Capitolo 23

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Aaron

Quando i miei genitori tornano a casa si siedono in salotto con me e mi guardano.
<<Figliolo, siamo appena stati a casa degli Anderson..>>

Un momento, cosa?
Mi alzo di scatto dal divano, incredulo di ciò che stanno sentendo le mie orecchie
<<Che cosa avete fatto? Ma siete impazziti per caso?>>
<<Sophia sostiene che la stai aiutando con lo studio. Ma noi non le crediamo, Aaron. Sappiamo cosa c'è tra voi. Perciò abbiamo chiamato i tuoi professori, i tuoi voti sono eccellenti ti laureerai in questi giorni e poi ti trasferirai a Melbourne nella sede della nostra azienda.>>
<<Voi siete davvero impazziti. Io non mi trasferirò da nessuna parte.>>
<<E invece si Aaron, non hai scelta.>>

Io non posso credere alle mie orecchie, davvero pensano che mandandomi in un'altra città io mi allontani da Sophia?
<<Posso dirvi una cosa almeno? Come genitori avete fallito.>>

Corro di sopra per andare in camera mia e incontro mia sorella che mi vede agitato
<<Ehi, ehi, che è successo?>> mi chiede preoccupata
<<I nostri genitori, ecco cosa è successo>>
<<Che hanno fatto sta volta?>>
<<Sono andati a casa di Sophia, la ragazza di cui ti avevo parlato, a dire ai suoi genitori cosa c'è tra noi. Lei ha negato dicendo che ci vediamo solo per studiare ma non le hanno creduto così hanno fatto in modo di anticipare la mia laurea e mi costringono a trasferirmi a Melbourne.>>
<<COSA? No, non gli permetterò di portarmi via mio fratello>> si avvia verso il salotto dove inizia ad urlare ai nostri genitori

<<Ma dico ma siete impazziti? Già gli avete rovinato la vita con questa stronzata del matrimonio con Mia, ora perché conosce una ragazza che gli piace davvero lo mandate a Melbourne dal nonno?!>>
<<Si, Maggie. Tuo fratello non si rende conto della gravità della situazione. Pensa che tutto vada come vuole lui, ma non è così. Lui farà ciò che abbiamo deciso.>>
<<Curioso papà, è molto curioso che la mamma non abbia ancora parlato e detto ciò che pensa.>> dice Maggie guardando nostra madre
In effetti mamma non ha detto nulla da quando sono tornati a casa, è possibile che lei non sia d'accordo con mio padre, ma ovviamente non può farci nulla.
<<Tesoro, io e tuo padre ci siamo passati. Purtroppo non posso farci nulla.>>

Vedo l'espressione che ha mia sorella sul viso e so cosa sta per succedere.

<<Oh è vero. Scusa mamma. Non sia mai che decidi di aprire la tua bocca e dire una cosa diversa da quella di papà. Santo cielo che donna sei? Come ti sei ridotta per stare con un uomo del genere? Papà è un fallito a prescindere, perché ha addossato tutte le responsabilità che si sarebbe dovuto prendere lui ad Aaron; ma tu mamma, almeno tu dovresti essere affidabile.>>

I nostri genitori rimangono in silenzio, evidentemente scioccati dalle parole di mia sorella. Mia madre piange da quando è iniziata la lite. Così prendo Maggie per mano e la porto di sopra. Mentre saliamo mio padre mi urla qualcosa:
<<Inizia a fare le valige Aaron. Oggi stesso.>>

Mia sorella mi guarda
<<Ma allora non ha sentito nulla di ciò che gli ho detto>> mi dice
<<Mag, dovresti conoscerlo ormai. Non ascolta nessuno se non se stesso. Ora se vuoi scusarmi, vado a fare le valige.>>

Chiudo la porta della mia camera, lasciandomi alle spalle tutta questa assurda storia, prendo il cellulare e chiamo Sophia, devo dirle del trasferimento.
"Pronto?" Risponde lei subito

"Ehi, sono io."

"Ero così preoccupata. I tuoi genitori sono venuti a casa mia per parlare con mio padre, ho negato la nostra storia dicendo che mi aiutavi a studiare, ma dubito che i tuoi genitori mi abbiamo creduto. Mi dispiace.."

"No stai tranquilla. C'è una cosa che devo dirti."

"È grave, vero?"

"Quando i miei genitori sono tornati a casa, mi hanno detto di essere stati da te. Non credono alla tua storia delle studio, così hanno chiamato i professori per sapere i miei voti, che sono eccellenti, hanno anticipato la mia laurea ai prossimi giorni."

"Be è fantastico Aaron. Finalmente potrai trasferirti nella casa vicino all'Università."

"Non proprio... subito dopo la laurea mi trasferirò a Melbourne, per lavorare nella sede dell'azienda insieme a mio nonno."

"Quindi devi andartene.."

"Possiamo vederci? Sta sera, sai dove. Vediamoci lì per le 22:00"

"Okay, ci sarò."

Chiudiamo la chiamata e mi sento malissimo. Non posso crederci, devo andarmene proprio nel momento in cui iniziavo ad essere felice.
Mio padre è disposto a tutto pur di saldare il suo debito con mio nonno. Mandarmi via è ridicolo, non riuscirà comunque a tenermi lontano da Sophia, in qualche modo nei week-end riusciremo a vederci.
La cosa che mi lascia più spiazzato è la cattiveria con cui mio padre ha affrontato la situazione.
Lui stesso ha provato queste emozioni e invece di capirmi mi attacca, come se ogni cosa che facessi fosse a priori già sbagliata.

E poi c'è mia madre, che non parla mai, non esprime mai il suo parare perché ha paura della reazione di mio padre. Probabilmente sa che se si mette contro di lui, aiutando me, comprometterebbe il loro lavoro nell'azienda.
Ogni tanto mi dà l'impressione che si sia pentita di averlo sposato, come se avesse commesso un errore di gioventù. E penso di capire perché: non deve essere semplice non poter mai dire la tua e dover andare perennemente contro i tuoi figli per seguire le idee folli di tuo marito. Insomma qualsiasi donna si stancherebbe dopo un po'.
Per questo non mi arrabbio mai con lei, perché so in che situazione si trova, ed evito di arrancarle ancora più dolore di quello che già prova.

Mentre mi preparo per uscire e raggiungere Sophia il mio telefono vibra.
È una mail di mio nonno, da Melbourne:

"Caro nipote, sono stato informato del tuo imminente trasferimento qui a Melbourne, per occuparti della nostra sede, come legale.
Nel weekend verrò a Gold Coast per parlarti di alcune cose e per osservare l'andamento della sede lì. Ci vediamo presto.
Il tuo caro nonno."

In tutta la mia vita non mi ha mai parlato in questo modo, mai così cordialmente, lo sta facendo solo per tenermi buono quando lavorerò nella sede di Melbourne, dove il capo supremo è lui.

Smetto di pensare a queste cose, la ragazza per cui lascerei tutto questo, mi sta aspettando.

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