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"Ragazzi, prima di iniziare la lezione, vi devo presentare una nuova ragazza, signorina Murakami." La professoressa mi invitò ad avvicinarmi alla cattedra e presentarmi, mi alzai, con lo sguardo fisso di tutta la classe e andai dove mi era stato indicato dall'insegnante e mi presentai:
"Piacere di conoscervi - nel mentre feci un inchino per correttezza per poi rialzarmi - Il mio nome è Maria Mieko Murakami. Sono nata a New York da una madre americana e un padre giapponese ma non li ho mai conosciuti. Il motivo è che sono stata adottata da un'altra famiglia perché loro, per quanto so, avevano crisi economiche per mantenermi. Mi sono trasferita da cinque anni in Giappone e prendevo lezioni private per imparare la lingua. Spero di non crearvi problemi."

Alla fine sorrisi alla classe e vidi i loro volti stupiti e in più sentivo dei bisbigli tra loro: "Su su ragazzi - la professoressa applaudì per mantenere l'ordine in classe - datele il benvenuto e poi le farete le domande che volete a fine lezione." La classe all'unisono mi diede il benvenuto e poi, la professoressa rivolse il suo sguardo verso di me: "Ora, signorina Murakami, può tornare al suo posto." Mi disse sorridendo, gli ricambiai e andai a sedermi.

Alcuni sguardi li sentivo molto più di altri. Ma sta volta, diedi molto più peso alla cosa, visto che dovevo condividere con quella classe per altri tre anni.

Dopo le lezioni molti ragazzi e ragazze mi tenpestarono di domande: " Ti fai chiamare Maria o Mieko?" mi chiese un ragazzo. "Murakami è il cognome del tuo padre biologico o adottivo?" mi chiese un'altro ragazzo. Risposi ad entrambi: "Mi faccio chiamare Maria ed è il cognome del mio padre biologico." Mi chiesero se mi volessi iscrivere a dei club e risposi di voler vederli prima di sceglierne uno, ma ero molto intenta a fare pallavolo, dopo l'interrogatorio decisi di uscire dall'aula, dicendogli che sarei andata a prendere una boccata d'aria, ma sentii uno sguardo.

Mi fermai per un secondo per poi girarmi di scatto con lo sguardo inquieto, non vedendo nessuno di sospetto sospirai pensando che era solo frutto della mia immaginazione, però, per sicurezza, prima di scendere decisi di vedere il corridoio di sinistra per l'ultima volta, per poi scendere definitivamente.

"Ne sei sicuro?"
"Sì... è identica a lei."
"Inizia a indagare... conto su di te.."
"Va bene.. "

"La figlia di Vermouth" - DCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora