13.

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Lei si accese un'altra sigaretta mentre io facevo passare le mani legate dietro di me da sotto, Vermouth stava scrivendo al telefono mentre io ero già con le mani legate che si trovavano davanti a me, mi guardai intorno per capire come togliere le corde, poi guardai sotto ai piedi e sorrisi, mi abbassai e riuscii a slegarmi i piedi. Mi alzai lentamente mentre lei era ancora impegnata a scrivere guardai la portiera di destra, sapevo che era chiusa.

Mi sdraiai sui sedili, ormai sapevo che poteva guardarmi dallo specchietto retrovisore, ma per lei era troppo tardi fermarmi. Spaccai con i piedi il vetro della portiera destra ed usii iniziando a correre, ero piena di graffi per colpa delle schegge della portiera. Mentre mi allontanavo, sentivo la macchina fare retromarcia e iniziare a prendere velocità. Questa poteva essere la mia fine?

Appena me lo sono domandata in lontananza sentivo un turbo particolare,anzi, quel turbo, smisi di correre e mi girai guardando quella donna che di sangue era mia madre e gli sorrisi, lei partì ma era troppo tardi anche per questo. Perchè Heiji e Conan mi presero e girarono subito verso destra, Heiji con una mano mi teneva mentre con l'altra teneva il manubrio della moto: "vi ringrazio ragazzi." sorrisi ad entrambi, ad Heiji sentì un sospiro di sollievo mentre conan mi sorrise: "Immaginavo che non saresti rimasta li, alla fine sei comunque un'agente del FBI" risi alle sue deduzioni ma effettivamente era così, questo mi insegnarono, mi insegnarono tutte le possibili ed immaginabili sequestri.

Vermouth non è una che si arrende, la vedevo dallo specchietto della moto di Heiji, con una mano teneva il volante mentre con l'altra teneva una pistola ed iniziò a sparare, guardai Heiji preoccupata: "Gira!" gli urlai. Heiji guardò Conan che annuii per poi saltare e tirare fuori dallo zaino il suo skeatboard per poi girare al lato opposto di noi.

Heiji prese velocità e poi ci nascondemmo in uno di questi grandi magazzini. Nascose la moto e poi mi aiutò a slegare le corde dai polsi. Lo ringraziai ma lui non mi rivolse ancora la parola.. mi ripetevo tra me e me che non mi dovevo sentire in colpa. Non ero in torto.. Vero?  
"Heiji io-" prima che riuscissi a terminare la frase mi interrompe:"Mi hai fatto spaventare Mary, davvero tanto, la prossima volta non ti allontanare da me. Sai che è già rischioso per te uscire, proprio per questo motivo e tuo padre non può venirti a salvare perchè lo credono morto!" mi disse arrabbiato e preoccupato. Ovviamente lo capisco, avrei fatto la stessa cosa.

Dopo quelle affermazioni si girò dall'altro lato e si tolse il cappello, fu in quel momento che lo abbracciai da dietro con le lacrime agli occhi. "Scusa se non ti ho detto tutto, mi dispiace." Alla fine i sensi di colpa mi assalirono, che ci dovevo fare? avevo paura di perderlo. Lui si girò e mi sorrise e mi mise il suo cappello ridendo, io gli feci una faccia da finta offesa mentre avevo ancora i lacrimoni agli occhi e gli feci la linguaccia per poi ridere assieme a lui.

Questo nostro momento durò ben poco visto che veniamo interrotti da una luce artificiale. Di quel momento mi ricordavo ben poco.

La sua risata.

Uno sparo di pistola.

Un'ombra.

E poi il vuoto.

"La figlia di Vermouth" - DCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora