavorare a Sidney in un ufficio legale che mi ha già contattato per diversi colloqui.
A loro tutto questo non importa.

Mio fratello è più fortunato, lui è libero di stare con chi vuole, anche se sa bene che nel momento in cui io avrò bisogno in azienda lui dovrà esserci.
A lui, infatti, hanno imposto di studiare economia, per unico bene dell'azienda.

Mentre rifletto sulla mia vita Drew e Natalie mi chiedono:
<<Ti va un caffè Aaron?>>
<<No ragazzi, grazie. Andate voi io torno a casa, ho delle cose da studiare ancora.>>
Dopo averli salutati torno a casa.
Ad aspettarmi c'è mio padre , sembra arrabbiato.
<<Aaron, dov'eri? In questi giorni hai sentito Mia? È con la famiglia dall'altra parte del paese per lavoro, l'hai chiamata? Se vuoi che tra voi funzioni devi impegnarti davvero.>> mi dice mio padre
<<È proprio questo il problema papà, io non voglio che tra me e lei funzioni. Io non voglio stare con lei, non voglio prendere le redini della tua azienda, voglio vivere la mia vita senza che tu ti intrometta.>> gli rispondo io, sono stufo, e ora che lui sappia.
<<Aaron, voi due dovete stare insieme. La sposerai e porterai avanti l'azienda che ti piaccia o meno!>> mi urla lui
<<Certo papà, butta addosso a me le responsabilità che non ti sei preso tu in passato, così si se ti ripulirai la coscienza.>>
Non aspetto nemmeno la sua risposta, salgo in camera mia e ci rimango tutta la sera.

Il mattino dopo mi sveglio alle 7:30 e scendo di sotto a fare colazione.
A tavola vedo mio fratello
<<Ehi Aaron, ho sentito che ieri sera litigavi con papà. Stai bene?>> mi chiede preoccupato

Non so come sto in realtà, sono stanco di litigare.

<<Sto bene, sono solo stanco. Papà non fa altro che impormi ciò che avrebbe dovuto fare lui in passato, scaricando su di me tutte le responsabilità.>>
<<Ho sentito ieri sera ciò che ti diceva. Tu quindi non vuoi stare con Mia?>> mi chiede
<<No, non voglio stare con lei. Vorrei frequentare un'altra ragazza, una con cui sto davvero bene, ma secondo te posso tradire le volontà di papà e di nonno?>> mi guarda non sapendo come rispondermi.
La mia era una domanda retorica, non mi aspetto che mi risponda, anche perché non c'è risposta nè soluzione a questa situazione.

Finita la colazione lo saluto e torno in camera mia a prepararmi per andare all'università, oggi avrò lezione con Sophia e non sono pronto.

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