Capitolo Diciotto.

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ELISABETH'S POV

Erano passati tre giorni da quel bacio, da quel mezzo litigio, da quel casino con Agnes e con tutto il mondo.

Non sapevo bene, a dire il vero, se quello che stava accadendo era quanto volevo. In quei tre giorni mi ero avvicinata ad Harry parecchio, nonostante in tre giorni si possa fare poco o niente.

Il problema era Agnes, Harry mi aveva spiegato che non aveva fatto niente di male e avevo capito, alla fine lei stava solo cercando di aiutarmi ad essere felice senza James. Ma c'era qualcosa in lei che non andava. Non sapevo se avesse problemi con il suo ragazzo, se ce l'avesse con me per qualche motivo, se se la fosse presa con Alison, mi aveva raccontato tutta quanta la vicenda, oppure con Harry; il fatto era che in quei tre giorni sembrava che mi avesse evitata di proposito. Ci eravamo incontrate in negozio di sfuggita mezza volta e quando le avevo chiesto se rimaneva da me si era congedeta con un "stasera ceno con i miei, scusa" per poi salire in macchina. Avevo bisogno della mia migliore amica, volevo parlare a lei di Harry, dei miei pensieri e della mia famiglia che continuava a comportarsi in modo strano, sospetto...ma lei non c'era.

"Sono a casa!" Esclamai attraversando l'ampio ingresso. Sembrava non esserci nessuno.

"Ciao Elisbeth."

"Mamma?"

Che ci faceva lei a casa? Credevo fosse andata a Seattle con papà.

"Potresti venire qua un momento? Vorrei parlarti."

"Sì." Sbuffai. Odiavo quel suo modo composto e distaccato di porgere domande alla gente, ero sua figlia non una cliente.

Attraversai tutto l'immenso soggiorno per andare a sedermi su una delle poltrone di fronte al fuoco acceso nel camino.

"Allora?" La incitai dopo averla fissata, in attesa di una sua mossa, per un paio di minuti.

"Potrei sapere il nome del ragazzo che questa mattina si è presentato qua e ha fatto il tuo nome?"

Ci risiamo.

Aveva la fissa di diventare isterica non appena un ragazzo chiedesse di me.

A detta sua io meritavo un ragazzo serio, educato e, anche se non me lo ha mai detto so per certo che lo pensava, pieno di soldi, un buon lavoro, una buona famiglia e con una casa perfetta.

Di Harry sapevo poco, ma quello che sapevo non le sarebbe piaciuto. Abitava con il suo migliore amico in un piccolo appartamento, cantava e voleva fare del canto la sua professione e della sua famiglia non sapevo niente se non che Emma era sua cugina.

"Allora, Elisabeth, lo posso sapere?" Insistette.

"Non ho idea di chi tu stia parlando." Mentii.

"Alto, riccio, occhi chiari, bel sorriso...non ha fatto il tuo nome a caso."

"Harry." Sospirai alzandomi.

"Adesso sai chi è quindi posso andarmene a casa e tu puoi tornare a disegnare roba per gente che indosserà i tuoi vestiti mezza volta."

"Elisabeth!"

Tentò di farmi tornare in soggiorno ma avevo già raccolto le mie cose e imboccato le scale diretta in camera mia. Era freddo ma il terrazzo che dava sul giardino, in camera mia, era il posto adatto per non farmi venire a prendere. Non sarebbe mai uscita. Così infilai il cappotto presi il portatile, le cuffiette e il cellulare e uscii. Mi sedetti per terra a gambe incrociate e mi ritrovai a pensare a Agnes. Mi mancava tanto.

Decisi quindi di chiamarla, avevo bisogno di lei.

"Elis ora sono di fretta, ti dispiace se ti chiamo dopo?"

"A dir la verità un po' si...sono tre giorni che mi dici così." Sbuffai.

"Mi dispiace ma ho molto da fare..."

"Ti ho fatto qualcosa? Dimmi solo questo."

"No, tranquilla." Esitò.

"Sì invece." Replicai.

"Okay." Sospirò.

"Posso sapere cosa ho fatto?"

"Stasera a cena da te?"

"C'è la strega, facciamo da te."

"Va bene, a stasera Elis."

"Ciao Nes."

Riagganciai e accesi il computer.

Mi sentivo molto più serena. Non sapevo cosa avessi fatto ad Agnes ma almeno ne avremmo parlato quella sera, potevo stare tranquilla, almeno un po'.

Stavo girando per Facebook quando mi parve di sentirmi chiamare da Harry, credetti di sognare e mi diedi della cretina, fino alla settimana prima probabilmente avrei sognato la voce di James che mi cacciava dal bar.

"Elis!" Lo sentii di nuovo, non stavo sognando.

Mi alzai in piedi mollando il mio pc per terra e mi affacciai giù, era seduto sull'erba e guardava verso l'alto, guardava me.

"Cosa ci fai qua? E cosa ci facevi qua questa mattina?" Ridacchiai.

"Volevo vederti..." Si giustificò.

"Non posso farti salire ora, c'è mia mamma...mi farebbe il settimo grado...nemmeno il terzo o quarto." Ridacchiai.

"È un modo carino per cacciarmi?"

"No, è un modo come un altro per dirti che se mi dai cinque minuti arrivo." Sorrisi.

"Anche dieci ti aspetto." Sorrise.

Con il sorriso stampato sulle labbra tornai dentro in fretta per prepararmi e uscire. Quella piccola sorpresa mi aveva riempito il cuore di gioia. Mi sentivo felice. Non credo stessimo insieme, lui non aveva accennato a quella cosa, dovevamo imparare a conoscerci ancora...io non sapevo niente di lui e lui non sapeva niente di me, non volevo correre, volevo e dovevo fare un passo alla volta e Harry lo aveva capito.

"Esco." Dissi per informare chi fosse in casa di quello che facevo. Non ascoltai nemmeno la risposta di mia mamma, uscii e mi ritrovai tra le braccia di Harry che mi baciò dolcemente.

"Dove vuoi andare El?"

"Ti porto nel mio posto magico."

"Ovvero?"

"Ti fidi di me?"

"Ciecamente."

#SPAZIOAUTRICE

ciao fanciulle, come state? ecco qui il diciottesimo capitolo, speriamo vi piaccia, domani se tutto va bene dovremmo aggiornare nuovamente, che ne pensate? Elisabeth dove porterà Harry?

un bacio;

Fe e Bi xx

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