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Mi trovavo nello spogliatoio delle ragazze mentre mi parlavano invidiate per il semplice motivo che quel ragazzo, Heiji, aveva chiesto informazioni su di me.

Io non ero felice o eccitata da questa cosa, anzi, ero davvero furibonda perché voleva dire che cercava qualcosa.

Questa cosa mi faceva talmente innervosire che chiusi il mio armadietto con un po' troppa forza, calò il silenzio nello spogliatoio e una mia compagna ebbe il coraggio di parlarmi: " C-cosa succede?" mi chiese balbettando. Mi sentii quasi in colpa ma decisi di rimanere dura: "Niente ragazze, solo, non invidiatemi per quello che è successo oggi. È solo un ficcanaso." Un'altra ragazza, per precisare una delle riserve, mi rispose prendendo le sue difese: "Non dire così! Ti ha notata perché sei nuova e non comune, voleva solo delle informazioni."

Mi avvicinai alla porta d'uscita e strinsi i pugni e poi mi girai infastidita e arrabbiata: "Allora che venga a chiederlo alla sottoscritta!" Aprii la porta e sentii una voce. Per precisare quella voce: "Sono qui proprio per questo." mi disse con il suo atteggiamento spacciato appoggiato allo stipite della porta con due borsoni: uno probabilmente teneva i suoi vestiti mentre l'altro teneva il suo "attrezzo" per il Kendo.

Alcune ragazze lanciarono urli striduli coprendosi mentre io esco dallo spogliatoio e chiudo la porta:  "Allora? Che vuoi chiedermi?" gli dissi infastidita. "Ascolta.. Ti va di uscire un giorno?" Lo guardo molto sorpresa dalla domanda. Sinceramente gli avrei risposto di no, perché non volevo dargliela vinta così facilmente, ma al contempo, volevo sapere perché cercava informazioni su di me e più importante, potevo far trapelare informazioni utili per la mia di indagine.

Alzai le spalle e annuii "Va bene, Domenica alle 9:30 alla metro di Osaka." Vidi il suo viso sorpreso, probabilmente si aspettava un mio bidone. E invece.. infatti era praticamente rimasto senza parole, lo guardavo a braccia incrociate e alzai un sopracciglio: "Allora? Per te va bene? Tu me l'hai chiesto." "Sì sì va bene, grazie."
"Allora a Domenica." tagliai corto e mi allontanai da quel momento che stava diventando troppo imbarazzante. Sicuramente voleva trapelarmi informazioni. Ne ero sicura.

Mi girai a guardare se fosse rimasto dove l'avevo lasciato e confermai la cosa, era molto come dire colpito dalla mia risposta. Ridacchiai tra me e me e poi mi dirigo verso casa.

Entrata in casa mi tolgo le scarpe e sento Jodie e Shuichi parlare in cucina: "Akai è troppo pericoloso mandarla a scuola." disse Jodie, più che preoccupata per me, mi sembrava arrabbiata: "Cosa dovevo fare? Eh?! - Disse Shu mentre si stava alzando andando verso di lei - Che devo fare? Non posso lasciarla rinchiusa in una stanza per sempre! Anche lei, come te, ha il diritto di vivere la sua vita adolescenziale!" "Shuichi lei non è come le altre.. se viene scoperta-" Akai la interrompe, non facendole finire la frase: "Tu dici così - fece una pausa e la indicò - solamente perché è la figlia della donna che ha ucciso i tuoi genitori!"
Sgranai gli occhi e fino in fondo speravo che non era così.. Però, il silenzio di Jodie mi confermava il contrario. "Lei non è Vermouth Jodie." Concluse Shuichi e dopo quella frase mi rilevai da dietro la porta, aprendola a sguardo basso.

Akai si avvicinò a me e mi sorrise "Ehi agente, come sono andati gli allenamenti?" mi chiese cambiando del tutto la sua espressione e la sua voce rendendola più dolce e tranquilla, alzai gli occhi ormai pieni di lacrime ma annuii e sorrisi comunque: "T-Tutto bene agente!" gli dissi. Guardai Jodie dietro per poi riguardare lui: "S-scusami.. ho tanto da studiare per domani." corsi in camera con le lacrime agli occhi. Io non sono lei. Io non sono lei. Mi ripetevo in testa e dopo ciò, caddi in un lungo sonno rigenerante.

"La figlia di Vermouth" - DCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora