"Papà, quante volte vuoi che te lo dica? Questa università mi va bene." Sbuffai per l'ennesima volta alzando gli occhi al cielo.
"Elisabeth non rivolgerti così a tuo padre." Si intromise mia madre facendo capolino in soggiorno.
Io me ne stavo in piedi, stretta nel mio cappotto con il viso immerso nella mia sciarpa a cercare di tenere testa a quel mio istinto di urlare un sono 'vaffanculo' e andarmene, ero in ritardo.
"No, non va bene. Questa università è okay ma ti ho appena proposto di andartene a Stamford a studiare medicina e tu ti limiti ad un college di Los Angeles solo perché non vuoi andare a dormire nei dormitori scolastici?" Mi canzonò.
"Finiremo questo discorso più tardi, devo andare a lav-" Mi interruppi bruscamente. Loro non sapevo e non avrebbero mai dovuto sapere del mio lavoro come fotografa.
"Dove devi andare?"
"Lavoro, ovvero scuola, lezioni, studio...quello è il mio lavoro." Improvvisai nascondendomi sempre più nella mia sciarpa.
"Stasera non prenderti impegni con Agnes, con nessuno, tanto meno con quel ragazzo con quei capelli indecenti che ho saputo si è presentato a casa nostra."
"Ha un nome." Sbuffai.
"Poco importa. Vai a scuola." Brontolò.
Non riuscii nemmeno a salutare Alison quella mattina. Mi alzai presto nonostante 'le ore piccole', prima di andare a lavoro volevo fare un salto al mare e starmene un po' da sola. Si stavano avvicinando sempre più le vacanze di Natale e con esse avrei dovuto rendere conto dei risultati dei miei esami, esami per i quali non avevo studiato e che di sicuro non avrei mai passato.
Avevo in borsa uno dei libri che mi sarebbero serviti per l'esame della settimana successiva, oltre mille pagine di roba che mi sembrava arabo e che, soprattutto, mi faceva tremendamente schifo.
Parcheggiai l'auto e scesi in fretta, era da poco sorto il sole, per quel motivo avevo beccato entrambi i miei genitori a casa, si svegliavano all'alba praticamente tutte le mattine per poi lasciare casa ancor prima che io e mia sorella ci fossimo svegliate.
Chiusi gli occhi e respirai a pieni polmoni l'aria del mare, sembrava essere l'unica cosa capace di darmi una sensazione di serenità e pace.
Avevo portato con me anche un telo, lo stesi e mi sedetti rimanendo a fissare l'orizzonte con aria un po' smarrita, non c'era nessuno nelle vicinanze ma se anche ci fosse stato di sicuro non me ne sarei minimamente accorta. Ero nel mio mondo.
Ad un tratto però sentii una mano posarsi sulla mia spalla sinistra e sobbalzai per lo spavento, credevo davvero di essere sola.
"Ciao...Elisabeth, giusto?" Mi sorrise un ragazzo che aveva un'aria familiare, che doveva sicuramente essere nel gruppo di Harry ma del quale non ricordavo il nome.
"Oh sì, sono io." Sorrisi un po' smarrita. "Tu saresti? Scusami ma non mi ricordo il tuo nome, so che ci siamo già presentati, tu canti con Harry."
"Sì esatto, io sono Liam, comunque." Mi sorrise.
"Come mai eri qua?"
"Mi piace il mare, sin da quando sono bambino." Rispose fissando l'orizzonte. "E tu, perché sei qua?" Domandò un istante dopo girandosi verso di me.
"Mi sento bene quando sono qui." Spiegai in fretta. "Comunque siediti pure." Aggiunsi in fretta facendogli posto accanto a me.
"Ma allora tu e Harry...una cosa seria?"
La classica domanda che mi stavo aspettando da quando lo avevo visto, sapevo che me lo avrebbe chiesto.
"Credo di sì..." Risposi decisamente molto imbarazzata.
"Interessante." Rispose con uno strano di voce.
"Perché?"
"Non credevo tu fossi quel tipo di ragazza..." Spiegò rimanendo molto vago.
"Che tipo? In che senso?" Domandai presa dall'ansia, che diamine voleva dire quella sua domanda?
"Niente, lascia stare..." Sospirò alzandosi.
"No, adesso mi spieghi." Tentai di ribellarmi.
"È stato un piacere incontrarti Elisabeth, a presto." Sorrise andandosene via.
Cosa voleva dire 'quel tipo di ragazza'? C'era qualcosa che avrei dovuto sapere e che invece non sapevo? Continuavo a non capire. Che tipo di ragazza voleva Harry e perché Liam aveva detto quella cosa?
Sarei finita con il distruggere le mie capacità intellettive se fossi rimasta un minuto di più su quel telo a fissare il mare mentre i miei pensieri viaggiavano a una velocità supersonica. Per quel motivo raccolsi tutte quante le mie cose e tornai alla mia macchina. Dovevo andare a lavoro e parlare di questa cosa con Agnes, lei forse poteva darmi una mano a capire il significato di quella frase di Liam che non riuscivo a togliermi dalla testa.
#SPAZIOAUTRICE
Buonasera ragazze!! Ecco a voi l'ultimo aggiornamento dell'anno❤
Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate passato un bel Natale. Buon anno e che il 2015 inizi al meglio!
un bacio grande
Fe e Bi xx
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Complicated
Teen Fiction"Harry." Sorrise. "Piacere, Elisabeth." Nessuno, tanto meno lei, in quel momento, avrebbe mai pensato cosa sarebbe successo dopo quella stretta di mano.