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Attenzione: Probabilmente non tutti capiranno la sequenza temporale di questa scena, quindi ve la spiego. Ha luogo prima del capitolo 12, dove Midnight aiuta Ayame a fare da babysitter a sua sorella. Per essere più precisa: la scena con Midnight è avvenuta pochi giorni dopo questa.

-No, sto bene Zashi. Ti ho chiamato perché sono arrivata. Sì, sana e salva.
La voce del ragazzo biondo era ben udibile anche senza tenere il telefono vicino all'orecchio e la cosa fece sorridere Ayame. Ricordava tutte le volte in cui le era venuto mal di testa a forza di ascoltare quel ragazzo così rumoroso.
-Va bene.
Prese qualche secondo di pausa, indeciso sul da farsi. Sapeva che probabilmente lei non avrebbe apprezzato ciò che stava per dirle, ma tentare non poteva far del male a nessuno, giusto?

-Senti Yame. Sono passati molti anni, sei sicura che non riesci nemmeno a stargli accanto?
Ayame era ritornata per la seconda volta in Giappone proprio quel giorno, ma sicuramente non si aspettava una domanda del genere.
Sospirò pesantemente. Il solo pensiero di lui le faceva battere il cuore in gola.
Le venivano in mente tutti i momenti che avevano passato insieme.
Anche se erano passati anni, lei sapeva che non sarebbe stata pronta. In fondo lui era la causa per cui il suo ultimo tentativo di relazione non aveva funzionato.

Ogni volta che tentava di andare avanti si bloccava. Nella persona che aveva di fianco a lei vedeva sempre un po' di lui. Forse erano gli atteggiamenti o forse gli occhi, non lo sapeva di preciso, ma c'era qualcosa.
-Zashi, io gli vorrò sempre bene, ma non riuscirei nemmeno a guardarlo in faccia.
In un momento di distrazione, forse perché sovrappensiero Sussurrò qualcosa che Hizashi non colse, forse fortunatamente.
-Probabilmente non ci riuscirò mai.

Ottenendo solo un profondo silenzio, il biondo decise di cambiare argomento e riportare il sorriso alla sua amica.
-Che ne dici se io e Nemuri ti portiamo a fare serata una di queste sere?
Il pensiero dei suoi due amici che facevano qualche cazzata si insinuó nella sua mente, causandole subito una piccola risata.
-Non dovreste lavorare? Insomma, siete degli eroi. E non siete in ferie come me.
"Ferie poi è un parolone, ma ringraziamo che me le hanno concesse visto che ho addirittura usato tutti i miei permessi." le passó per la mente.

Ayame ripensó al lavoro dei suoi amici, impegnati giornalmente nella lotta al crimine. Facevano lo stesso lavoro, questo è vero, ma piano piano Ayame iniziava a capire i suoi veri obiettivi.
-Per una sera possono anche sostituirmi e in ogni caso, con tutte le probabilità io e lei inizieremo a lavorare come insegnanti alla U.A.
La ragazza sospirò, incredula all'ingenuità di Hizashi.
Ormai aveva scordato del discorso con cui avevano cominciato la chiamata, ritrovandosi a sorridere inconsciamente.

Era sempre stato un po' così. Hizashi era sempre in grado di farla sorridere, anche quando non voleva. Insieme ad Oboro avrebbero fatto persino uno spettacolo comico solo per lei.
-Zashi, ti rendi conto che non sarà facile comunque, vero?
Un mugolio di dissenso si levò dalla bocca del ragazzo, confermando ad Ayame che aveva colpito nel segno.
Si era ripetuta spesso questa scena nel corso degli anni.
Lui che faceva un'affermazione con un entusiasmo spropositato e lei che gli faceva vedere la realtà.

-Senti, adesso devo andare, dimmi quando sarete liberi e io vedrò di farmi trovare pronta.
Spense quello che ormai considerava un vecchio pezzo di ferraglia e si avvicinò alla sua camera, trascinandosi dietro la valigia.
Si era dovuta fermare in salotto solo per chiamare Hizashi, al quale aveva promesso di avvisarlo appena arrivata a casa.

Certe volte le sembrava una mamma apprensiva, ma le faceva sempre piacere sapere che si preoccupava per lei.
Aprì la porta e a passi pesanti si diresse verso il letto, buttandosi di peso appena fu abbastanza vicina.
Sospirò, con ancora la testa sul cuscino, mentre sentiva tutte le vertebre distendersi, causandole un po' di dolore.

Shota Aizawa - BNHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora