Era tornata a casa da poco.
Sentiva solo un grande trambusto provenire dalla camera di sua sorella.
Appoggiò chiavi e borsa sul tavolo per poi salire le scale per andare a controllare.
Si affacciò e scorse la chioma viola di sua sorella sbucare da sopra agli scatoloni.
-Kyoka, ma che stai facendo?
Lo chiese con il sorriso sulle labbra, convinta che la sorella volesse semplicemente rimodernare la camera.
Due occhi curiosi sbucarono dalla massa di oggetti.
Poteva ben vedere che si stava sforzando per poterla guardare oltre a tutti quegli oggetti.
-Vado a vivere nel dormitorio della scuola.
Il sorriso di Ayame si spense, assieme a quello esaltato di Kyoka, che aveva capito che la sorella era ben più che dispiaciuta.
-Cosa?
Kyoka tentò di non guardare sua sorella, per non vedere il suo sguardo ferito.
-Perché non me lo hai detto?
Non ottenne risposta, ma non si diede per vinta. Non poteva impedire alla sorella questa cosa, ma poteva farne parte.
-Va bene, vorrà dire che ti aiuterò a impacchettare la tua roba.
Spostò qualche scatola e si mise accanto a lei, che stava guardando le foto incorniciate sulla scrivania.
-Da quando alla U.A. ci sono i dormitori?
-Da quando hanno deciso che devono proteggerci meglio. Dopo tutte le cose che sono successe è comprensibile.
Ayame annuì. Sapeva perfettamente ciò che aveva passato la sua sorellina assieme ai suoi compagni e ai suoi professori.
-Ti accompagnerò io a scuola. Voglio passare più tempo possibile insieme prima che tu non sia più a casa.
Kyoka le sorrise convinta, prima di rimettersi a sistemare le sue cose.Era ormai arrivato il momento di salutare la sua sorellina, così parcheggió e si giró a guardarla.
Kyoka si slacció la cintura e ricambió lo sguardo.
-Lo sai che mi mancherai Kyoka, no?
-Anche tu mi mancherai, ma ogni tanto puoi venire a trovarmi, giusto?
Lei sorrise, la determinazione di sua sorella ogni tanto le ricordava quella di Shota, il suo vecchio compagno di corso.
-Certo.
Detto questo la abbracciò e la lasciò scendere dall'auto, guardandola andare via dallo specchietto.
Rimase lì ancora qualche secondo, poi sposto lo sguardo sul sedile, notando il telefono della sorella.
"Sempre la solita. Perderebbe anche la testa se non l'avesse sulle spalle." pensò.
Slacció la cintura, prese le chiavi e il telefono e andò a riconsegnarlo alla sorella.In pochi passi era davanti all entrata del dormitorio.
-Kyoka ti sei scordata il telefono...
Non finì la frase e il suo tono di voce si fece debole appena vide l'uomo davanti alla classe di sua sorella.
Sapeva che uno dei suoi professori faceva Aizawa di cognome, ma sperava fosse solo un caso.
Kyoka la ringraziò e prese il telefono mentre i due ancora si guardavano.
Per poco ad Ayame non cadevano le chiavi dalla mano.
-Shota.
Il suo nome le venne spontaneo. In fondo non era cambiato per niente, aveva solo i capelli più lunghi e una piccola cicatrice sotto l'occhio.
Anche Shota era particolarmente sorpreso. Quasi non seppe rispondere.
Rimase con la bocca semiaperta per qualche momento e sbatté più volte le palpebre, credendo di star sognando.
-Ayame.Erano rimasti lì, sotto lo sguardo sorpreso degli alunni che non capivano cosa esattamente stesse succedendo. Jiro era la più confusa. Non capiva perché sua sorella non le avesse detto di conoscere il suo professore.
Di punto in bianco vide delle lacrime sulle guance di Ayame e pochi secondi dopo la osservò correre via da lì.
Non capiva cosa potesse essere successo, così la rincorse, desiderosa di aiutare la ragazza chi le era sempre stata accanto.
-Ayame!
Le gambe le si mossero quasi da sole e la raggiunse in poco tempo alla macchina.La vide crollare a terra e piangere, scossa da violenti singhiozzi.
-Ayame, che è successo?
Le si accostò e le strofinó la mano sulla spalla, per farle capire che era lì con lei.
Ayame prese un bel respiro e provò a calmarsi.
-Ricordi quando da piccolina mi chiedevi sempre del mio ragazzo e di quando avresti potuto conoscerlo?
Kyoka annuì, già immaginando dove sarebbe potuta andare a parare.
Ayame si asciugò qualche lacrima che continuava a scendere.
-Ti presento Shota Aizawa, il ragazzo che mi ha spezzato il cuore.In tutto questo, Shota aveva provato a ignorare tutto ciò che era successo e aveva portato gli studenti all'interno, incurante delle domande che gli facevano.
Gli illustró l'edificio, poi li lasciò ambientare, mentre lui cercava ancora di realizzare ciò che era successo.
Vide arrivare Jiro, tranquilla come sempre, con uno sguardo quasi accusatorio, ma che mutò non appena si accorse di lui.
-I tuoi compagni ti spiegheranno tutto.
Lei gli passò accanto, quasi incurante di ciò che gli aveva detto, ma si fermò con ancora la mano sulla maniglia.
-Dovrebbe darle delle spiegazioni. Mia sorella non si è più fidata di nessuno dopo di lei.
Non aveva aggiunto altro. Era semplicemente entrata nell'edificio, lasciandosi alle spalle il professore, immobile, quasi pietrificato.
Erano passati anni da quel giorno, eppure quando l'aveva vista era stato come allora.
Aveva rivisto il suo sorriso, anche se per poco e non era nemmeno rivolto a lui, ma i suoi occhi lo avevano spaventato.
I suoi occhi erano colmi di tristezza, odio e rancore, tutto nei suoi confronti.
Era dispiaciuto, anche se dire "dispiaciuto" era un eufemismo. Sarebbe voluto morire nel preciso istante in cui aveva alzato gli occhi su di lei.Uscì dal cancello e prese la sua strada, guardando verso il basso per non incrociare lo sguardo di nessuno.
Sapeva che quel momento sarebbe arrivato. Non si sarebbero potuti evitare per sempre.
Quando aveva visto Jiro tra i suoi studenti e aveva letto il suo cognome sperava in un caso, sperava che non fossero collegate e non ci fosse nessun legame, solo per non dover rivedere quegli occhi tristi.
Faceva finta di fregarsene e di non aver paura, ma lui sapeva che in realtà era un codardo. Un codardo di prima categoria. Quel giorno era solo scappato, non aveva saputo fare altro. Era scappato da lei nonostante ostentasse di amarla e non se lo sarebbe mai perdonato.Ayame ormai era in casa, seduta sul divano.
Aveva una scatola di fazzoletti accanto a lei e gli occhi rossi e gonfi.
Teneva stretto nella mano un fazzoletto usato, mentre guardava un punto fisso del muro.
Non sapeva cosa pensare,cosa dire, cosa fare. Era rimasta inerme, a guardare qualcuno che aveva ammirato, amato, baciato. Qualcuno con cui aveva condiviso tanto.
Sapeva che un giorno sarebbe successo, ma sperava che quel giorno sarebbe stata pronta. Invece era ancora a quel momento con la mente che le si ripeteva in testa in loop, senza smettere un secondo.
Sentiva tutto ciò che aveva sentito quella volta. Le gambe tremavano, il cuore batteva forte e le mancava il respiro.
Strinse i denti.
"Dannato Shota. Sapevo di non dovermi innamorare di te."Quella sera rimasero entrambi a fissare il cielo, nella vaga speranza che tutti quei sentimenti potessero sparire e lasciarli finalmente in pace.
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Shota Aizawa - BNHA
FanfictionMi piace il drama Raccolta di one-shots, collegate tra loro, ma sparse cronologicamente. L'idea è presa da un'altra fanfiction (Are you Peter Parker di @Senza_nome) L'idea mi è piaciuta, quindi ho pensato potesse essere interessante riprodurla. Se n...