Capitolo due.

5.4K 172 11
                                    

Riuscire a sopravvivere ad una cena con entrambi i miei genitori era un'impresa molto più che ardua. Non lo dico con catteveria, forse un po' si, ma erano odioso, insopportabili e tremendamenti egoisti.

Quando quella sera me ne tornai in camera mia dopo la cena avevo in arretrato un'infinità di argomenti da studiare, era un mese e mezzo che non aprivo un libro, un blocco appunti, o prendevo semplicemente parte ad una lezione. Il giorno in cui la mia famiglia, mio padre e mia madre, lo avrebbero scoperto sarebbe stata la fine per me.

Guardai con sdegno i libri che ormai erano diventati soprammobili per la mia scrivania cercando di trovare la forza di aprirli, di dare un'occhiata a cosa dicessero, se ci fosse stato qualcosa di carino e interessante all'interno.

Ma come diamine poteva esserci qualcosa di carino e interessante se tutta quella roba a me faceva tremendamente schifo?

"Al diavolo!" Sospirai buttandomi sul letto ignorando l'idea di mettermi a studiare qualche cosa.

Il mio telefono si illuminò mentre fissavo il soffitto, sul quale era dipinto il disegno di una cartina geografica del planisfero in bianco e nero.

- El ho bisogno di un favore immenso. Chiamami appena puoi, è importante. Ricordati che ti voglio bene. Nes xx-

Dio, ma che cosa voleva Agnes? Le volevo bene, moltissimo bene ma andavo in panico ogni volta che leggevo o, semplicemente, sentivo la parola 'favore'. I suoi favori erano assurdi, certe volte.

Uno squillo, due squilli e sbam la sua voce allegra perforò i miei timpani con una puntualità preoccupante.

"El hai ricevuto il mio messaggio?" Si affrettò a chiedermi con quella sua vocina fin troppo dolce.

"Sì..." Sospirai. "Dimmi di che si tratta e vediamo se posso accontentarti." Ridacchiai.

"Giornata nera?" Mi chiese cogliendo al volo l'amara ironia nella mia voce.

"Solita roba. Tu perchè oggi non eri al negozio?" Domandai di rimando. Non era accaduto niente di particolarmente diverso dagli altri giorni nella mia monotona e insopportabile vita.

"C'entra con il favore che devo chiederti."

"Okay, dimmi di che si tratta una volta per tutte." Sospirai preparandomi al peggio.

"Conosci il The Black Sheep? Il locale quello a Downtown?" Disse in fretta.

"No. Ti prego Agnes!" Replicai alzando gli occhi al cielo.

Se conoscevo quel locale? Cazzo ci lavorava l'unico ragazzo che mi fosse probabilmente mia piaciuto davvero. Si chiamava James, venutuno anni, alto, fisico da modello, occhi di un azzurro cielo e i capelli biondo scuro. Era bellissimo, il ragazzo più bello che avessi mai visto in diciannove anni. L'unico problema? Fidanzato, da sempre, o almeno da quanto ricordassi, con una certa Julliette. Anche lei, manco a farlo a posta, sembrava una modella, ma lavorava come commessa in un negozio di abbigliamento. Indovinate quale negozio? Uno a caso? Assolutamente no.

Lei lavorava in uno dei negozi di mia madre. Ah sì, mia madre! Era una stilista, per lo più faceva abiti su commissione per i divi e le dive di Holliwood. Lei e il suo lavoro riempivano la nostra casa di abiti, stoffe, scarpe, collane e chi più ne ha più ne metta. Ho sempre amato la moda, ma così me la faceva odiare come non mai.

"Ti prego Elis, è un lavoro importantissimo, ti pagheranno molto bene." Tentò di convincermi. "I soldi ti servono, lo sappiamo entrambe. Quei soldi ci servono tantissimo." Aggiunse con quella vocina così dolce che ti faceva sentire una stronza dire di no.

"Agnes io..." Sospirai e mi interruppi, non sapevo come rispondere.

"Sei la fotografa più brava, tra tutti i fotografi che lavorano da noi, ti prego." Mi supplicò.

"Okay." Dissi con tono sommesso.

"Ma io ti amo, davvero El, sei la migliore!" Esclamò iniziando ad urlare.

"Frena l'euforia." La bloccai. "Tu vieni con me." Dissi con fermezza.

"El ma io l'ho chiesto a te perchè io non posso questo sabato..."

"Se tu non vieni io non vado."

"Si tratta di scattare due foto a quella band di sfigati che canterà quella sera El, andiamo!" Insistette.

"Agnes, ti ho già detto le condizioni. Mandami un messaggio con l'orario preciso e l'indirizzo, anche se lo conosco, solo se deciderai di venire con me, altrimenti chiama pure Will." Ridacchiai.

"No! Tu non p-"

Riagganciai e misi a caricare il mio cellulare che aveva la batteria al 7% e altrimenti si sarebbe spento da un momento all'altro.

Ero stata cattiva con Agnes? No dai. Il mio subconscio continuava a dirmi che avrei potuto evitare quel ricatto, perchè sì, si trattava di un vero e proprio ricatto. Ma io non potevo affrontare James per una serata intera da sola. Agnes sapeva l'effetto che James aveva su di me, questa cosa andava avanti da esattamente 2 anni, 2 mesi e tre fottuti giorni. Mi innamorai di lui quando lo vidi passare davanti al negozio di fotografia. A quel tempo non era ancora il nostro negozio, stavamo solo dando un'occhiata al locale che avremmo poi deciso di acquistare. Non ero mai riuscita a levarmelo dalla testa, nemmeno per un istante. Eppure Agnes mi aveva presentato un sacco di suoi amici, alcuni erano davvero belli, lo ammetto, me lui era lui, era il mio amore platonico. Si platonico perchè non ci eravamo mai nemmeno parlati se non forse una mezza volta quando mi aveva chiesto cosa poteva servirmi (ero andata con Agnes e dei suoi amici a mangiare in quel locale dove lavorarava lui, ancora non sapevo che lavorasse lì) e io nemmeno risposi, visto che andai in crisi al sentire la sua voce dannatamente sexy.

"Elis ti va se ci guardiamo un film?" Era stata Alison a parlare buttandosi sul mio letto matrimoniale stra pieno di cuscini di ogni forma e dimensione.

"Tu non hai scuola domani mattina?"

"Mamma ha detto che domani posso stare a casa..." Disse guardando verso l'alto.

"È tornata ancora? Perchè cazzo non mi dite mai niente!" Esclamai furiosa per essere stata tenuta all'oscuro di tutto ancora una volta

"El calmati. Non è tornata, sto bene." Mi sorrise. Basto il suo sorriso a calmarmi e farmi tornare seduta tranquilla.

"Allora per quale motivo ti lascia a casa la mamma? Sappiamo bene entrambe che non vuole, per nessun motivo al mondo, che si salti la scuola."

"Se sapesse che tu la salti ogni fottuto giorni saresti morta." Rise.

"Questo è il nostre segreto Alison e abbassa la voce, non mi stupirei se avesse messo delle cimici o delle telecamere anche in camera."

"Comunque sto a casa perchè papà è passato da scuola prima di tornare a casa questa sera e gli hanno detto che domani al posto di fare lezione avremmo avuto un corso di disegno creativo." Spiegò rattristata.

Ecco che ricominciavano con la solita storia. L'arte non era una forma di espressione contemplata nella loro natura, eppure mia madre faceva la stilista! Non aveva senso pensare che le uniche vere professioni fossero quelle per le quali devi sudare anche venti camice per riuscire ad ottenerle. Ad esempio essere medico.

"A te piace tanto disegnare, vero?" Sospirai. Lei annuì e basta, guardandomi con quei suoi meravigliosi occhi azzurri.

"Prima o poi ce ne andremo via da qui Alis, tu disegnerai e io potrò scattare tutte le fotografie che vorrò senza che nessuno ci dica qualcosa o ce lo vieti." La abbracciai e le diedi un bacio sulla fronte prima di accendere la tv e mettere il suo film preferito.

#SPAZIOAUTRICE

ciao ragazze che ne pensate di questi primi due capitoli? io e Bi ci stiamo davvero mettendo il cuore.

Ci farebbe piacere ricevere dei vostri commenti per sapere i vostri pensieri e se il capitolo vi è piaciuto di votarlo grazie.

un bacio e al prossimo aggiornamento

Fe e Bi xx

ComplicatedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora